Calamità / Il pilone crollato dell’autostrada Ct -Pa penalizza i siciliani e l’economia dell’Isola

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Il pilone dell’autostrada PA – CT che l’11 aprile si è adagiato sull’altra campata a seguito di una frana è solo l’ultima delle infrastrutture precarie che vengono meno. Appena alla fine del 2014 la Sicilia balzava alle cronache nazionali per il crollo del nuovissimo viadotto di Scorciavacche. La leggerezza di chi dovrebbe prendersi cura delle opere pubbliche e la cronica carenza di senso civico costituiscono il farmaco mortale che mette in pericolo o in condizione di estrema difficoltà le vite dei siciliani, obbligati a percorrere strade ed autostrade povere di manutenzione e spesso del tutto dimenticate.
Le istituzioni latitano e la politica sembra troppo autoreferenziale per occuparsi persino delle priorità. Ormai la collettività si è abituata ad accettare passivamente il declino dell’Isola a rischio default, rassegnandosi all’inerzia. pilone-autostrada-palermo-catania-535x300
Secondo i rilievi dei tecnici i lavori potrebbero protrarsi addirittura per anni, compromettendo pesantemente il diritto alla mobilità dei cittadini e l’intera economia regionale. Un danno enorme.
“È inaudito che nonostante un’indagine geologica, dopo dieci anni nessuno sia intervenuto per evitare che il movimento franoso investisse i piloni dell’A19. È necessario individuare eventuali responsabilità”, ha dichiarato Gianpiero D’Alia, presidente della Commissione bicamerale per le questioni regionali, a cui si è aggiunta la deputata Magda Culotta, sindaco di Pollina: “Il governo nazionale e quello regionale devono lavorare insieme per superare questa emergenza, trasformando un momento critico nell’occasione per una seria riflessione sulla viabilità nell’Isola. Anche cercando e trovando fondi straordinari”.
Da domani il caso approderà in Parlamento, sotto la lente della Commissione Trasporti, mentre l’ANAS comincerà a predisporre il necessario progetto di demolizione. Allo studio degli esperti non solo le possibili varianti rispetto al percorso compromesso, definitivamente indisponibile, ma anche la più ampia questione del gap infrastrutturale. Fra le trenta priorità individuate dal Ministro Graziano Delrio nel Piano delle Infrastrutture Strategiche contenuto nel DEF, non a caso spicca infatti il progetto ferroviario Messina – Catania – Palermo, a ragione ritenuto urgente. La Sicilia, l’Italia ne hanno bisogno. Ma tra il dire e il fare, tra i progetti della politica ed i tempi necessari per realizzarli, gli abitanti dell’Isola continueranno a subire forse il più pesante dei ritardi che ne frenano la crescita. Senza infrastrutture uscire dal guado della crisi sarà ancora più difficile, non c’è un minuto da perdere. Perché intanto a pagare sono ancora i siciliani. Tutti.

Elia Torrisi