Un aspetto sconosciuto dei prigionieri di guerra italiani, catturati nell’ultimo conflitto mondiale e trasferiti negli Stati Uniti, colmerà alcune lacune di una parte di storia con una mostra fotografica visitabile all’interno del percorso del Museo dello Sbarco in Sicilia 1943, alle Ciminiere di Catania.
L’esposizione intitolata “Prigionieri di guerra a Camp Letterkenny, Chambersburg, Pennsylvania 1944-1945” propone pannelli che riproducono le foto e la vita quotidiana dei detenuti. La mostra costituisce un tassello che si aggiunge a quanto già noto del recente passato e per questo è stata prontamente autorizzata dal sindaco metropolitano, Salvo Pogliese, in quanto ritenuta utile per ampliare lo spettro conoscitivo del periodo e per fornire anche ai docenti scolastici un ulteriore strumento didattico.
Le immagini, provenienti da collezioni pubbliche e private – si legge in una nota dell’ufficio stampa della Città metropolitana di Catania – sono il risultato di una lunga ricerca archivistica dedicata ai militari italiani che furono detenuti in appositi campi negli Stati Uniti. Il numero dei prigionieri italiani ammontò a circa 51 mila. Dapprincipio essi vennero trattati alla stessa stregua di quelli catturati da tedeschi e giapponesi, ma a partire dal marzo del 1944, pochi mesi dopo la firma dell’armistizio che mise fine alle ostilità tra Italia e gli Alleati, le autorità militari americane offrirono ai prigionieri italiani la possibilità di cooperare in attività connesse con lo sforzo bellico americano, escluso il combattimento. Ben 35 mila aderirono all’invito, gli altri 16 mila si dichiararono irriducibili: erano costoro fascisti, ma anche comunisti e intellettuali di alto profilo etico. Il campo era destinato esclusivamente ai prigionieri militari italiani molti dei quali avevano deciso di collaborare con gli americani.
I detenuti di guerra collaboranti furono inquadrati nelle ISU (Italian Service Units). Nel Camp Letterkenny essi costruirono una chiesa, che fu inaugurata dalla più alta autorità ecclesiastica in carica in quel tempo negli USA, il cardinale Amleto Cicognani. L’edificio di culto cattolico, subito dopo la guerra, fu dichiarato monumento storico.
L’iniziativa di Catania è stata organizzata da Luigi Falanga rotariano e figlio di un reduce paternese morto recentemente, quasi centenario, dopo aver pubblicato un memoriale dedicato ai nipoti.
Presenti, tra gli altri, il curatore della mostra Flavio Giovanni Conti, autore di molteplici e importanti saggi dedicati al tema, che ha illustrato il contesto storico in cui furono scattate le foto; Antonio Brescianini presidente dell’Ampil; Nello Catalano e Lia Ragusa, rispettivamente presidente Rotary Club Catania e assistente governatore Distretto 2110 Rotary.
La mostra è visitabile fino al 7 gennaio 2020, da martedì a domenica, dalle ore 9 alle 17 (ultimo ingresso ore 15).
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