“Il gelsomino della casa è completamente sciupato dalla pioggia e dalla tempesta degli ultimi giorni; i suoi fiori bianchi galleggiano qua e là sulle pozzanghere scure e melmose e nel basso tetto del garage. Dentro di me però, in qualche luogo, esso continua a fiorire indisturbato, esuberante e tenero come sempre. Espande il suo profumo tutt’intorno alla casa, dove tu abiti, mio Dio”.
Queste parole del Diario di Etty Hillesum, sono il migliore antidoto ad una vita scialba, senza motivazioni grandi e alle nostre convenzioni sempre più logorroiche e noiose. Di questi tempi, è veramente vitale avere dentro di noi un gelsomino che continui a fiorire esuberante e tenero.
Ultimamente ho provato una grande contentezza nel conoscere più approfonditamente la vita del Beato Padre Gabriele Maria Allegra. Le sue spoglie mortali, il 17 maggio 1986, sono state traslate nella chiesa del Convento San Biagio di Acireale. Il tutto ha avuto inizio con un invito rivoltomi dal nostro vescovo mons. Antonino Raspanti, di scrivere sul nostro Beato periodicamente su “La Voce dell’Jonio”, con l’intento di farlo conoscere di più e meglio.
Non lontano dalle nostre case, dal centro storico come dai quartieri che formano la città di Acireale, dai campi di calcio e dai luoghi del bere, del mangiare, del passeggiare e vicinissimo alle parrocchie, alle chiese che sono tante, alle biblioteche e alle scuole, riposa Giovanni Stefano Allegra, nato il 26 dicembre 1907, in San Giovanni La Punta (CT). Ovvero il nostro Beato Gabriele Allegra.
Una presenza silenziosa e profetica, un gigante della conoscenza e un pioniere in senso assoluto come il gesuita Matteo Ricci (1552 – 1610). Entrambi, pur vivendo in periodi diversi, sono entrati in Cina per la porta stretta della inculturazione. Essi si sono fatti cinesi con i cinesi, contaminando – senza travestimenti ed inganni – l’uno, il saio francescano, e l’altro, la veste nera del prete, con i panni dei bonzi, dei taoisti, dei confuciani. E dialogando con i sacri testi maggiori della cultura cinese.
L’esempio del Beato Gabriele Allegra
E’ stato detto che le nostre crisi sono segnate principalmente dall’assenza di maestri-testimoni, dalla mancanza di punti di ferimento. Tutto vero! Ma che dire di fronte alla nostra apatia?
Solamente dalla conoscenza e dalla frequentazione – santamente curiose – delle vite come quella del Beato Allegra, noi possiamo essere spinti a nostra volta a fare le scelte giuste. Magari audaci, nei paesi del nostro vivere e soprattutto nei luoghi dove, come cristiani, siamo stati chiamati ad annunciare il Vangelo.
Esso, anche secondo Pier Paolo Pasolini, è “il libro della perenne liberazione umana”. E come tale è come il fuoco che brucia le mani, dopo aver incendiato il cuore e la mente! La passione per il Vangelo e per la venuta del Regno di Dio, nel cuore del mondo, in Cina come altrove, furono i primi amori assoluti dell’umilissimo frate minore del Convento di Acireale.
Dal posto dove oggi riposano le spoglie mortali, dalla tomba di marmo, come un altare, posta nella chiesa di San Biagio, si devono udire le sue parole dolci e forti che chiedono a ciascuno di noi di non cedere allo scoraggiamento. Di non accettare di vivere come sudditi nelle retrovie della storia o nelle molte risacche di ogni colore, dove si tira solamente a campare, perchè – si dice – non c’è più nulla da fare!
Quando c’è un mondo che è cambiato, non è possibile presentarsi di fronte ad esso con la testa rivolta all’indietro. Con proposte che non sono tali, con giravolte di parole trite e ritrite.
“Vita con vita e non ombra di vita”, direbbe Cristina Campo.
E’ tempo di stare nel cambiamento, vivendo però un’esperienza più grande. Perché il Vangelo è una vita assolutamente nuova che nasce tra le barche, nel mare di Tiberiade, dove non mancano le tempeste improvvise. E, a sera, si può tornare con le reti vuote. Ma questa è la vita come rischio!
Un linguaggio adeguato ai tempi
In quest’epoca di globalizzazione e di multiculturalità il Beato Allegra ci chiede di superare il linguaggio ecclesiastico spesso anacronistico, noioso, moralistico, semplicemente incomprensibile per l’uomo contemporaneo. E’ tempo che la nostra Chiesa con tutte le sue forze presenti il Vangelo come senso per la vita reale e concreta della gente. Un Vangelo che non dà senso all’esistenza quotidiana non significa più nulla!
Il piccolo grande uomo, il Beato Allegra, il San Girolamo della Cina, chiede alla nostra Chiesa, ma soprattutto ai sacerdoti e ai religiosi di superare la facile tentazione di realizzare la “nuova” evangelizzazione come la ricerca soltanto di “nuove strategie pastorali”. Essa, principalmente, è un’eco dell’incontro con Cristo del Vangelo. Non con il Cristo appreso dalle riviste e dai libri, ma il Cristo che per la fede diventa tua vita, stile personale di comportamento.
Il Beato Allegra tradusse la Bibbia in cinese, realizzando il sogno di una vita: “Ormai il popolo cinese è al centro dei miei pensieri”.
Nel suo cuore egli matura il proponimento di conoscere e di far conoscere compiutamente il disegno di Dio che giunse al suo compimento in Cristo, centro dell’Universo, sviluppando una “teologia cosmica”. E qui si inserisce mirabilmente il rapporto, anche personale, tra Padre Allegra e Teilhard de Chardin: Cristo Alfa e Omega, Cristo Pleroma o compimento della creazione.
Un umilissimo figlio della Sicilia, divenuto discepolo del Gesù dei Vangeli, seguendo la via di Francesco di Assisi, diventa anche lui fratello universale. Raccogliendo e portando un progetto che fa tremare i polsi e ci fa dire che quello che diceva Cristina Campo si è avverato in Padre Gabriele Maria Allegra: “vorrei che si dicesse alla gente, con brutalità o con dolcezza parimenti violenta come faceva Cristo, “ricordati che hai un’anima e che un’anima può tutto”.
Le straordinarie opere del Beato Gabriele Allegra
Un solo uomo ha permesso, trovando altri fratelli collaboratori: – la fondazione dello Studio Biblico a Pechino (tra 1945-1948) e a Hong Kong (1948-1950-1073).
La fondazione dello Studio Sociologico a Singapore (1956-1963).
La traduzione della Bibbia in cinese, in un volume unico (1968).
Il completamento del Dizionario Biblico con tredicimila articoli (1975).
Se ci chiediamo dove il Beato Allegra trovasse una così grande energia per realizzare quello che meravigliosamente ha realizzato, io mi sento di rispondere, usando la stessa immagine iniziale di Hetty Hillesum, dicendo che in lui c’era “un gelsomino che fioriva indisturbato, esuberante e tenero” che ha i nomi: “Gesù, Maria, la Chiesa”. Un gelsomino che diede il suo profumo sino all’ultimo giorno della sua vita, il 26 gennaio1976.
Il futuro della nostra comunità, della Chiesa in Sicilia, del nostro popolo è ripensare in grande. Con una scelta culturale-spirituale di altissimo profilo e con una proposta di vita che prende tutto l’uomo. Seguendo la via tracciata da Gesù nel suo Vangelo, lui che è l’uomo nuovo, somma bellezza, l’Alfa e l’Omega, il compimento della Creazione.
Padre Gabriele Allegra va fatto conoscere a tutti, soprattutto ai giovani e deve essere portato nelle nostre scuole, nei Licei per additare ad ogni studente un futuro di conoscenza, di spiritualità, di sviluppo integrale, iniziando dalla nostra terra che è la Sicilia, crocevia di tante culture e baricentro del Mediterraneo.
Don Orazio Barbarino
Arciprete di Linguaglossa