Belligeranza / Il 15 e 16 giugno conferenza sulla pace in Ucraina

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Conferenza sulla pace in Ucraina

La conferenza sulla pace in Ucraina si terrà il 15 e 16 giugno 2024 sul Bürgenstock, nel Cantone di Nidvaldo, in Svizzera. La località ospiterà le oltre 160 delegazioni invitate. L’incontro vuole stabilire quale sia la base giuridica multilaterale per una possibile soluzione pacifica del conflitto.

I costi umani della guerra

Il conflitto sorto nel cuore dell’Europa Centrale, determinato più dal puntiglio e dalla sfida tra capi di Nazione ha avuto e sta continuando ad avere un pesante costo umano. Secondo l’intelligence militare Ucraina, i Russi impegnati nell’invasione del territorio di Kiev avrebbero costituito un numero di circa 420.000 unità. Questo corpo di spedizione a sua volta sarebbe stato contrastato sul terreno da un ben più elevato numero di difensori Ucraini, di circa 1.000.000 di uomini.
Se questi dati, nudi e crudi, fossero esatti (da prendere tuttavia col beneficio d’inventario, trattandosi di notizie fornite da uno dei due Paesi belligeranti) sarebbe certamente plausibile poter ipotizzare che, con ogni probabilità Mosca non ha inteso in realtà impiegare nella lotta tutta la forza militare disponibile.

I costi politici

Da questi elementi, o dati di fatto, deriverebbe il convincimento che il Cremlino possa in realtà essere stato riluttante, in realtà, nel valutare il suo impegno nel conflitto. E possa aver limitato proprio la sua partecipazione alla guerra solo ed esclusivamente in funzione dell’occupazione di alcune “aree strategiche” del territorio di Kiev. Questo dato rafforzerebbe la tesi di un conflitto molto sanguinoso, certamente, ma relegato ad una pur limitata dimensione.

pace in Ucraina
Foto Agensir

Le limitate ambizioni politiche del Cremlino

Il Cremlino, aveva probabilmente quelle limitate ambizioni fin dall’inizio, anche se è stato – tra le due Nazioni a fronteggiarsi – il Paese che ha fino ad oggi pagato il più alto tributo di sangue. Secondo una stima dell’intelligence statunitense, Mosca avrebbe avuto circa 300.000 perdite di cui  120.000 morti e 180.000 feriti od invalidi. Kiev avrebbe invece, dal canto suo, registrato 70.000 soldati uccisi e circa altri 130.000 feriti o mutilati. Sono cifre spietate, per quanto approssimate. Cifre che danno tuttavia impietosamente la dimensione di un massacro e della disumana violenza di questa guerra, che nessuno finora ha potuto fermare.

La dimensione tecnologica del conflitto

La dimensione del massacro e dell’alto numero di vite umane (anche di civili inermi) che il conflitto ha portato con sé è anche conseguenza dello “scontro tecnologico” tra le due Nazioni? La domanda è d’obbligo. I due belligeranti hanno fatto uso massiccio dei droni, come forse non era mai avvenuto in precedenti scontri militari. Ciò ha esposto la fanteria delle due Nazioni ad essere esposta ad attacchi dai quali in precedenza non aveva preventivamente messo in conto di doversi difendere.
Ciò in quanto appunto i droni hanno fatto irruzione nel conflitto, mutandone il carattere. I droni, poco costosi, ma relativamente precisi nei risultati, possono essere messi pronti all’uso in un tempo relativamente breve. Possono avere efficacia come strumenti di intelligence ma qualora venissero armati sfuggono alla contraerea e possono portare guerra e morte anche nelle aree ritenute lontane dai fronti. Insomma, il drone ha portato scompiglio ed ha mutato i caratteri stessi della guerra.

Altri profili psicologici del conflitto

Vi sono dunque anche profili psicologici riposti sui risultati di così alta tecnologia.       Dovrebbero essere usati con parsimonia, ma non sembra che ciò si sia verificato in questo bellum.
Con i due eserciti a fronteggiarsi in una sfida sostanzialmente finita in parità, ma con un alto tributo di sangue. Legato all’uso dei droni, con funzione d’intelligence, é stato anche l’atto con cui Kiev è riuscita nell’impresa di affondare, con missili ben guidati, due grosse navi da guerra Russe, alla fonda per riparazioni nel porto di Sebastopoli. Un altro indizio di un conflitto in sostanziale equilibrio. Kiev ha dunque tenuto testa a Mosca, con alcune lacune negli scontri tra eserciti sull’ambito tattico-territoriale. Ma quella è stata la carenza di strateghi a disposizione di Zelensky.

Papa Francesco e Zelensky
Papa Francesco e Zelensky
(Foto Agensir)

Le critiche mosse alla guerra

L’alimento della guerra, insieme alla fornitura delle armi, sono stati  criticati – nelle Cancellerie di alcuni Paesi occidentali. E anche tra le Nazioni appartenenti al gruppo del BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) oltre che dai diversi commentatori politici. In verità, la critica segue il fatto che da parte dell’Occidente, nel suo insieme, non si è voluto procedere ad una preventiva e massiccia pressione diplomatica su Putin, al fine di evitare l’invasione e con essa l’inevitabile guerra.

Dunque, una volta omesso – forse per scelta politica od altro – il tentativo di risolvere la crisi con un negoziato, la diffidenza ed il sospetto sulle vere intenzioni di Putin hanno indirizzato i Paesi aderenti alla NATO a ritenere che il rafforzamento militare Ucraino fosse inevitabile. Quello avvenne nell’imminenza del sorgere del conflitto. Poi, col passare dei mesi però, la condizione di armare l’Ucraina non cessò affatto. E quello fu un errore collettivo dei Paesi NATO. Perché? Dato che via via che trascorreva il tempo delle ostilità tra le forze in campo, la necessità di incontrarsi intorno ad un tavolo era una realtà possibile e da non tralasciare affatto. Bisognava quantomeno esplorare le reali intenzioni di negoziato del leader Russo.

La guerra poteva essere fermata tra il 2022 ed il 2023

Cosa chiedeva, in realtà il Cremlino? Forse sarebbe stato possibile fermare la guerra. Invece il conflitto é stato alimentato tra il 2022 ed il 2023. E ciò, mentre l’opinione pubblica ( Europea ed Americana) era sempre più scettica circa il sostegno alle operazioni belliche.
Il presidente Biden, in pratica, non ha fatto altro che  seguire l’indirizzo del suo predecessore democratico Obama. Infatti, nel 2014,l’ex presidente democratico inviò aiuti militari all’Ucraina nel corso della guerra di Crimea ( addestramenti ed equipaggiamenti). Joe Biden ha dunque continuato lungo il solco già tracciato ed ha provveduto col trasferimento diretto di materiale bellico, direttamente dalle riserve del Pentagono, fino a 100 miliardi di dollari. Gli aiuti militari statunitensi hanno raggiunto il valore di 11 miliardi di dollari nel 2022 e di almeno 14 miliardi di dollari, nel 2023. Altri aiuti – di più modesto valore – l’Ucraina ha pure ricevuto su direttive della presidente della Commissione Europea.

L’opinione pubblica occidentale non sostiene più il conflitto

I caratteri, la natura del conflitto ed il sostanziale equilibrio tra le forze schierate sul campo hanno condotto la stessa maggioranza logicamente ad abbandonare i suoi leaders nella politica di alimentazione della guerra Russo-Ucraina, con armamenti ed altro.                                                                                                                                     Questo spirito critico che vede insieme disattendere le iniziative dei rispettivi capi degli Esecutivi (statunitense ed Europeo) é oggi un passaggio molto importante della guerra. E coincide proprio con le campagne per la rielezione allo stesso tempo di Biden e di Ursula Von der Leyen. La conferma o meno dei due leader avrà delle inevitabili ripercussioni sugli sviluppi futuri delle operazioni sul terreno.
All’inizio del 2024, l’inchiesta demoscopica condotta sia negli Stati Uniti come in Europa (tra i Paesi fondatori dell’Unione) ha dato significativi, ma non sorprendenti risultati. Ma, purtuttavia, del tutto sfavorevoli a quei governi che si sono dimostrati inflessibili nel sostegno alle ostilità. In particolare, negli Stati Uniti, solo il 14% risulta favorevole all’invio di armamenti a Kiev, mentre ben 1’86% si è dichiarato contrario.

Nello schieramento contrario, tra i Repubblicani il gruppo degli oppositori alla concessione di sostegno militare arriva al 62% ed i rimanenti sono favorevoli. Nell’ambito della Comunità Europea, la maggioranza contro l’invio di mezzi militari a Zelensky é netta nei quattro Stati fondatori dell’Unione, anche se con percentuali diverse. La Germania, l’Italia, la Gran Bretagna e la Francia hanno divulgato il loro diniego a Kiev con le rispettive maggioranze del 75%, del 70%, del 64% e del 58%.

Conclusioni

Forse é stato per questo, per una prudente analisi ed una accorta visione politica che la Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti ha, fin dalla fine del 2023, bloccato l’invio di ogni materiale bellico all’Ucraina. La Camera Americana dunque in linea con le valutazioni della maggioranza degli elettori dei due maggiori partiti del Congresso.
L’auspicio è che in questo clima d’incertezza politica che attraversano l’Europa e gli Stati Uniti,in vista delle elezioni generali dei loro massimi rappresentanti, da tenersi tra la primavera e l’autunno di quest’anno, vi sia il tempo per meditare a riflettere sull’inutile e sbagliata guerra Russo-Ucraina. Meditare e riflettere: perché da entrambi i contendenti prevalga la real-politic.

Volodimir Zelensky e Vladimir Putin: sembrerebbe un “dialogo tra sordi”, l’uno orgoglioso a fiero che s’impunta a ritenere di dover continuare la guerra fino alla completa liberazione del Paese dalle Armate Russe e l’altro a rivendicare per la sua Nazione tutti i requisiti della sicurezza. Determinazione inflessibile di entrambi i due capi di Nazione? Può darsi. Ma con gli “imperativi categorici” la politica non può fare molta strada. La politica é l’arte del possibile.

E se Zelensky, sull’esempio di Churchill a Londra del 1940, non può certo chiedere al suo popolo “lacrime e sangue” ancora oltre, neppure Putin può essere paragonato ad Hitler che intende dominare l’Europa, dall’Atlantico agli Urali. La Russia chiede sicurezza, come un altro Ucraino la chiedeva a John Kennedy. L’auspicio é dunque che la politica riprenda il sopravvento e disincagli la situazione dell’Europa centrale da una via senza sbocchi e da una guerra inutile, sanguinosa e sbagliata.

 

Sebastiano Catalano
Giovanna Fortunato

 

 

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