L’associazione culturale Scarti, per il centenario della nascita di Don Lorenzo Milani ha organizzato un momento di letture pubbliche nell’anfiteatro Lorenzo Vecchio ad Acireale. E’ stato un importante incontro per ricordare e far avvicinare, anche i più giovani tra il pubblico acese, alla figura di uno degli educatori di rilievo del novecento.
La serata di letture ha avuto il patrocinio del Comune di Acireale. Ha coordinato e contestualizzato le letture il professore Sebastiano Vecchio, docente di Filosofia e Teoria dei linguaggi al dipartimento di Scienze Umanistiche dell’università di Catania.
Far parlare Don Lorenzo Milani tramite gli estratti dei suoi brani, a cento anni dalla nascita, è stato un importante momento di aggregazione per la città. E ricordare le parole del prete ed educatore fiorentino è certamente un’occasione per riflettere su come la sua figura abbia inciso sull’intera società italiana.
Coincidenza dei cento anni della nascita di Don Milani e Henry Kissinger
Per un curioso caso del destino, i cento anni della nascita di Don Milani coincidono anche con quelli della nascita di Henry Kissinger. Consigliere,questi, per la Sicurezza Nazionale e Segretario di Stato degli Stati Uniti durante i governi di Nixon e Ford. Fa riflettere perché, seppure con dinamiche e storie differenti, i due uomini che si trovano sia geograficamente che culturalmente agli antipodi, hanno messo a centro del loro operato un’etica dell’occuparsi.
Don Milani era un prete, certo, non un diplomatico, né tantomeno un politico, ma era un prete che, da prete, gridava I care in un’Italia che usciva dall’immediato dopoguerra. Quando pensare ad una scuola e ad un’educazione inclusiva era qualcosa di più che rivoluzionario. Gridare I care era l’esatto opposto “del me ne frego“ fino a poco prima presente nel nostro paese. Una nuova sfida culturale di coscienza e democrazia.
Per Don Milani era importante accogliere, non lasciare indietro nessuno dei suoi studenti, includere ed accogliere, senza girarsi dall’altro lato, provare a colmare i gap di censo e provenienza sociale dei suoi allievi con l’istruzione, donando loro la possibilità di ciò che stava iniziando a costituirsi come una forma di sapere e di conoscenza democratiche. Per lui era importante continuare ad accogliere nonostante la scomunica ricevuta. Non era importante selezionare gli studenti, quanto dotarli di strumenti, farli arrivare.
Selezione di lettere di Don Milani
Dunque, i brani letti nel corso della serata e introdotti dal professore Vecchio, erano selezionati da alcune lettere di Don Milani. Precisamente, la lettera ai cappellani militari del 1911. A leggere il testo, Giuliano Tomarchio e Chiara Amato dell’associazione culturale Scarti. Nel brano Milani scrive quale sia il valore dell’obbedienza, fino a che punto questa debba arrivare, quando davvero occorra e quando, invece, serva ricorrere all’obiezione.
La seconda lettura, invece, era estrapolata da La lettera ai giudici e letta dai giornalisti Mario Agostino ed Orazio Vecchio e dal professore Vecchio che ha sempre contestualizzato il brano prima della lettura. In questo estratto, invece, Don Milani si interrogava sull’assurdità delle guerre, se mai dovesse esisterne una giusta. Con uno stile provocatorio, Don Milani redige una sorta di autodifesa in forma di lettera in cui fa perno sulla necessità di impegnarsi a consolidare una responsabilità civile nel vivere insieme. Con una libertà di coscienza e non di violenza.
Mentre il professore Vecchio e gli altri lettori intervallavano le letture, pensavo se avesse senso chiedere il perché della lettura di Don Milani dopo così tanto tempo. La risposta, credo, anzi sono certa mi sia arrivata ascoltando ogni parola letta. Perché quest’incontro ha dato alla comunità la possibilità di riflettere su una figura, quella di Milani, che è antesignana di una modernità fuori dal comune. E che ha chiaramente avuto grande impatto sulla pedagogia contemporanea e sul valore che si dovrebbe conferire alla cultura come mezzo di emancipazione.
Chi è stato Don Milani ?
Don Lorenzo Milani è stato un presbitero, docente ed educatore cattolico. La sua figura di prete è legata all’esperienza didattica rivolta ai bambini poveri nella disagiata e isolata scuola di Barbiana. Qui è stato fondatore di scuole serali popolari per giovani operai e contadini. L’esperienza di Barbiana servì, tra le altre cose, a stimolare un ampio dibattito sulla scuola dell’obbligo e sul futuro della pedagogia.
I suoi scritti innescarono aspre polemiche, coinvolgendo anche la Chiesa cattolica, gli intellettuali ed i politici dell’epoca. Don Milani fu un aperto sostenitore dell’obiezione di coscienza opposta al servizio militare maschile che, all’epoca, era obbligatorio in Italia. Dunque, per tale motivo fu processato per apologia di reato, in primo grado venne assolto “perché il fatto non costituisce reato”, mentre in appello morì prima che si giungesse a sentenza.
Tra alcune delle opere di Don Milani: L’obbedienza non è più una virtù, I care, Lettere a una professoressa, Obiezione di coscienza.
Giulia Bella