Politica / La Camera boccia la mozione di sfiducia al ministro Cancellieri, con qualche malumore

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La Cancellieri col premier Letta

La posizione del Ministro Cancellieri è stata, oggi alla Camera, così come il 5 novembre, a dir poco fermissima. Il ministro inizia il suo intervento ripetendo la sua versione dei fatti. La sua chiamata del 19 agosto ai vertici del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, secondo il ministro, sarebbe stata preceduta da un serio intervento da parte delle autorità di competenza: il direttore del carcere di Vercelli avrebbe già comunicato, 5 giorni prima all’autorità giudiziaria di Torino, una relazione medica riguardo le condizioni di salute della Li Gresti. Il ministro ha dunque respinto qualunque accusa di favoritismo nei confronti della signora Li Gresti, ribadendo di essere intervenuta in questo caso con la stessa solerzia con cui sarebbe intervenuta per qualunque altro detenuto e con la stessa solerzia con cui di fatto è intervenuta per decine di altri casi, presenti e passati, di gente comune. “Nessuna giustizia di classe che distingue tra detenuti di serie A e di serie B, tra ricchi e poveri”  afferma il Ministro. Conclude dicendo: “Se avessi avuto solo un dubbio sulla correttezza del mio operato non avrei atteso un istante a lasciare ad altri questo delicato incarico”.
Questo intervento non vale comunque a convincere i ben 
154 deputati che hanno votato la sfiducia. Tuttavia ben 405 l’hanno respinta e quindi il ministro rimane in carica. A votare in favore della sfiducia i partiti: Fratelli D’Italia, Sel, Lega Nord e il movimento 5 Stelle. Nascono molte critiche, severe, rivolte da un partito ad un altro. Uno tra gli interventi più duri a tal proposito è stato quello del deputato del M5S, Colletti, contro quella parte del Pd, da lui definita ipocrita, che pur ritenendo la posizione di Letta un ricatto ha votato a sfavore della sfiducia. Quello che è peggio è che anche all’interno di uno stesso partito, il Pd, vengono fuori spaccature ulteriori.
La dichiarazione di Letta che lega alle sorti del ministro quella del governo fa storcere il naso a molti. Intanto però i numeri parlano e alla fine, in omaggio alle larghe intese, in un modo o nell’altro i partiti di maggioranza restano tutti lì.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                          Annamaria Distefano