Carnevale di ieri: i maestri acesi della cartapesta

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Dal 1880, anno in cui sono apparsi i primi carri di Carnevale, ad oggi sono trascorsi 130. Gli anni  di fine ottocento ed  i primi anni del novecento si possono comunque definire gli anni del “rodaggio” de “Il più bel Carnevale di Sicilia “. Mentre gli anni cinquanta sono quelli del”risveglio” del nostro Carnevale. Erano,infatti, tutti presenti i “grandi” Maestri della cartapesta: i Longo , Luciano Grasso , Giovanni Condorelli, Giovanni Ardizzone, Lizio, Belfiore e Carlo Papa. Erano presenti anche i “grandi” della risata. Turi Quadaredda, Cola Taddazzu, Pastidda  e…Puddicchia .

Natale Longo nell’ambito delle attività culturali promosse dall’Associazione “Archimede” ha tenuto venerdì 25 alle 17,30 nell’Aula Magna “G.Bianca” una conferenza su: “I Maestri della cartapesta degli anni ’50”. Sarà  una rivisitazione di carri e carristi di quegli anni, con un richiamo ai cantieri di fine ottocento, quando in entrata per il Carnevale non esisteva  una erogazione da parte del Comune o Provincia o da parte di altri Enti Pubblici ed il Bilancio per le “Feste” si chiudeva  con un congruo residuo attivo e con una “libretta “ di Lire 450 oltre gli interessi capitalizzati, per due legati di matrimonio di due donzelle orfane sorteggiate sotto la gestione del Comitato.

Pubblichiamo  una sintesi della interessante Conferenza del dott. Natale Longo, conoscitore degli avvenimenti legati al “Più bel Carnevale di Sicilia “ per esserne stato in gioventù personalmente coinvolto e perchè  la “cartapesta” è nel suo DNA.

Scrivendo “sul Carnevale” Michele Patamia nel 1952, affermava che  Acireale “ ha fatto di questa festa motivo di arte e di autentica poesia, una poesia che trabocca in mille rivoli, che sprizza in mille zampilli di giocondità, di garbo, di desiderio di vivere in  un’atmosfera che in certi momenti sembra essere degna di una notte di fasto orientale. Negli anni ’50 i “grandi” Maestri della cartapesta erano : i Longo ( Sebastiano,Peppino, Salvatore e Pietro),Luciano Grasso ( detto Neddu Grasso o Neddu di San Micheli ), Giovanni Condorelli, Giovanni Ardizzone, Lizio, Belfiore ed aggiungerei Carlo Papa.

Erano presenti anche i “Grandi “ della risata: Turi Quadaredda ( al secolo Salvatore Ardizzone), una tipica istituzione cittadina che faceva spesso coppia con Cola Taddazzu, seguiva “a distanza ravvicinata “ Pastidda e… Puddicchia. Ma chi era Quadaredda? E’ stato  definito:

“Un  uomo tarchiato, dalla larga faccia proletaria, con due occhi intelligenti di furetto”.

 Cola  Taddazzu, invece, è stato definito da Aldo Indelicato :

“Un’anima candida. Vi fu un anno in cui Cola era il clou di un gruppo mascherato raffigurante due sposi in viaggio di nozze e faceva la parte della sposina. Quello che impressionava nel suo modo di mimare le movenze della sposina era non tanto l’espressione graziosa della faccia ( un tentativo veramente eroico: come quello di un carciofo che tentasse di sorridere) ma le movenze del corpo e soprattutto dei piedi”.

Aggiunge ancora Indelicato:

“Suppongo che la misura del suo piede eccedesse di due o tre punti la misura massima che le fabbriche di calzature comunemente adottano. E alla grandezza dei piedi si aggiungeva il passo a pianta completamente appoggiata alla terra, da vecchio palmipede”.

E’ da ricordare, ancora, la figura di Pastidda. Personaggio unico che negli anni tra il ’49 ed il 1952 lo trovavamo puntualmente mascherato dietro il carro del Comitato (denominato: u carru  du Comuni) che faceva da maestro di musica alla banda cittadina che seguiva il carro.

I carri di Carnevale in quel periodo erano ancora tirati dai buoi; normalmente due, ma potevano essere anche di più.  Annoverando  i maestri della cartapesta degli anni ’50 vorrei cominciare con una strana ma simpatica figura: Carlo Papa. Si assommavano in lui un misto di ingenuità, semplicità ed irruenza.  Si può definire senz’altro un carrista eternamente perdente, ma battagliero e contestatore. Uno dei suoi ultimi carri fu demolito nella stessa piazza Duomo, subito dopo i risultati della premiazione, preso dalla sua improvvisa  ma prevedibile rabbia che lo attanagliava puntualmente ogni anno. Non era mai soddisfatto del premio che gli assegnavano, o del premio che il più delle volte non gli assegnavano, perché messo fuori concorso.

 

I Longo

I Longo hanno legato da più generazioni il loro nome alla tradizione del carri, e non solo, ad Acireale. Gìà Sebastiano Longo (1839 -1912) nel 1890 aveva partecipato alla lavorazione di quel carro della “Follia” che rappresentava un’enorme botte. Il figlio Giuseppe Longo (1882 -1977) ,stimato ed apprezzato artigiano della città, fu puntualmente presente con i suoi carri negli anni a cavallo tra le due guerre; ed ancora gareggiò solo per brevissimo periodo nei primi anni del dopoguerra. Nel 1939 con “Carnevale pescatore e famiglia” si guadagnò il secondo premio.

E’ da ricordare, Infine Sebastiano Longo, sulla scia di una tradizione di famiglia, negli anni tra il ’50 ed il ’73, fece la parte del leone per premi e numero di carri. Da giovane affiancò il padre Peppino. L’esordio come concorrente avvenne nel 1950 con due carri: “Geppetto e Pinocchio” (secondo premio) e “Gli Universitari”, dando eccellente prova della sua abilità. Sarà nel 1951 con -“Biancaneve ed i sette nani”, che Sebastiano Longo scriverà per la prima volta il suo nome nell’albo d’oro dei carristi.  A quel primo premio se ne aggiunsero molti altri negli anni successivi, ma lui ormai era il “protagonista”. Sebastiano Longo realizzò numerosi carri del “Giovedì”, i cosi detti carri del Comitato, che per impegno e rifiniture non erano meno di quelli presenti in concorso. E fu con il carro del Giovedì, che quasi in punta di piedi, il cav. Sebastiano Longo lasciò il testimone alle nuove generazioni della famiglia.

 

Giovanni Condorelli

Fu un indiscusso Maestro dei movimenti. Ne riuscì a dare  in una sola maschera ben dodici: Naso, orecchie, ciglia, labbra sopraciglia, pupille, mento e collo.  “Le olimpiadi”, Toro seduto, ed i numerosi altri carri di Condorelli si sono spesso classificati ai primi posti.

Rosario Lizio e Lucio Belfiore

Hanno esordito nel 1957 con “Cent’anni fa quando Betta filava” ed hanno subito conquistato il primo premio, superando il loro Maestro Sebastiano Longo. Avevano iniziato , infatti, il loro “rodaggio” nella scuola dei Longo. Furono tutti primi premi: La grande risata (1959), Chi vuol esser lieto sia (1961), Il Re degli abissi (1963), L’arca di Noè (1962), Mississipi (1965), Gli amori di Pierrot (1966), Il più grande spettacolo del mondo (1967).

 

Luciano Grasso

Detto Neddu di San Micheli era un carrista “vecchio stampo”,  negli anni ’30 si cimentava, tra l’altro con ,“Suocera, Carnevale e consorte”( terzo premio 1937, e “Carnevale fotografo “ (sesto premio 1939) . Fra i suoi lavori del dopoguerra sono da ricordare : I promessi sposi,Lazzarella, L’onorevole Angelina, I pompieri di quaggiù. Peppino Messina vinse il suo primo premio nel 1950 con “Il drago”. Il suo cantiere era a piazza San Domenico, Era un artigiano virtuoso del ricamo in oro. L’anno successivo, nel 1951,  classificatosi secondo, partecipò per l’ultima volta.

 

Nitto Ardizzone

Aveva il suo cantiere anch’esso in piazza San Domenico. “Carnevale in oriente” era il carro presentato nel 1950. Vi era un incantatore col suo piffero, una seducente danzatrice, serpenti dalla lingua bifida, giganti e porcellini. Si potrebbe dire non mancava niente. Risultato: non ebbe molto successo, ma in quegli anni fu anche lui un “vero Maestro della cartapesta”.

 

                                                                            Natale Longo