Sono stati proclamati i vincitori delle due sezioni dei carri allegorico-grotteschi del Carnevale di Acireale. Per la Categoria A, la giuria ha premiato “Pensavo fosse amore…invece” realizzato dall’Associazione Principato, per la categoria B, l’opera che ha riscosso maggiori consensi è “Orientiamo” dell’Associazione culturale cantiere Mario Scan.
Gli ideatori e realizzatori dei carri – si legge in una nota della Fondazione – hanno voluto mettere in evidenza, nel primo, un problema sociale avvertito quotidianamente: la violenza sulle donne, spesso mistificata in “troppo amore”, con esiti drammatici, come riportano purtroppo le cronache. Il secondo carro, invece, ha per oggetto la diffusione di nuove culture nel nostro Paese, e di quelle orientali in particolare, che possono arricchire le nostre conoscenze e il modo di affrontare la vita.
La proclamazione dei vincitori è avvenuta in nottata, in Municipio, dopo lo spettacolo di Jerry Calà in piazza Duomo, che ha concluso davanti a migliaia di spettatori un’edizione de “Il più bel Carnevale di Sicilia” che è già stato consegnato alla storia. A ufficializzare la classifica sono stati il presidente della Fondazione, Orazio Fazzio, il direttore artistico, Giulio Vasta, l’assessore comunale al Turismo, Salvatore Pirrone, e Daniele Trovato, speaker della postazione di piazza Indirizzo.
Le classifiche sono completate, per la categoria A, dal secondo posto di “40 anni e non sentirli” dell’Associazione culturale Ardizzone, terzo “S.O.S. Amazzonia”, dell’Associazione culturale Principato Mario, quarto “Non c’è più niente che ci Lega”, dell’Associazione culturale Scalia-Fichera e, infine, “Il caro estinto”, dell’Associazione culturale Messina.
Per la categoria B, invece, secondo posto per “Elimi, Siculi e Sicani”, Associazione culturale Arcidiacono, terzo posto ”Il paese dei Balocchi” dell’Associazione culturale Coco e, infine, “Italia Boom” del cantiere Gapass.
“I bilanci li tireremo nei prossimi giorni – ha affermato il presidente della Fondazione “Carnevale”, Orazio Fazzio – ma già siamo in grado di potere definire un successo l’intero evento e, sotto questo aspetto, vanno riconosciuti i giusti meriti al Consiglio di amministrazione della Fondazione e a quanti hanno creduto nel progetto, prestando la loro preziosa collaborazione e, dunque, adoperandosi per la buona riuscita della manifestazione”.
Il direttore artistico, Giulio Vasta, si è espresso così: “La straordinaria partecipazione di pubblico ha fornito la conferma che il cosiddetto “Club degli scettici” è stato sconfitto. Purtroppo, è facile imbattersi in coloro che non muovono un dito e, comunque, ritengono di potere esprimere giudizi non suffragati da dati concreti. Si rassegnino, perché questa edizione del Carnevale è già passata alla storia”.
“E’ stato un successo per tutta la città di Acireale. Il merito è dei nostri maestri carristi – ha aggiunto il sindaco Stefano Alì – che hanno realizzato delle vere e proprie opere d’arte. Abbiamo ottenuto degli ottimi riscontri da parte dei moltissimi turisti e questo grazie alla perfetta organizzazione messa a punto dalla Fondazione che ha allestito un programma di grande livello capace di attirare il pubblico di tutte le fasce di età”.
E proprio giovani e meno giovani hanno affollato la piazza per applaudire e partecipare allo show di Jerry Calà, catanese di nascita, protagonista sul grande schermo delle commedie all’italiana degli Anni ’80 e ’90 e, più di recente, di pellicole impegnate, prima di tornare sul palcoscenico con il genere leggero che lo fa amare in tutta Italia. Calà prima dello spettacolo ha incontrato i giornalisti ed ha visitato il Museo realizzato dalla Fondazione Carnevale di Acireale.
A seguire – si legge ancora nella nota della Fondazione – la descrizione dei carri allegorico-grotteschi vincitori: “Pensavo fosse amore….invece”. In una situazione sociale in cui veniamo continuamente bombardati da episodi di rabbia, violenza, incapacità di comprensione dell’altro, ecco apparire una realtà ideale che rivendica il senso dell’accoglienza, la capacità di superare i confini dell’egoismo e della ricerca della soddisfazione di desideri puramente personali, il cercare di vedere il prossimo come una parte importante del nostro mondo, una sorta di prolungamento di se stesso.
In questa ottica si sviluppa l’idea di questo carro, e sottolinea la ferocia emotiva dell’uomo soprattutto nei confronti della donna, compagna, madre, essere che dona Amore puro e incondizionato, senza chiedere altro se non la serenità del suo nucleo umano, personale, familiare. L’uomo perde in molti casi la sua razionalità e intelligenza, lasciando il posto ad un istinto quasi primordiale la cui vittima inconsapevole è proprio quella donna, essere che genera vita che, spesso, per mera ferocia di quell’uomo di cui si fida, le viene tolta.
In questo caso l’eterna primavera in cui la donna crede di vivere la sua vita di sogno, diventa cupa follia. Allora questa donna comincia a difendere il suo mondo, armandosi di artigli con la stessa forza di uno sparviero, e si solleva in volo verso una dimensione nella quale il mondo può tornare ad essere parte del suo sogno.
La “bestialità” dell’uomo allora viene sconfitta, e la donna che sembrava aver perso la sua identità, riapre il suo sguardo alla speranza, alla fiducia nel futuro, a vincere quel diritto alla vita che a nessuno dovrebbe mai essere negato o tolto. Torna ad aprire il cuore ad un futuro dove quel mondo bambino, che ognuno di noi possiede nel proprio intimo, non debba essere deluso, un mondo dove si possa amare ed essere amati in modo semplice, puro, senza alcuna violenza e costrizione… “Pensavo fosse amore…invece…spero che così sia”.
“Orientiamo” nasce da un’idea dello staff. Attraverso la produzione dell’opera rivolgiamo un invito allo spettatore alla riflessione e alla conoscenza dei simboli della cultura asiatica e al modo di interpretare la vita e le sue fasi. Esortiamo lo spettatore ad affrontare il mondo occidentale di oggi con una visione di pace, di consapevolezza, tipica cultura Zen. Le filosofie orientali sono spesso viste come sinonimo di saggezza, pace, calma e serenità. Negli ultimi decenni siamo stati invasi da decine di discipline provenienti dall’oriente, senza che ci fosse un reale tentativo di capirle, di analizzarle, e, soprattutto, di separarle.
Sul carro troviamo i simboli tipici delle culture del Sol Levante come la bambola Daruma, oggetto usato come auspicio per l’avverarsi di un desiderio, la Geisha, figura di riferimento tradizionale dedita all’accoglienza, il Gatto, simbolo della fortuna, i Dragh, che nella cultura orientale rappresentano gli elementi della natura e più spiritualmente la forza, la dedizione e la coerenza e, infine il Samurai, esempio di forza ma anche di cultura e spiritualità.
Tutti questi elementi sono parte integrante della cultura Zen e del suo modo di vivere. Lo studio di altri stili di vita potrebbe dimostrarsi importante come contributo alla cultura mondiale, E questo potrebbe rivestire un certo significato nel contesto del mondo d’oggi.
Il titolo del carro racchiude in un’unica parola l’amore per la cultura orientale e invita ad orientarci verso nuove culture.