Vicini al territorio, capaci di fare rete, pronti ad accogliere le sfide dell’Europa. Questo il Centro di Servizio al Volontariato negli anni della riforma del terzo settore. Quasi 18 mesi di presidenza per Salvatore Raffa, che con la riforma dello statuto del Centro di Servizio per il volontariato, tira le redini di un’importante strumento di sviluppo e supporto per le tante realtà della Sicilia Orientale. Tirando un po’ le somme, quali possono essere tre risultati da ricordare?
Il primo risultato è quello di essere riusciti a garantire i nostri servizi in un difficile momento come questo con le forti restrizioni economiche a cui sta andando incontro il sistema da qualche anno.Il secondo l’importantissimo coinvolgimento delle Odv di tutto il territorio. Il terzo risultato il gioco di squadra, tra operatori e volontari, che in questi 18 mesi è stato fondamentale per i risultati ottenuti.
Quali sono i principali servizi attualmente svolti dal Centro di Servizio per il volontariato e le eventuali novità per il 2016?
In riferimento ai principali servizi svolti, il CSVE continua nella sua mission di supporto ed accompagnamento delle Organizzazioni di volontariato: promozione del volontariato, supporto logistico e progettuale, formazione, consulenza. Si continuerà nel prossimo futuro a promuovere anche le tante associazioni di protezione civile che necessitano di particolare supporto su tutti i fronti.
Per il 2016 più che di novità parlerei di un rafforzamento dell’area progettazione sociale, che rappresenta quel salto di qualità che le nostre Odv devono compiere per risultare davvero incisive. Inoltre vogliamo garantire una continua presenza nel territorio delle 4 provincie su cui operiamo (Catania, Ragusa, Siracusa, Enna) per avvicinarci sempre di più al territorio.
Quale bilancio dell’anno appena concluso. Attività principali? Risultati conseguiti?
Il 2015 è stato un anno sicuramente intenso, vissuto con la massima attenzione. Dalla modifica dello statuto, avvenuta nell’ottobre 2014, diverse nuove funzioni infatti vengono svolte dalla presidenza. Nonostante la crisi, avvertita anche nel volontariato, è stato un anno ricco di attività e proposte concrete, ma è stato anche l’anno delle sperimentazioni, con il nuovo regolamento di promozione e di formazione, che ha reso più snello ed agevole le opportunità per le Odv.
A proposito di crisi, qual è lo stato di salute dell’associazionismo e del volontariato nell’area di Acireale?
L’associazionismo nell’area acese è sempre stato vivo e rappresenta, quella punta di diamante, dell’impegno sociale in tutta la provincia. Certamente sono momenti difficili per le associazioni anche per le tante incombenza a cui una Odv deve fare fronte, nella scarsità di risorse però emerge ancora forte l’impegno a servizio.
Purtroppo il volontariato organizzato soffre forse perché se da un lato individualmente i cittadini hanno sempre più voglia di mettersi a disposizione, dall’altro il formalismo di certe associazioni non permette un ricambio generazionale necessario.
Prima emergenza da affrontare alla luce dell’esperienza del CSVE e delle richieste che giungono?
Dobbiamo aiutare le Odv ad affrontare la burocrazia e studiare insieme strategie che agevolino e
semplifichino tutto. Abbiamo anche la necessità però che il nostro volontariato sia pronto alle nuove sfide: la riforma prima fra tutte, che guarda sempre più all’Europa. Dobbiamo dunque aumentare sinergia e professionalità, creando reti e diminuendo la frammentazione. Se il volontariato non cresce, verrà travolto, a cominciare proprio dalle grandi sigle che non sempre sono capaci di leggere il territorio. In questo senso il nostro lavoro può risultare strategico.
Ruolo del volontariato sempre più centrale, che da terzo settore, può forse essere considerato il “primo settore” come provocatoriamente ha detto qualche mese fa il presidente del consiglio Renzi. Cosa manca, se manca qualcosa, al volontariato siciliano per raccogliere questa sfida?
Forse diamo troppe responsabilità al volontariato… se oggi è “primo settore”, lo è soprattutto perché copre le mancanze del welfare tradizionale. Il volontariato invece ha la necessità di svilupparsi diversamente e qui la politica deve fare la propria parte: non può il volontariato essere considerato il “primo” per essere poi relegato all’ultimo posto per attenzioni. La sola attenzione che oggi ci viene data dal governo è una riforma che non piace a nessuno e che non contiene nessun accenno a impegni di spesa che possano garantire stabilità al sistema.
Quali i rapporti con le istituzioni per uno degli attori principali di quel “secondo welfare” che è sempre più indispensabile per la qualità della vita delle fasce più deboli?
Purtroppo non è semplice, le istituzioni, non hanno un bel rapporto con il volontariato, basterebbe ascoltare, condividere, studiare seriamente strategie di intervento e invece c’è rassegnazione e mutismo. C’è qualche bella collaborazione, come nel caso di Acireale dove si riesce ad avere un dialogo ed esistono anche la casa del volontariato, che da spazio a tante associazioni che non possono permettersi una sede, e la consulta del volontariato. Su questi due obiettivi vogliamo lavorare anche in altri comuni.
La paventata riforma del terzo settore promette dunque di rimescolare le carte in tavola anche nel mondo del volontariato. Quale la sua opinione in merito?
Nella foga di riordinare, si è fatta ancora più confusione. L’incertezza sulle risorse quale futuro stabile di programmazione può mai dare al sistema? Per molte Odv, il sistema dei CSV permette piccole boccate d’ossigeno invece oggi si rischia di mettere sullo stesso piano una cooperativa con una piccola associazione territoriale. Sono due mondi diversi e trattarli nella stessa riforma è un grande errore del nostro legislatore: seppur l’interesse sociale è comune, i due soggetti hanno finalità diverse.
Tre obiettivi da conseguire nei prossimi 18 mesi?
Perseguire il continuo coinvolgimento delle Odv nella vita e nelle scelte strategiche del CSVE; poi riuscire nella grande impresa di una riorganizzazione interna ed esterna del CSVE, sapendosi adattare alle nuove sfide del volontariato a cominciare dalle forme di presenza nei territori e dalle nuove metodologie di lavoro. Inoltre ho in mente un nuovo CSVE, presente capillarmente nel territorio, con la nascita delle case del volontariato che possano essere aperte con il fattivo contributo delle amministrazioni comunali e gestite dai volontari. Dai laboratori di rete e collaborazione tra associazioni diverse.
Salvo Tomarchio