Cammino sinodale / L’ascolto insegna ad amare

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abbraccio

Ci sono alcune domande che inevitabilmente affiorano nelle menti di chiunque voglia intraprendere il cammino sinodale e capire come farne parte. Ogni cammino presuppone un percorso ed una meta, necessita di risorse di cui disporre. E, in caso di imprevisti, ipotizzare gli aiuti su cui poter contare.

Innanzi tutto, il motivo: “Cosa ci conduce, perché intraprendere un cammino insieme?”; e quindi la meta: “Dove ci porta il cammino sinodale?” E poi: “Chi sono i nostri compagni di viaggio?”; “chi guida il cammino?”. “Non siamo già una chiesa cattolica, cioè universale, aperta al mondo intero e ad ogni uomo? Cosa manca alla comunione universale per dirci fratelli e concittadini dei santi?”

Andiamo alle fonti bibliche, dove nascono i dettami della nostra fede. Già nell’antico testamento, la prima parola che il Signore rivolge al suo popolo è: “Ascolta, Israele, io sono il tuo Dio!”, “O popolo mio, se tu mi ascoltassi!”, “Io farò di te un popolo saggio!”, “Se tutti fossero profeti in Israele”.

Ascoltare è il primo compito che viene richiesto. Vuol dire tenere desta l’attenzione, aprire le orecchie per avvertire il soffio del vento, i rumori della terra, le vibrazioni del cuore.
Ascoltare può esigere una risposta, che può essere solo verbale ma può anche richiedere lo svolgimento di un compito, di un’azione, altrimenti vano è l’ascolto senza la sua comprensione, l’avere compreso il messaggio. L’ascolto è il primo dei movimenti dell’agire.

Ascoltare, quindi, equivale ad obbedire, eseguire il compito che la parola udita ha manifestato.
Nel cammino sinodale l’ascolto non può essere soltanto individuale, perché non riguarda una sola persona ma è un ascolto comunitario, al quale partecipano tutti coloro che si mettono in cammino insieme.

camminare insieme
Foto Siciliani-Gennari/Sir

Ma chi o cosa dobbiamo ascoltare? Nella Chiesa cattolica, colui che parla è solo Dio, il Padre, tutti gli altri sono ascoltatori del Padre, perfino il Figlio, incarnandosi, si fa obbedienza del Padre e diventa il prediletto, ma anche il Testimone fedele, Modello e Maestro per tutta l’umanità.
Il messaggio del Padre e quello del Figlio sono una cosa sola, il Padre ha parlato all’umanità per mezzo dei Profeti nei millenni, il Figlio ha realizzato quanto annunziato dai Profeti.

All’invito all’ascolto, segue la proposta operativa che Dio chiede all’umanità, sempre uguale, immutabile nel divenire della storia e del mondo, nella varietà di culture e linguaggi: “Amerai!”. Un bel comando, possiamo dire, il più bello che ogni uomo possa desiderare e offrire. Chi non chiede di amare e di essere amato? Dio entra nel cuore dell’uomo e suscita questo grande desiderio, insaziabile, totale, che non esclude nessuno e non inganna nessuno.

Infatti, l’invito ad amare Dio, fin dalle origini, ci viene proposto già nell’Antico Testamento, Dt, 6,4:  “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il  cuore, con tutta l’anima e con tutte le tue forze”.
“Questo è il comandamento più grande e più importante. Il secondo è ugualmente importante: ama il tuo prossimo come te stesso”, da questi due comandamenti dipendono tutta la legge e l’insegnamento dei Profeti (Mt, 22, 37-39).

Gesù stesso dirà che non è venuto ad abolire, ma a perfezionare la legge, ora lo stesso comando svela due direzioni dell’amore, quello verso Dio e quello verso il prossimo, che ha la stessa misura dell’amore di se stessi. Dirà in altra occasione, il Figlio di Dio, di non fare agli altri quel che non vorresti fosse fatto a te, che contiene anche il suo contrario, “fa’ tu agli altri quel che vorresti fosse fatto a te”.

Per incamminarci insieme in questa direzione di amore reciproco, forse avremmo bisogno di sostare insieme sulla Parola. E cercare di comprendere il significato più limpido e profondo che ogni Parola rivela a ciascuno di noi. La rivelazione ci spinge ad adoperarci per viverla nella quotidianità della nostra vita ed  anche, a verificare insieme il risultato, dirci le nostre fatiche e le nostre gioie, derivanti da questo esercizio. Questo contribuisce a fare sì che il nostro agire sia rafforzato nelle convinzioni e sostenuto da tutta la comunità. E tutta la comunità acquista uno stesso stile, modella i comportamenti e la cultura, si realizza così la conversione evangelica.

Potremmo sperimentare insieme a sostare, in modo regolare, periodicamente, sulla Parola di Dio, introdotti da una guida capace di darci un metodo per un’interpretazione corretta e saggia. Avremmo la possibilità di  lasciarci modellare dal soffio dello Spirito che a ciascuno dà e distribuisce secondo le sensibilità e carismi individuali, sicché  ciò di cui uno abbonda si travasi su chi ne è privo.

Una scuola della Parola! Perché no? La Parola di Dio è una fonte inesauribile di saggezza. Provoca una sete  infinita di conoscenza, insaziabile per ogni persona che ne vuole attingere. Una scuola permanente della Parola per tutti coloro che la desiderano. E’ la stessa Parola che ci invita a diventare saggi, perché Dio vuole un popolo di profeti.

Il Figlio ci ha già inseriti nel Corpo Mistico. Mediante il Battesimo e i Sacramenti, lo stesso Spirito soffia continuamente nei nostri cuori per farci comprendere il cammino che si apre davanti a noi. E per l’opera di salvezza che ciascuno di noi può portare al mondo intero. Una scuola permanente ci mantiene desti in allenamento continuo, come gli atleti che si preparano ad una gara. La nostra vita! Buon cammino, in cordata, sulla Parola di Dio.

Teresa Scaravilli  

                                                                                                                                                                                                                                                                                                       

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