Madrid, card. Bagnasco: “Aprite il cuore alla verità”

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L’invito ai giovani a non essere “dei vagabondi senza casa e senza terra, naufraghi della vita, che vivono alla giornata come viene, per i quali ciò che conta è quanto sta loro davanti momento per momento”. E una proposta: trovare in Dio la risposta ai “grandi interrogativi che emergono dal cuore stesso dell’uomo”. Una catechesi importante quella pronunciata questa mattina a Madrid dal card. Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente dei vescovi italiani, per i giovani di lingua italiana.

Il perché e il significato del mondo. Il cardinale ha esordito ponendo ai giovani la domanda se “è ancora possibile credere”, “immersi come siamo in una mentalità scientista e tecnologica, dove sembra che la realtà coincida solo con ciò che si può vedere e toccare, sperimentare”. “Sono domande non astratte – ha aggiunto – che entrano nella carne di ciascuno, e dalle quali sempre meno potremo sfuggire vivendo in un mondo globalizzato e in una società multiculturale”. Citando autori come Quasimodo e Camus, il cardinale ha detto: “L’uomo non solo vuole vivere, ma vuole sapere: vuole conoscere il mondo, ma anche il perché e il significato del mondo, e, innanzitutto, di se stesso. L’esperienza insegna che vivere non è consumare delle cose e del tempo, non è un calendario di giorni, ma è un intreccio di significati, un orizzonte di senso. È conoscere non solo gli scopi immediati delle nostre azioni e delle scelte particolari”, ma “il fine ultimo dell’esistenza, è rispondere alla domanda che vibra dentro ciascuno: perché, per che cosa vivo?”.

La ricerca di una risposta. Bagnasco ha quindi proposto ai giovani pellegrini di Madrid di puntare a Dio. “Dio – ha detto – si presenta all’uomo come la risposta al suo essere paradosso di miseria e di grandezza, posto com’è sulla linea di confine tra finitezza e infinito, tempo ed eternità”. Non è una proposta fondata sul nulla perché “se ascoltiamo le voci profonde del cuore sentiamo che ognuno di noi è una struggente nostalgia, un mendicante di Assoluto, una sinfonia incompiuta. Per questo l’uomo si spiega solo con Dio”. A questo punto, il cardinale si lascia andare a una sua personale esperienza. “Quante volte – negli innumerevoli campi estivi con i giovani della mia parrocchia – mi sono incantato davanti all’universo, o di fronte alla bellezza di un’anima che cercava Dio con cuore puro, o a esempi di eroismo umile e semplice. Quante volte, nella solitudine e nel silenzio della notte, mi sono piegato per la commozione davanti al cielo stellato e al profilo dei monti. Sì, posso dire con tanti, spero con tutti voi, che ho toccato Dio, ho visto nel buio la Luce: nell’oscurità l’Invisibile mi ha visitato”. In Dio dunque trovano risposta “i grandi interrogativi che emergono dal cuore stesso dell’uomo”. “Il mondo in Lui trova la sua origine e quindi il suo destino, la direzione di marcia del suo andare. La vita mia come quella del mondo, la storia universale hanno un senso; si scoprono dentro a un disegno d’Amore, si trovano abbracciati dall’Amore”.

Tenere il cuore aperto alla verità. È per questa ragione – ha precisato l’arcivescovo – che “la Chiesa non potrà mai tacere: essa ha la missione di annunciare Dio”. “Per questo non possiamo accettare che Dio venga confinato nella sfera individuale come se non avesse nulla a che fare con la società degli uomini, come se non c’entrasse con tutto l’uomo, sia nella sfera privata sia in quella pubblica, come se non segnasse con la sua presenza ogni dimensione e ambiente”. Il cardinale ha concluso invitando i giovani a “tenere il cuore aperto alla verità”. Rispondendo alla domanda di uno dei ragazzi presenti, ha indicato proprio nel “cuore” uno dei due luoghi in cui “crescere nella fede vera” perché “l’incontro con la persona di Cristo si alimenta dentro di noi”. Il secondo luogo, “imprescindibile”, invece, è la “Chiesa” intesa come “la comunità cristiana, la comunità dei discepoli di Gesù, che si “incontrano per pregare e ascoltare il Maestro” e per “condividere nella fraternità la vita e l’amore”. Sollecitato su come trasmettere la fede in un “linguaggio attuale”, il card. Bagnasco ha rilevato che in effetti “anche l’Europa e l’Italia sono oggi in parte terra di missione” che aspetta i giovani. Ma “prima delle parole occorre l’atteggiamento”, ovvero non essere “tiepidi”, perché “se Gesù è ‘il’ riferimento della tua vita, tu lo comunichi”.

“Misurarsi con un’autonomia”. Nella chiesa di san Giovanni della Croce, dove si teneva la catechesi, c’era, stamattina, anche Serena Alessandri, una giovane pellegrina di 20 anni in carrozzina, in Spagna con l’associazione “Maria madre nostra” di Pistoia, che ha portato un gruppo di una cinquantina di ragazzi, tra cui venti diversamente abili. “Essere qui – racconta – ti fa stare bene, è un’occasione per conoscere nuove persone, nuove culture e misurarsi anche con un’autonomia che sicuramente è molto bella. Avendo bisogno degli altri è bene imparare a conoscerli, a starci insieme, a prendere quello che è il buono in ognuno di noi: solo così si può far fiorire qualcosa di buono nella vita”. Il sacerdote che accompagna il gruppo, don Diego Maria Pancaldo, sottolinea che l’accoglienza dei ragazzi disabili è stata sempre eccezionale, “anche ieri alla celebrazione di Plaza de la Cibeles: c’è una grazia particolare dello Spirito che loro attirano”.

a cura di Simona Mengascini – inviata SIR a Madrid