La geografia del calcio, nonostante una crescente globalizzazione, alla fine non sembra poi essere cambiata più di tanto. Gli ottavi di finale dei Mondiali 2018 in Russia, infatti, ci offrono un quadro che risponde a canoni che possiamo definire “classici”, o tradizionali che dir si voglia: ci sono ben dieci squadre europee (sulle tredici iniziali), quindi hanno passato il turno quattro sudamericane su cinque(molta sfortuna per il Perù) e, infine, resistono il solito Messico e la sorpresa Giappone.
L’Africa è, senza ombra di dubbio, la grande assente. Con la portentosa crescita di potenze come la Nigeria (anni ’90) o ancora la Costa d’Avorio a metà dei 2000, si pensava che prima o poi una rappresentante del continente nero potesse arrivare a disputare una finalissima dell’appuntamento iridato. Nulla di tutto ciò, finora: restano i tipici limiti e ingenuità tattiche, anche se le eliminazioni di Nigeria e Senegal sono state più che rocambolesche. L’impressione è che la crescita dei movimenti calcistici africani sia ancora fin troppo disomogenea, legata più a fortunate generazioni d’oro e a isolati campioni (Drogba, Eto’o, Salah) che non a programmazioni spesso lacunose, se non inesistenti.
I due lati del tabellone in cui è stato diviso il Mondiale sembrano, a primo acchito, molto squilibrati. Una attenta analisi, però, ci fa comprendere che questo squilibrio sia più legato al blasone di certi nomi che non a una reale e sostanziale forza delle squadre. La vincente di Uruguay-Portogallo incontrerà, nella parte alta, chi uscirà fuori dalla super-sfida tra Francia e Argentina. Soffermandoci però bene sulle prestazioni sinora fornite, cos’ha avuto di super il malandato gruppo guidato dal detronizzato Sanpaoli? E siamo sicuri che Brasile e Belgio abbiano veramente vita così facile contro Messico (che ha battuto i campioni uscenti della Germania) e Giappone?
I tabloid inglesi, quest’oggi, erano quasi festanti per la sconfitta contro il Belgio e il conseguente secondo posto nel Girone G: inglesi relegati nella parte più morbida del tabellone, a loro dire. La Colombia, però, è avversario fortissimo soprattutto dalla cintola in su: in un ipotetico passaggio ai quarti, poi, Kane e compagni dovrebbero vedersela con la vincente di Svezia-Svizzera. Già, gli svedesi: orfani di Ibra, ma capaci di battere dalle qualificazioni in su Francia, Olanda e Italia, arrivando poi davanti alla Germania nel Gruppo F. La Spagna che ha sofferto da matti col Marocco, poi, avrà vita facile contro gli esaltati russi? Così come la bellissima ma discontinua Croazia, opposta a una Danimarca pressoché impenetrabile in difesa. Da domani, con Francia-Argentina, ricomincia il gran ballo dei Mondiali: prepariamoci a vivere altre grandi sorprese.
Giorgio Tosto