A Catania cala il sipario sulla “straordinaria” festa di Sant’Agata, interamente social, celebrata nel silenzio, a porte chiuse, senza le tradizionali processioni e manifestazioni cittadine.
Una festa inusuale, tutta casalinga, dove sullo schermo della Tv e dai social è apparso il volto di “Agata bella, Agata buona”. Il suo sorriso benedicente ha portato conforto, benedizione, serenità, armonia e la speranza che presto finirà il turbine della pandemia. Questo morbo ha creato innumerevoli disagi sociali, economici, lavorativi ed ha imposto nuovi stili di relazione e di comunicazione tra le persone.
Fede e devozione
Il ritornello del salmo responsoriale “Alle tue mani, o Signore, affido la mia vita “dovrebbe diventare – ha detto l’Arcivescovo Gristina – l’invocazione costante. Specie in questi difficili momenti segnati dalla pandemia”.
Il volto sereno e dolce di Agata ha sollecitato preghiere, invocazioni di grazie e devoti ringraziamenti per i beni ricevuti nel corso dell’anno. E tutto ciò è segno di fede e si chiama “devozione”.
In un incontro dell’Ordine dei Giornalisti si è dibattuto il tema del come “comunicare il sacro” e “incontrare Sant’Agata” anche “senza la festa”, ma “con Lei nel cuore”, come hanno detto tanti devoti rispettosi delle norme di prevenzione del contagio.
Quest’anno la festa di Sant’Agata è stata social
Sembra che quest’anno si sia rinnovato il brano evangelico dell’incontro di Gesù con Zaccheo: “Scendi, oggi vengo a casa tua”. Grazie alle dirette streaming delle celebrazioni coordinate dall’Ufficio di Comunicazioni sociali dell’Arcidiocesi, diretto da don Giuseppe Longo, Sant’Agata è entrata nelle case dei catanesi e non solo. Lo conferma il numero delle 273.900 visualizzazioni della Messa dell’Aurora il 4 febbraio, arricchite dai numerosi e commoventi messaggi d’invocazione, preghiera, ringraziamento.
L’incontro con Sant’Agata si è così allargato ad un numero maggiore di persone. E sono stati osservati alcuni particolari della “cammaredda”, che per molti è carica di misteri e di racconti popolari.
Il martirio di Agata come testimonianza
Nei diversi interventi televisivi e nelle omelie dell’Arcivescovo il tema della devozione popolare – adesione agli aspetti spirituali e formali del culto o delle pratiche religiose – era ricorrente. E sempre collegato all’impegno cristiano di testimonianza riferendosi espressamente al termine martirio di Agata. (Dal greco martus:’testimone’, colui che annuncia, attesta e grida la gioia della Resurrezione).
La vera testimonianza impegna la coerente imitazione di Agata, del suo eroico gesto di fedeltà, di amore e dono per la sua città.
Tutti cittadini e devoti…..
Nell’appello-invito ripetuto quest’anno nel silenzio “Siamo tutti devoti tutti. Cittadini Viva Sant’Agata” si concentra l’intensità di amore e di devozione del “popolo di Sant’Agata” che ama la sua città, la onora e la rispetta.
Il richiamo all’essere “cittadini” sollecita, appunto, un impegno civico di rispetto della città e di cooperazione nel farla crescere e sviluppare in maniera armonica e positiva nella ricerca del bene comune.
Nella tradizione antica della festa il Busto reliquario la mattina del 4 febbraio veniva consegnato alla cittadinanza per la processione del giro esterno.
“La devozione fa rima con imitazione” ed il vero devoto imita le virtù di Sant’Agata nella purezza della vita; nella fedeltà al Vangelo e agli impegni del battesimo; nella carità verso i bisognosi e non solo di cose materiali, ma si mette a servizio della comunità, operando nella costante dimensione di “sentirsi ed essere un dono per gli altri”.
Giuseppe Adernò