Castiglione / La cripta di San Giuseppe e i suoi misteri tra interessi culturali e curiosità

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Un silenzio, lungo circa duecento anni, l’ha avvolta, ma oggi si riapre all’interesse degli studiosi, che mirano a definirne con maggiore precisione la natura, ed agli appassionati di arte e cultura, che possono visitarla ed osservarne le particolarità.
La cripta, posta al di sotto dell’ex chiesa di San Giuseppe a Castiglione di Sicilia, torna a raccontare la sua storia, attraverso ciò che nel suo interno è ancora visibile all’occhio, e a suscitare l’interesse nei confronti di una categoria di siti molto particolare, quella in cui venivano trattati i cadaveri nei luoghi sotterranei. Un’attenzione rivoltale dalla parrocchia dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, con il parroco don Maurizio Guarrera, dalla sezione castiglionese di SiciliAntica, presieduta da Salvatore Verduci, e dal Comune, con il sindaco Antonino Camarda, che ne hanno concretizzato l’apertura e la fruibilità al pubblico. Risalente al X-XI sec., era in origine una chiesetta, probabilmente dedicata a S. Leonardo, ritratto nell’affresco sulla parte destra dell’abside.
Successivamente, tra il XVI e XVII sec., divenne cripta, con la realizzazione dell’attuale chiesa sovrastante di San Giuseppe. Nel corso del tempo fu utilizzata per la “conservazione” dei corpi e delle reliquie di uomini appartenenti al clero e poi anche di esponenti del ceto nobile o, comunque, di grado illustre. L’impegno del sacerdote Giuseppe Badolato (1655- 1714) vi portò alla realizzazione di un oratorio dedicato a San Filippo Neri ed alla sua regola, nonché alla fondazione di una scuola di grammatica, filosofia e teologia. La morte improvvisa di Badolato, assassinato dinnanzi alla chiesa, vide la dispersione della scuola e della Congregazione. Negli anni seguenti le vicende della cripta si offuscano fino al silenzio.
I rinvenimenti nel suo interno danno adito ad un alone di mistero che stimolano l’interesse e la scoperta. “Qui dentro è tutto da studiare. Ogni sua testimonianza è preziosa, dalla scalinata d’accesso, che pare volesse indicare la necessità di un doveroso inchino da compiere prima di entrarvi, agli affreschi, di cui bisogna capire con precisione il contenuto”, ha spiegato il presidente Verduci. È stato proprio lui, che osservando attraverso un buco visibile al livello della strada, ha intravisto gli affreschi e ha compreso l’importanza di riportarli alla luce. Da lì sono stati avviati i necessari lavori di pulitura ed è stata data al sito la degna attenzione.
“E’ stato importante riaprire il luogo per divulgarne la sua conoscenza. Il turista che arriva, ma non solo, chiunque ne sia interessato, può scendere nella cripta, ammirarne le peculiarità e leggerne le indicazioni, la storia e le notizie sui trattamenti dei cadaveri in ambienti sotterranei. SiciliaAntica sta, infatti, portando avanti un lavoro straordinario e ne ha anche realizzato la brochure informativa”, ha dichiarato il sindaco Antonio Camarda. La cripta castiglionese ricalca, in parte, le linee generali delle strutture di questo tipo, destinate al disseccamento dei cadaveri tramite la loro “scolatura” e la successiva esposizione in nicchie. Se ne enumerano quattordici laterali ed una centrale. Quest’ultima è ben visibile nella cripta. “Nella nicchia centrale veniva trasportato il cadavere, che lì era lasciato ad asciugare. Dopo questa fase, era rivestito e veniva esposto in quelle laterali”, ha spiegato il presidente Verduci. Sulla sinistra della scalinata di accesso al luogo vi è il piccolo ambiente del colatoio. Il corpo, riposto in esso, perdeva progressivamente i liquidi, che finivano in una vasca. “Attraverso gli studi si sta cercando di capire cosa avveniva qui sotto. Sono state anche comparate le notizie sulle varie cripte in Sicilia e qui, ad esempio, si è evidenziata la presenza del colatoio orizzontale e di quello verticale. Adesso stiamo cercando di risalire alle raffigurazioni che ci sono negli affreschi, in parte danneggiati dall’umidità, e capire il motivo per cui fu costruita”, ha affermato Marilena Ferrara di SiciliAntica.
Oltre a quello già citato, dell’iconografia riguardante S. Leonardo, è visibile l’affresco della volta centrale, datato 1780, ritraente “Il transito di San Giuseppe”, del pittore Antonio Santagati. “A parte l’importanza storica, la bellezza degli affreschi, il fascino, vi è del mistero legato a questo luogo. Ci sono quasi duecento anni di buio. Inoltre, i crani che vi sono stati rinvenuti erano di bambini e di donne. Bisogna capire di che estrazione sociale si trattava, se gli uni e le altre appartenevano ai ceti abbienti castiglionesi o anche provenienti da fuori. C’è molto da chiarire”, ha spiegato Dania Papa di SiciliAntica.
Un sito, dunque, che pur presentando alcune evidenti prerogative di sé, come quella di ospitare i cadaveri, pare cha abbia ancora interessanti notizie da offrire sulla sua storia e sulla sua funzione. E’ visitabile generalmente il sabato e la domenica, dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18.

Rita Messina

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