Catania / “Abitare il silenzio”, festival dell’autobiografia dal 17 al 19 maggio

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festival dell'autobiografia

S’intitola Abitare il silenzio ed è la seconda, unica in Sicilia, edizione del Festival dell’autobiografia tra esplorazione del sé e memoria dei luoghi. Ideato e diretto da Lucia Caruso, organizzato, insieme, dalle associazioni L’Albero Filosofico (Catania) e Terre perse per ritrovarsi (Venezia) con il patrocino del Comune di Catania.

Moderati dalla giornalista Grazia Calanna  – illustra una nota stampa – interverranno, con anche gli organizzatori Lucia Caruso e Alessandro Doria, Maria Liberti, Federica Marcucci, Alessio Muratore, Francesco Farinella, Massimo Vittorio, Novella Primo, Rosalba Galvagno, Marina Spada, Duccio Demetrio (ospite d’onore, presente con Lectio e laboratorio di scrittura) e Daniela Bellavia.Si svolgerà, ad ingresso libero, dal 17 al 19 maggio nella Biblioteca Bellini, via di Sangiuliano, 307- Catania

Per la prima volta, da un’idea di Lucia Caruso, da segnalare, il “Silent reding party”, un’ora con un libro e senza telefono. Lettori “silenziosi” potranno partecipare portando il proprio libro preferito, un tappetino o un cuscino. Si dovrà spegnere il cellulare, volendo condividere la propria lettura tra un benvenuto di rito, una brioche e un caffè.

Festival dell’autobiografia: la vita come narrazione tra silenzi e scritture

“Caro silenzio, aiutami a non parlare di te, aiutami ad abitarti”, scrive Chandra Livia Candiani, ne “Il silenzio è cosa viva”. E se ci chiediamo perché il silenzio è cosa viva possiamo sviluppare una riflessione su come esso non significhi tacere. Ma è stare in compagnia “di qualcosa di tenero e avvolgente”, è tendere una mano tra le parole e l’assenza. L’ideatrice Lucia Caruso

Lucia Caruso, ideatrice
L’ideatrice Lucia Caruso

Il silenzio non come un vuoto nulla, non come assenza di rumore, bensì luogo in cui realizzare un’originaria narrazione di sé. Per cogliere quel colloquio interiore che ognuno di noi intrattiene con le voci e i silenzi della propria anima, stando dentro noi stessi, consapevolmente.
Il silenzio come forma vivente di meditazione e bellezza, come cura, come ricerca della verità, stato di grazia. I silenzi parlano, urlano, e rimangono inevitabilmente “una forma di parola” nei paesaggi fuori e dentro di noi.

 Festival dell’autobiografia: raccontarsi attraverso il silenzio

«Per questa seconda edizione del Festival abbiamo scelto di narrarci attraverso il tema del Silenzio. Ma cosa ci consente di costruirci un’identità e di trovare un posto nel mondo? E’ la narrazione ed è proprio da questa premessa che emerge la necessità di valutare l’importanza della scrittura autobiografica che diventa così un potente mezzo di auto-guarigione. Di presa in carico della propria storia. Di ampliata consapevolezza delle proprie ferite e della possibilità di guardare al proprio passato da un altro punto di vista. Stabilendo un distanziamento emotivo e filosofico dagli eventi traumatici, che permette di poter maggiormente convivere  con il proprio presente. Rafforzando nel contempo la propria capacità di reagire ad un passato debilitante che inibisce il  proprio progetto di vita.

Come sostiene Franco Cambi: “l’autobiografia è, allora, processo formativo, esperienza di formazione, modellizzazione «rieducativa» di sé, coltivazione narcisistica, esercizio letterario ecc. Ma è soprattutto iter formativo. Un viaggio nel sé, per sé, per darsi forma” […]. L’autobiografia cambia il soggetto. Lo rimette a fuoco in modo nuovo. Ne sposta il baricentro, l’immagine, il senso.

Il ricorso sempre più frequente a tali approcci è dovuto in prima istanza al fatto che i metodi autobiografici, sollecitando a riflettere e ripercorrere la propria vita, raccontata o scritta attraverso la voce dei singoli protagonisti, è dovuto non soltanto alla legittimazione della loro utilità quale metodi di ricerca scientifica, ma anche per la loro funzione educativa, terapeutica, rieducativa, autoeducativa e di auto-orientamento, aprendo altresì alla prospettiva del lifelong learning.

Il soggetto che narra, infatti, ricostruisce gli episodi della sua vita dotandola di senso. È un soggetto capace di porsi interrogativi, di scrutare dentro di sé e di trovare/costruire la propria identità. È terapeutica, perché permette di prendersi cura soprattutto nei momenti difficili, ed è educativa e formativa perché raccontando le nostre esperienze conosciamo meglio noi stessi rafforzando altresì le capacità metacognitive e di auto-orientamento, dotando di significati sempre più ampi le nostre azioni.  Attraverso la scrittura autobiografica l’individuo non solo ha la capacità di rivedersi, ma cosa ancora più importante ha la possibilità di riprogettarsi e di recuperare le potenzialità residue insite in ognuno di noi, nonostante tutto», dichiara Lucia Caruso, presidente dell’associazione L’Albero Filosofico.
Ricchissimo il programma interamente illustrato  all’interno del sito www.alberofilosofico.it alla voce EVENTI