Biblioteca Zelantea / La direttrice Cettina Gravagno: “Una sfida per il futuro culturale di Acireale”

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L'edificio neoclassico sede della Biblioteca Zelantea

Proprio in questi giorni, l’Accademia “Zelantea” di Acireale sta festeggiando i 350 anni dalla fondazione, da quando, cioè, nel 1671 venne istituita la prima Accademia detta “dei Zelanti”, fusasi successivamente con l’Accademia dei Dafnici e con altre congregazioni minori, fino ad arrivare alla attuale “Accademia di Scienze, Lettere e Belle Arti degli Zelanti e dei Dafnici”. Proponiamo per l’occasione un’intervista alla dott.ssa Cettina Gravagno, direttrice della Biblioteca Zelantea, che costituisce il più importante elemento dell’Accademia e che dai primi decenni del Novecento ha sede nel prestigioso edificio neoclassico di via Marchese di Sangiuliano, opera dell’architetto Mariano Panebianco.    

Dopo tre secoli e mezzo di storia, la Biblioteca Zelantea di Acireale spicca per il suo ricco patrimonio librario e artistico. Ma negli ultimi tempi la sua luce si sta affievolendo. Ci sono delle lacune che devono essere colmate. Ne parliamo proprio con la direttrice, la dottoressa Cettina Gravagno.

Lo spirito originario dell’Accademia Zelantea è di natura ecclesiastica, ma come si è integrato con quello di matrice laica?

“A fine ’700 arrivano ad Acireale gli influssi della cultura illuministica che portano alla nascita nel 1778 dell’Accademia dei Dafnici, istituzione culturale a indirizzo laico che si contrappone dunque all’Accademia degli Zelanti e ne causa una crisi. L’anello di congiunzione tra le due accademie è Lionardo Vigo, il quale nel 1823 rifonda l’accademia degli Zelanti. L. Vigo e l’ingegnere Lorenzo Maddem mettono le basi per ‘un’accademia coeva al secolo, che deve occuparsi di quelle scienze utili per il progredire della società’. Così l’Accademia comincia a indirizzarsi verso la cultura scientifica. La biblioteca viene arricchita di numerosi testi di medicina, chirurgia, geologia, botanica, vulcanologia”.

La dott.ssa Cettina Gravagno

Come vanno i fondi per finanziare la conservazione
e lo sviluppo della biblioteca Zelantea?

“I finanziamenti dipendono dalla legislazione regionale, attualmente assente. Non ci sono soggetti competenti che comprendano che le spese per la conservazione e restauro delle opere possono essere fonte di ulteriori benefici. I soldi che annualmente i soci dell’Accademia mettono a disposizione non sono sufficienti. Non c’è né la mentalità né il personale adeguato”.

Nonostante le otto ampie sale lo spazio per contenere le meraviglie (e rarità) di questo edificio diventa sempre più stretto. È possibile un ampliamento verso gli adiacenti locali dell’ex liceo “Gulli e Pennisi” (prima Convento dei domenicani)?

“C’è un progetto per ampliare gli spazi all’ex Convento dei domenicani (già restaurato in parte). Aspettiamo i finanziamenti europei ma ci vorrà tempo. Non abbiamo più spazio. Il museo meriterebbe un edificio tutto suo. Il Comune dovrebbe mettere il personale e acquisire il biglietto d’ingresso. La città potrebbe avere un bellissimo museo.”

Quali sono le sfide più grandi per una direttrice di biblioteca in un’epoca in cui si tende a dimenticare la bellezza di sfogliare un libro cartaceo?

“Dentro la biblioteca il tempo si ferma. Io non sono contraria alla tecnologia. La Zelantea è presente su SBN (Servizio Bibliotecario Nazionale) e spesso riceviamo richieste di testi da parte di gente della Francia e della Germania. Ma è come se fossimo abbandonati a noi stessi. Dipende tutto dalla volontà di chi vi lavora. È importante la formazione e la motivazione del personale. Ci vuole una preparazione specifica, dettagliata e aggiornata”.

Sia gli adulti che le scuole pongono oggi poca attenzione alla sensibilizzazione della cultura. Cosa si può fare per migliorare?

“La sensibilità alla cultura dovrebbe essere sviluppata nelle scuole. Bisogna insegnare il giusto approccio alla ricerca. Ben venga la ricerca online, ma è sempre meglio verificare sulle fonti cartacee. Si può fare molto di più”.

Congressi, presentazioni, concerti e mostre. Erano le ulteriori attività culturali che ospitava l’edificio della biblioteca prima della pandemia. Gli studi (come quello condotto dall’OMS nel 2019) dimostrano che i benefici che la cultura apporta ad una comunità sono numerosi e spaziano da quelli economici a quelli di salute. Intere città come Liverpool, Rotterdam, Bilbao e Torino hanno conosciuto una svolta decisiva proprio a seguito della nascita di industrie culturali, in particolare musei.

E la nostra stessa Acireale era un importante polo culturale a fine ’800 grazie alla costruzione del Teatro Bellini (1870), la pubblicazione di periodici e giornali come “La Patria”, la rinascita dell’Accademia degli Zelanti e lo sviluppo di quella dei Dafnici e la nascita della Rassegna della letteratura siciliana ad opera di Rosario Platania d’Antoni e Mario Puglisi Vigo. Compito delle istituzioni e di noi cittadini è tenere vivo questo fervore culturale, promuoverlo, difenderlo e trasmetterlo alle generazioni di domani.

L’incertezza di un periodo instabile non permette di fare molti progetti, ma intanto il gioiello culturale di Acireale resta aperto e fruibile a tutti nell’attesa di splendere come prima.

Eugenia Castorina

 

 

 

 

 

 

 

 

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