Caro Gesù bambino,
il tuo Natale, quest’anno, coincide con l’inizio del Giubileo. Papa Francesco ci ha invitati ad essere pellegrini di speranza e come tali vogliamo venire alla tua grotta per attingere da te, che sei la nostra speranza, energia e forza per essere camminatori e seminatori di questa incommensurabile virtù di cui tutti abbiamo bisogno.
Siamo chiamati non tanto a parlare di speranza, saremmo dei semplici ripetitori di frasi fatte, una sorta di copia e incolla di citazioni bibliche, patristiche, magisteriali che, alla fine, si prendono il tempo che trovano. Dobbiamo, invece, parlare con speranza, avendone fatto esperienza nella nostra vita e, pertanto, contagiarla agli altri.
Rendici, pertanto, pellegrini di speranza!
Pellegrini di Speranza nella terra che ti ha visto nascere e che, oggi, è un grande campo di guerra. In Ucraina e in tutte quelle parti del mondo dove l’egemonia del potere semina morte e distruzione e tutto sembra obliarsi in un baratro senza luce.
Pellegrini di speranza nella Chiesa, tua sposa e nostra madre, perché il Giubileo non sia un evento fra i tanti ma un momento in cui prendiamo seriamente coscienza della nostra identità di tuoi discepoli; perché la dimensione sinodale non sia solo una sorta di koinè linguistica, ma un vero cammino da portare avanti tutti, ministri ordinati, consacrati e laici, per dare “ragione della speranza che è in noi” (1 Pt 3,15).
Rendici pellegrini di speranza nelle nostra comunità, per edificare insieme, senza rivalità e competizioni, la casa comune. Pronti a scrutare “alla luce del vangelo i segni dei tempi” (Gaudium et spes, 4) e impegnarci ad essere, nell’oggi della storia, cristiani maturi e responsabili. La Parrocchia non è un museo che custodisce i cimeli del passato, ma il luogo dove lo Spirito soffia per aprirci alla quotidiana novità.
Pellegrini di speranza fra i bambini, i ragazzi e giovani che spesso vedono crollare i propri sogni e attendono da noi segni di fiducia, per non cadere nel baratro della delusione.
Pellegrini di speranza per gli anziani, memoria vivente del nostro passato, perché non si sentano inutili e relegati ai margini. Per gli ammalati e i sofferenti, perché percepiscano di non essere soli a combattere con il dolore e sperimentino la nostra vicinanza e compassione.
Rendici pellegrini di speranza per tutti, perché tutti abbiamo bisogno di “tenere accesa la fiaccola della speranza che ci è stata donata, e fare di tutto perché ognuno riacquisti la forza e la certezza di guardare al futuro con animo aperto, cuore fiducioso e mente lungimirante” (papa Francesco).
Che sia, allora, un Natale di speranza, caro Bambino divino, che solo tu puoi donare a questo mondo che, prescindendo da te, sembra smarrirsi sempre più in meandri che generano insoddisfazione e offrono surrogati che nulla hanno a che vedere con la vita vera.
La nostra speranza è sentire riecheggiare quell’annuncio fatto ai pastori: “Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un salvatore” (Lc, 2,11) e metterci in cammino verso quella casa, immagine della chiesa, dove troveremo te, spes nostra, e ripartire “lodando e magnificando Dio” (Lc 2, 20).
Buon Natale caro Gesù, buon Natale a noi tutti, pellegrini di speranza.
Don Roberto Strano