Alle prime luci dell’alba dell’8 aprile, sabato Santo, improvvisamente è venuto a mancare a Molfetta il dott. Domenico (affettuosamente chiamato Mimmo) Cives. Medico di famiglia di tante generazioni di molfettesi, lo era stato pure del Venerabile servo di Dio, Mons. Tonino Bello, Vescovo di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi. L’esperienza della malattia del Vescovo lo colpì profondamente, tanto da tradurla nel libro “Parola di uomo, don Tonino Bello, un vescovo per amico” (edizioni Paoline).
Dopo aver letto il libro, che ho avuto anche il privilegio di recensire su “La Voce dell’Jonio”, invitai il dott. Cives a Giarre a tenere un incontro pubblico sul tema “L’assistenza al malato terminale”. Da allora abbiamo instaurato una bella amicizia durata nel tempo.
Nel settembre scorso, in occasione del Congresso Eucaristico nazionale, celebrato a Matera, venne a trovarmi e abbiamo trascorso insieme un bel momento.
L’ultimo incontro con Mimmo Cives
Nulla faceva presagire che quello sarebbe stato l’ultimo incontro su questa terra. E, invece, per quelle insondabili vie che solo il Signore conosce, Mimmo si è addormentato – per aprirsi allo stupore di Dio. – Proprio, come scriveva don Tonino, nel “Giorno della speranza, in cui si fa il bucato dei lini intrisi di lacrime e di sangue, e li si asciuga al sole di primavera perché diventino tovaglie di altare …”. E rivolgendosi alla Madonna, continua: “Madre dolcissima, prepara anche noi all’appuntamento con lui. Destaci l’impazienza del suo domenicale ritorno. Adornaci di vesti nuziali. Per ingannare il tempo, mettiti accanto a noi e facciamo le prove dei canti. Perché qui le ore non passano mai” (Maria donna del sabato Santo).
Alla notizia della sua morte ho ripreso tra le mani, con commozione, il libro da lui scritto e, ancora una volta, mi sono soffermato sulla premessa che motiva il perché aveva deciso di scriverlo. “La vita è segnata da eventi che invitano alla riflessione e che non ci consentono di rimanere sempre uguali a noi stessi. Non poteva sfuggire a questa regola che, come me, ha convissuto e compatito il tragico destino di un malato, il quale, armato di una fede stupefacente e rifiutando l’aggettivo terminale, ha ingaggiato una lotta impari contro un drago invincibile … Parlerò di un uomo che ha lottato con il coraggio dell’incoscienza, che ha inevitabilmente perso la battaglia contro la morte ma ha ottenuto tante vittorie grazie al calore della solidarietà”.
Mimmo Cives e il libro su monsignor Bello
A pagina 182 del libro, Mimmo motiva il titolo del libro, con queste parole: “… Prima di andare via, temendo di non poterlo ritrovare in vita l’indomani, gli chiesi: ‘Mi starai sempre vicino?’. Allora mi guardò e, sorridendo, col capo fece un cenno affermativo. ‘Parola di uomo?’ incalzai, conoscendo il profondo significato che attribuiva a quella formula. ‘Parola .. di .. vescovo, fu la risposta con la quale volle dare maggiore solennità alla promessa”.
Sono certo che alle prime luci dell’alba del sabato Santo, don Tonino sia andato a prendere Mimmo per condurlo all’incontro con il Padre. Avrà recitato , per il suo fidato e amico medico, la stessa preghiera rivolta a Maria, donna dell’ultima ora: “Santa Maria, donna dell’ultima ora, disponici al grande viaggio. Aiutaci ad allentare gli ormeggi senza paura. Sbriga tu stessa le pratiche del nostro passaporto. Se ci sarà il tuo visto, non avremo più nulla da temere sulla frontiera. Aiutaci a saldare, con i segni del pentimento e con la richiesta di perdono, le ultime pendenze nei confronti della giustizia di Dio. Procuraci tu stessa i benefici dell’ amnistia, di cui egli largheggia con regale misericordia. Mettici in regola le carte, insomma, perché, giunti alla porta del paradiso, essa si spalanchi al nostro bussare”.
A-Dio Mimmo carissimo, mi mancheranno i tuoi messaggi, la condivisione degli scritti di Diritto canonico di tua figlia, lo scambio di esperienze. Dal cielo, ricordati anche di me e, dai a don Tonino un abbraccio, ringraziandolo per essere stato in questi trenta anni dalla sua morte, una guida e un testimone esemplare nella mia vita sacerdotale.
Don Roberto Strano