Le si illuminano gli occhi quando mi racconta del suo passato, proprio quegli occhi che “accusa” di non farle vedere più le cose nitidamente, come una volta. Prende respiro, mentre le sue parole riaprono pagine di vita, che assumono consistenza e diventano fasi di un film, nella descrizione meticolosa ma spontanea che la signora Grazia ne dà. Nulla di particolare, si potrebbe pensare, una certa capacità di formulare la conversazione in modo armonico e fluido, se non fosse che ad avere questa “eloquenza” è una donna di cento anni.
Grazia Messina è nata un secolo fa, il 17 giugno del 1917 ad Acireale ed ha trascorso la sua vita a S. M. Ammalati. La nostra conversazione prende vita piano piano. Il tempo necessario delle presentazioni, di mettersi a proprio agio e poi i ricordi scorrono progressivamente, in una condivisione che ferma il tempo e fa rivivere “quello passato”, rendendolo ancora una volta protagonista.
Una delle cose che le piace mettere subito in evidenza è l’amore che da piccola aveva per gli studi. È fiera degli anni delle elementari che ha potuto svolgere e di quelle tabelline che, come in un gioco, si diverte a ripetere. Immediatamente, rifletto sull’importanza e sull’incidenza, nella vita concreta, che avevano un secolo fa i pochi anni di studi condotti da chi aveva la fortuna di poterli fare. “Pochi ma buoni” come recita la nota formula e, soprattutto, applicabili al quotidiano.
Torno alla parole della signora Grazia, che mi descrive una vita semplice, fatta di amore per la famiglia di origine e per quella creata con il marito. Mi racconta il lavoro svolto in casa, nel suo giardino, con i suoi fiori, la collaborazione, spesso, data al suo sposo, il signor Giuseppe, nell’attività di calzolaio. I suoi occhi si velano di lacrime, proprio quando mi parla di lui, del loro “matrimonio d’amore”. Descrive la loro storia con un’emozione che coinvolge inevitabilmente e rievoca il dolore costante per la sua perdita, seppur avvenuta già da tempo.
La voglia di raccontare, tuttavia, riprende il sopravvento ed estende i ricordi a quei momenti di condivisione del tempo con le amiche, quando, tutte insieme, tra una risata e l’altra, svolgevano i lavori all’uncinetto o il ricamo, che lei, poi, protraeva fino a tarda sera. Le due figlie, Maria ed Angelina, presenti a questa nostra conversazione, ricordano quando tornavano a casa da scuola e trovavano la tavola imbandita, preparata con cura in ogni piatto. “Il senso della famiglia”, lo definiscono, quel ricorrente momento di serenità, che la madre, rigida al momento giusto, ha saputo tramandare loro, oltre alle cure affettuose e costanti che ha loro riservato. Altra pausa di riflessione sul fatto che la famiglia fosse il punto focale della vita di una donna e ne determinasse le scelte.
A questo punto le chiedo se ha riscontrato qualche differenza stridente che ci vuole segnalare tra l’epoca attuale in cui vive e quella lontana in cui ha vissuto (nata durante la Grande Guerra e testimone degli eventi durante il secondo conflitto mondiale). Risponde che i “valori” erano basilari ai “suoi tempi” e che sembrano, purtroppo, essersi ridimensionati oggi. Riscontra la differenza soprattutto nella donna, nel suo modo di vivere la famiglia e l’impegno ad essa connesso. A tal proposito, mi descrive i lavori fatti con le sue mani per le figlie, che mi mostrano con orgoglio un quadro ad uncinetto da lei realizzato. Le stesse figlie che l’accudiscono con tanto amore e riconoscenza.
Quando le chiedo come si svolgerà l’inizio della giornata festiva del compleanno, mi risponde, senza esitazione, con la “S. Messa”, per lei officiata da padre Salvatore Scalia, nella chiesa di S. Pietro e Paolo ad Acireale, per avere “la benedizione di Dio”, che ringrazia ogni giorno. La gioia dei suoi cari è lecita per una presenza costante nella loro vita ed i festeggiamenti dovuti. Incontrarla, parlarle, condividere la sua esperienza di vita, mi ha indotto a riflettere su come siano cambiate molte cose nella nostra contemporaneità, quasi un “faccia a faccia” con le differenze, che, tuttavia, non può che arricchire l’animo e maturare riflessioni costruttive. Un esempio di coraggio nel vivere ed affrontare le prove quotidiane con serietà, amore e tanta pazienza. Alla signora Grazia vanno i nostri auguri per il traguardo raggiunto e per aver condiviso con noi la sua esperienza.
Rita Messina