Calcio / La FIFA cambia: ecco i maxi Mondiali a 48

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La notizia era nell’aria da tempo e, dopo l’elezione di Gianni Infantino alla presidenza della FIFA, ha preso corpo fino a trasformarsi in realtà: il Consiglio della Federazione Internazionale, infatti, ha approvato all’unanimità la proposta del nuovo capo del calcio mondiale di allargare la partecipazione alla fase finale dei Mondiali a 48 squadre. Una rivoluzione che avrà i suoi effetti a partire dall’edizione del 2026, ponendosi fra l’altro in netta continuità con l’opera portata avanti dai predecessori Havelange e Blatter, che avevano ampliato progressivamente la platea da 16 a 32.

Cosa cambia dal 2026

Sono ancora molti gli aspetti tecnici da regolare: dovrebbe decidersi a maggio, ad esempio, il numero di slot disponibili per ogni Confederazione. Stando ai rumors, l’UEFA potrebbe guadagnare tra le due e le tre partecipanti; due in più anche per il Sudamerica. Sarebbero però l’AFC (Asia), la CAF (Africa) e la CONCACAF (Centro-Nord America) a trarre dall’allargamento i vantaggi maggiori: i primi potrebbero godere di otto rappresentanti, l’Africa passarebbe da cinque a nove, il Nord America potrebbe arrivare a sette.

La presenza delle tre Confederazioni raddoppierebbe: da una situazione del genere può trarne giovamento un gigante come la Cina, emblema di un movimento calcistico in ascesa sia economica che mediatica. A variare sarebbe anche la struttura del torneo: ci sarebbero 16 gironi da 3 squadre ciascuno, con le prime due qualificate ai sedicesimi. Altro particolare da definire sarà quello che riguarda il cosiddetto “criterio anti-biscotti”: la formula, cioè, che impedisce a due squadre di giocare per un risultato che vada bene a entrambe, eliminando la terza. Una delle possibilità sarebbe di evitare i pareggi tramite i caldi di rigore, subito dopo il fischio finale.

Chiaro poi che come ogni cambiamento che si rispetti, la nuova formula a 48 ha creato una frattura significativa: una contrapposizione tra riformisti e conservatori che, comunque la si pensi, merita di essere approfondita.

Infantino: “La qualità rimane, ci saranno solo vantaggi”

Gianni Infantino è ovviamente raggiante: uno dei capisaldi del suo programma politico è infatti divenuto realtà, spingendo verso quel coinvolgimento globale che il nuovo presidente ha sempre posto alla base dei suoi progetti. Infantino fa leva sul fatto che il Mondiale continuerà a durare 32 giorni, con un numero di partite per squadra invariato, ma con ben 16 partecipanti in più: una grande occasione, dunque, per chi finora non ha mai avuto la possibilità di qualificarsi. “Il calcio – d’altronde – non riguarda più soltanto Europa e Sud America: il livello globale è cresciuto“: queste le parole del presidente FIFA, che ribadisce così la necessità di allargare la platea.

Se accanto a ciò mettiamo che a livello economico il nuovo format porterebbe a un incremento di ricavi di 640 milioni di dollari, si capisce bene come il ritorno in termini di guadagni sia significativo. Introiti in aumento, che farebbero rima con maggiori entrate per Confederazioni regionali e Federazioni nazionali: una manna dal cielo, soprattutto per le realtà calcistiche più ai margini e bisognose di denaro. Non è un caso che Gianni De Biasi, ct albanese, giudichi positivamente la novità: “c’è da sorridere, avendo più possibilità di qualificarsi. L’esperienza all’Europeo in Francia è stata positiva, per noi e per altre esordienti come Galles e Islanda“.

Dall’ECA alla Germania: sono tanti i pareri contrari

L’Associazione dei Club Europei (ECA), che difende interessi e priorità delle più forti squadre del Vecchio Continente, ha in un certo senso capeggiato l’opposizione al nuovo Mondiale a 48. “La decisione è stata presa sulla base di ragioni politiche più che sportive, un qualcosa che l’ECA considera spiacevole“: questa la nota dell’Associazione apparsa in seguito alla decisione del Consiglio della FIFA. Una dura presa di posizione, che fa eco a quella assunta da Federazioni quali Germania e Spagna.

Uno scontro che sembra figlio di due strategie antitetiche: quella elitaria dei grandi club europei che mirano a trasformare la Champions in una vera e propria Super League, con i migliori calciatori al mondo e grandissimi introiti per le squadre partecipanti. Dall’altra parte, invece, Infantino va avanti con la sua missione “ecumenica” di portare il calcio in ogni angolo del Mondo.

Lo sport è veramente tutelato ?

Il grande interrogativo sui Mondiali a 48 rimane: ne vale davvero la pena? Risposta non facile, data la varietà degli interessi in ballo e la volontà di ciascun attore di tutelare le proprie posizioni. Potremmo forse trarre insegnamento dalla storia del calcio: la maggiore inclusività ha, nel corso del tempo, portato più spettacolo e partecipazione popolare. Il progressivo coinvolgimento del calcio africano e asiatico ha fatto bene al movimento calcistico mondiale, aprendo frontiere prima inesplorate: la prima edizione dei Mondiali a 32, in Francia, fu una grande festa di sport alla quale realmente partecipò tutto il Mondo.

E’ anche vero, d’altro canto, che l’aggiunta di 16 squadre potrebbe abbassare in maniera significativa il tasso tecnico. Bisogna però chiedersi se la reale priorità dei Tornei per nazioni sia quella di mirare a standard di qualità calcistica sempre più elevata: quest’ultimo elemento, forse, dovrebbe stare più a cuore ai club. Affermare dunque che lo sport non sia tutelato da questa riforma sembra eccessivo: al contrario, invece, dare possibilità a più atleti di mettersi in mostra dovrebbe rispondere a quei criteri di inclusività e uguaglianza che costituiscono la base di qualsiasi disciplina sportiva. I più forti non dovrebbero comunque preoccuparsi: chi merita, alla fine, arriva sempre in fondo.

Giorgio Tosto

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