Continuando la serie dei “magnifici 8”, cioè degli anni che finiscono con l’8, il nostro Nino Ortolani ci parla oggi del 1918, l’anno che vide la fine della prima guerra mondiale, ma in cui successero anche altre cose, pure a livello locale.
“Gloria in excelsis Deo et in terra pax…” (Lc. 2,14). Con quanto stupore avranno ascoltato i pastori questa rassicurazione sulla pace nella terra mentre constatavano tutto il contrario. In terra non c’è pace da quando Caino alzò la mano fratricida; non c’è stata pace nel cuore di Caino e di tutti i suoi eredi che mascherano il gesto omicida con tante scusanti: “poverino”… e qui lunghi discorsi sulla patria, sulla legittima difesa, sulla difesa preventiva, ecc….; l’elenco sarebbe lungo e i libri di storia ne sono pieni. Ma, grazie a Dio, ci sono le eccezioni; infatti gli angeli, nel parlare di pace, hanno specificato: “pax hominibus bonae voluntatis”.
I pastori hanno ricevuto l’invito a recarsi in una grotta per vedere in una mangiatoia il Bambinello. Quanta pace nel cuore dei genitori: di Giuseppe – uomo giusto – e di Maria – unica creatura preservata dal peccato originale –.
La Chiesa ci invita ogni anno a vivere l’atmosfera di quella Santa notte. Bellissima la testimonianza di quei soldati della prima guerra mondiale che nel 1914 (il primo anno di belligeranza, quando l’Italia non era ancora entrata in guerra), approfittando della tregua natalizia attraversarono il fronte per celebrare il Natale assieme ai fratelli – nemici (meraviglioso ossimoro). Ma gli ordini si devono rispettare, per cui finito il Natale ripresero a spararsi.
Nel libro “Il cuore di un vescovo del Sac. – Giuseppe Dott. Cristaldi” (sic) si legge quanto ha sofferto Mons. Arista nel vedere “… Spopolarsi il seminario” perché “la guerra voleva il contributo di tutti”. Il vescovo radunava i “partenti per le armi in cattedrale, attorno all’altare della celeste Patrona di Acireale, celebrava per loro la S. Messa e poi parlava come sapeva parlare lui…”
Il primo luglio 1918 venne collocata nella cappella di S. Venera, alla presenza del vescovo, la cancellata in ferro battuto opera del cav. Paradiso. Ci si preparava ai festeggiamenti della Santa Patrona, ma soprattutto si pregava perché la guerra finisse al più presto. Infatti dopo qualche mese finì. Nel Bollettino di guerra n. 1268 del 4 novembre 1918 si legge: “La guerra contro l’Austria – Ungheria […] è vinta”.
“Pace, o fratelli, e fate che le braccia,
ch’ora o poi tenderete ai più vicini,
non sappiano la lotta e la minaccia”,
si legge ne “I due fanciulli” del poeta di Castelvecchio, Giovanni Pascoli.
L’euforia del trionfo portò noi italiani a non far tesoro degli avvertimenti della storia, così la minacciosa scure del “fascio” solo dopo pochi lustri si abbatté sull’Italia scatenando la terribile seconda guerra mondiale.
Nino Ortolani