I cambiamenti climatici sono sempre più evidenti: lo scioglimento dell’Antartide procede in maniera tragicamente rapida. A metà luglio 2023 la situazione sembra essere drammatica, come comunicato dal National Snow and Ice Data Center dell’Università del Colorado. Parliamo del più importante centro di ricerca statunitense dedicato alle calotte polari si occupa di monitorare la situazione quotidianamente.
Cambiamenti climatici e il rapido scioglimento dell’Antartide / I monitoraggi a luglio 2023
NSIDC dichiara che negli ultimi 45 anni (da quando sono iniziate le rilevazioni NASA nel 1979) l’Antartide ha perso un’area di ghiaccio grande quasi quanto la superficie dell’Argentina (ovvero circa 2,7 km quadrati). Ora, il sistema antartico tende a essere piuttosto variabile. Ma negli ultimi due anni, in particolare quest’anno, la variazione è stata estrema. Di fatti, la maggior parte del ghiaccio si è sciolto solamente fra il 2022 e il 2023. I dati ci indicano che il 28 luglio 2022 il polo sud aveva una superficie di 15.620 km² mentre il 28 luglio 2023 sono stati misurati ben 1,6 milioni di chilometri quadrati in meno, raggiungendo i 14.376 km² di superficie.
Annualmente il ghiaccio marino antartico si riduce ai livelli più bassi verso la fine di febbraio, nel corso dell’estate del continente, per ricostruirsi durante l’inverno. Ma quest’anno non è tornato ai livelli preventivati. Ha raggiunto invece i valori più bassi per questo periodo dell’anno, dall’inizio delle registrazioni nel ’79. Finora l’Antartide sembrava aver resistito bene ai cambiamenti climatici, al contrario dell’Artide del quale il danneggiamento è ormai evidente da tempo. Il polo nord, infatti, solo nella prima metà di luglio, ha subito una riduzione del ghiaccio marino ad un ritmo di circa 81.800 chilometri quadrati giornalieri. Il sistema artico ha perso finora una calotta superiore a quella del Perù (1.285.000 km²).
Cambiamenti climatici e il rapido scioglimento dell’Antartide / Gli effetti
La calotta polare, essendo bianca, riesce a riflette i raggi solari mitigando la temperatura terrestre. Quest’ultima, inevitabilmente, tenderà ad aumentare per la riduzione dei ghiacciai, poiché al contrario l’oceano essendo scuro assorbe la luce, alimentando il riscaldamento globale.
Il collasso dei ghiacci causerebbe anche un’accelerazione dell’incremento del livello del mare. Questo sarà uno dei risultati più distruttivi del cambiamento climatico. Migliaia di città costiere, infatti, saranno esposte al rischio di inondazione o anche di completa sommersione. Persino intere nazioni rischiano di scomparire sotto le acque, come nel caso di alcuni atolli nell’oceano Pacifico. Infine vi è un rischio di nuove pandemie. I ricercatori dell’Accademia cinese delle scienze hanno infatti rintracciato un numero superiore a 900 specie di microbi mai osservate prima, che abitano i ghiacciai dell’altopiano tibetano.
Cambiamenti climatici e il rapido scioglimento dell’Antartide / Un rapido collasso
L’Antartide potrebbe subire un ritiro improvviso ed tremendamente veloce in futuro, come affermato da una recente ricerca pubblicata sulla rivista Nature intitolato “Rapid, buoyancy-driven ice-sheet retreat of hundreds of metres per day”. Lo studio è stato svolto da un gruppo di ricercatori internazionali, che ha coinvolto anche membri dell’Università di Cambridge, dell’Università di Loughborough e del Norges Geologiske Undersøkelse (NGU) sotto la guida di Christine Batchelor dell’Università di Newcastle. Il team di ricerca ha utilizzato immagini ad alta risoluzione del fondale marino. A partire da ciò, ha analizzato il ritiro della calotta glaciale che si estendeva dall’Oceano Atlantico alla Norvegia, alla fine dell’ultima era glaciale, circa 20.000 anni fa.
Secondo le analisi effettuate le calotte glaciali antartiche potrebbero collassare nell’oceano ad una velocità sorprendentemente alta, circa 20 volte più elevata rispetto a quanto ipotizzato prima. Il loro ritiro potrebbe ammontare addirittura a 600 metri al giorno. Questo report evidenzia come anche la calotta più grande al mondo, Thwaites -chiamato anche il “ghiacciaio del giorno del giudizio”-, potrebbe essere coinvolta in questa tragedia. Essa contiene una gigantesca quantità di ghiaccio. Il suo scioglimento potrebbe incrementare il livello del mare di circa 65 centimetri, perciò è oggetto di particolare attenzione negli ultimi anni. La sua posizione, inoltre, lo espone molto all’acqua calda oceanica, rendendolo uno dei ghiacciai più vulnerabili all’instabilità e alla repentina diminuzione di massa.
Maria Maddalena La Ferla