La politica pratica consiste nell’ignorare i fatti. Con tali parole lo storico americano Henry Adams nel XIX secolo provava a spiegare i fatti della sua nazione. La vicenda storico-politica del genocidio della popolazione armena, di cui oggi si ricorda il Centenario, ne è una lampante riprova. Gli armeni “ammazzati” sistematicamente nel 1915 dai militari turchi furono circa due milioni. Ancora oggi la Turchia declina ogni responsabilità storica.
L’intricata e complessa vicenda dell’omicidio di Harant Dink, giornalista armeno ucciso nel 2007 a Instabul reo di aver “ricordato” l’esistenza del genocidio, mostra una serie di remore (fitte ed oscure trame che coinvolsero apparati dello stato, esercito, servizi segreti e gruppi ultra nazionalisti) con le quali il governo turco ancora oggi omette la verità sul genocidio degli armeni. In Turchia parlare del genocidio degli armeni è un reato, anzi, un attentato all’unità nazionale (si pensi al recente intervento di Papa Francesco).
Parlare del genocidio, come direbbero i Fratelli Taviani – autori del film “La masseria delle Allodole” tratto dall’omonimo romanzo di Antonia Arslan – significa porre rimedio a una “memoria tradita”. “Il genocidio, qualsiasi esso sia – hanno affermato i Taviani – è la forma di guerra più terribile che esista perché coinvolge persone che prima si amano e poi si odiano”. È importante soffermarsi sull’atteggiamento attuale della comunità internazionale. Lo storico Alessandro Campi pone giustamente l’attenzione sul possibile ingresso della Turchia nell’Unione Europea: “Ogni paese europeo, a partire dalla Germania, si è assunto le sue responsabilità che aveva avuto in vicende tragiche a tutti noti. I paesi ex comunisti che sono entrati in Europa a loro volta hanno dovuto fare i conti con le vicende del totalitarismo sovietico, assumendosi ciascuno le proprie responsabilità. Se l’Europa intende accettare la Turchia deve costringere quest’ultima a farsi un esame di coscienza e ad assumersi di fronte alla comunità internazionale le sue responsabilità”.
Il film dei fratelli Taviani non è un film che narra una storia di buoni e cattivi ma un film che preserva una fonte di speranza per il futuro (la conclusione del film è emblematica perche a salvarsi sono due ragazzi, che rappresentano, a dire dei Fratelli Taviani, il ponte con il presente). Quando Hitler elaborò gli ultimi dettagli dello sterminio degli ebrei, un colonnello delle SS, forse un po’ sbigottito, rivolse questa domanda al Fuhrer: “Un giorno non pensate che il mondo si scandalizzerà?”. Hitler, al solito in maniera disarmante, affermò: “C’è stato qualcuno che si è ricordato del genocidio degli armeni? No! Allora avanti!”. Le parole di Hitler pronunciate nel 1939 danno pienamente ragione, paradossalmente, al Santo Padre Francesco, che ha dichiarato e ricordato il genocidio degli armeni come il primo del ventesimo secolo. Il governo turco e il suo premier Erdogan non possono continuare a fare finta di niente. Il mondo sa già.
Domenico Strano