Calcio / Mondiali 2018: vittorie fondamentali per Francia e Danimarca

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Francia e Danimarca, con fatica e col minimo scarto, mettono un primo mattoncino in chiave qualificazione: un po’ di fortuna (nel caso dei danesi) e l’aiuto della tecnologia (per gli uomini di Deschamps), sono risultate decisive per sbloccare due match duri e poco spettacolari che, in buona sostanza, hanno dimostrato l’equilibrio di un Gruppo che sembra tra i più incerti di tutto i Mondiali.
FRANCIA, VIVA LA TECNOLOGIA
Quanta fatica, per la Francia dei ragazzini terribili: il tridente Griezmann-Mbappè-Dembelé fa molta più fatica del previsto contro i Socceroos di Van Marwjik, non impeccabili tecnicamente ma con grande corsa e cuore.  I Galletti partono bene, ma è solo un’illusione: il primo tempo scivola via tra gli sbadigli, da segnalare soltanto un tentativo di Lucas Hernandez per i Bleus, mentre capitan Lloris deve impegnarsi su un colpo di testa di Leckie reso pericoloso da una deviazione di Tolisso. La gara sale di tono nella ripresa, con la tecnologia che diventa protagonista assoluta. Al 13′ della ripresa, infatti, arriva il primo rigore assegnato con la Var nella storia dei Mondiali: l’arbitro uruguaiano Cunha ha bisogno della prova video per vedere l’intervento falloso di Risdon su Griezmann che, poi, si incarica della realizzazione del penalty.

Quattro minuti dopo arriva il pareggio australiano, sempre dal dischetto: stavolta non ci sono dubbi per il fischietto sudamericano, dato che il fallo di mano di Umtiti è di una platealità eccessiva per un giocatore del suo valore: tocca a Jedinak spiazzare Lloris per il provvisorio 1-1. Il nuovo vantaggio francese arriva a dieci minuti dalla fine, quando si profilava un risultato clamorosamente negativo per Grizou e compagni: Pogba duetta con Mbappé e Giroud, poi la sua conclusione incoccia Behic assumendo una traiettoria che tocca la traversa e supera la linea di porta. Serve la goal line technology per rassicurare Cunha sulla validità della rete. La Francia porta a casa tre punti fondamentali dunque, ma non convince: il gioco non ha incantato e, probabilmente, l’esperienza di Giroud e Matuidi servirà per dare maggior solidità a una squadra molto giovane.

IL PERU’ PIANGE L’ERRORE DI CUEVA

Quante recriminazioni, per il Perù: i sudamericani tornano al Mondiale trentasei anni dopo l’ultima apparizione, mettono in campo grinta, buone trame di gioco e tante occasioni, pagando però dazio in occasione dell’unica vera distrazione del match. E’ di Poulsen il gol decisivo, arrivato nella ripresa e in contropiede, su assist decisivo di Eriksen.
Prima e dopo la rete danese, però, la superiorità peruviana sembra netta:  a inizio partita Schmeichel vola su Carrillo, mentre alla mezz’ora Kjaer neutralizza in scivolata Farfan. Al 46′, poi, arriva l’occasione per cambiare volto al match: fallo di Poulsen su Cueva (non chiarissimo), con l’arbitro che si affida alla Var per assegnare il rigore al Perù, con Cueva che spreca calciando la palla alle stelle.

Nel secondo tempo la squadra guidata da Gareca crea altri pericoli, ma paga a caro prezzo la minor esperienza internazionale, esponendosi alla ripartenza che risolve la partita: palla persa e tre contro tre che viene risolto dal passaggio vincente di Eriksen per Poulsen che, di sinistro, batte Gallese. Neanche il rientro in campo di Guerrero, dopo otto mesi dalla squalifica per doping, serve a far rientrare in partita il Perù: proprio il capitano peruviano sfiora una rete da antologia a 10′ dalla fine, con un colpo di tacco che mette i brividi a Schmeichel. I tre punti alla fine vanno alla Danimarca, ma la lotta per la qualificazione è ancora aperta.

Giorgio Tosto

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