Carnevale: Come e cosa vorremmo.

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La soluzione per prendere tempo l’ha inventata “qualche” anno fa Penelope: di giorno si fa, di notte si disfà. Anche per l’edizione 2012 del Carnevale si è applicato questo metodo. Ma stavolta è stato qualcun più in alto, è stato il dio Giove a fare disfare quello che il giorno prima si era preparato: la sfilata finale del carnevale 2012 è stata rinviata  a sabato 25 e domenica 26.

Nessuna critica, ci mancherebbe!, alla decisione della Fondazione del Carnevale. Non si è trattato di una semplice pioggia, si sono aperte le cateratte ed in quella situazione era impensabile andare avanti anche se ha creato una grande delusione in chi era accorso da molto lontano per assistere alla serata finale della kermesse.

Certo, il sindaco, che è anche presidente della Fondazione, avrebbe potuto evitare di dire nel suo comunicato stampa che il dio denaro è più importante del Dio celeste “la nostra decisione non vuole certo offendere il sentimento religioso di questa Città … ma le aspettative del mondo del commercio …..ci impone scelte diverse”. Non era necessario evidenziarlo. In diverse altre città è ormai tradizione consolidata prorogare i festeggiamenti al periodo quaresimale senza che nessun sindaco sia stato fin qui scomunicato. Nel nostro caso si è trattato di un fatto straordinario e contingente. Ne riparleremo qualora la cosa si volesse istituzionalizzare.

Tutti sappiamo che sin dal 1594 Re Burlone fa stare felici e contenti per alcuni giorni gli acesi e non. Lo storico appuntamento, ormai diventato lungo tre settimane (a Giove piacendo), fa si che in quei giorni siano luci, suoni, frastuono, spensieratezza e gioia stampata sulla faccia delle persone  che invadono la città, a determinare il ritmo di vita quotidiano.

Curzio Malaparte sosteneva che “il carnevale è una cosa seria: è storia, è arte, è artigianato, è cultura, è economia”. Non aveva torto!

In questo periodo in cui l’economia del Paese non tira c’è da diventare più professionali, sfruttando come si deve, come non si è mai fatto, l’arte, l’artigianato e la cultura citati da Malaparte. L’industria del turismo è una cosa seria che non può fondarsi sulla improvvisazione. Acireale merita di più. Non solo per la sua storia, per il suo passato culturale. Acireale ha bisogno di una programmazione più efficiente e più efficace; ha bisogno di guardare al futuro che non è quello a cinque o sette giorni più avanti bensì quello a sei/dodici mesi a venire.

Gli ingredienti ci sono tutti: dalla bravura dei carristi (della cartapesta e dei fiori) al barocco della città; dalla natura (con il suo clima e “a muntagna”: il maestoso Etna) alla proverbiale capacità degli acesi. Ora abbiamo anche il Distretto turistico “Mare dell’Etna” al quale aderisce la Fondazione del Carnevale, come orgogliosamente ha tenuto ad annunciare il Sindaco, che troveranno sistemazione nel “Palazzo del Turismo” ricavato nei ristrutturati locali dell’ex caserma dei VV.UU.

Insomma, c’è tutto: i locali, le strutture, gli artisti, l’architettura e le bellezze della natura. Manca solo la programmazione. Non è facile se non v’è certezza sulle risorse economiche, ma questo non significa che non si possa fare nulla. A Milano si è tenuta la Borsa del Turismo che ha proiettato gli operatori al 2013; noi, c’eravamo?

Pippo Sorrentino

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