Chiesa / Don Orazio Tornabene: riflettiamo sulla nuova esortazione apostolica ‘Laudate Deum’ del Papa

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Lo scorso 4 ottobre il Papa ha consegnato al mondo una nuova esortazione apostolica, dal titolo Laudate Deum (LD). In questo nuovo documento, il Pontefice lancia un ennesimo appello a tutti gli uomini di buona volontà. Appello sulla necessità di invertire la rotta dinanzi all’incalzare della crisi climatica.

Papa: ‘Laudate Deum’ / Continuo dell’enciclica ‘Laudato sì’

«“Lodate Dio” è il nome di questa lettera. Perché un essere umano che pretende di sostituirsi a Dio diventa il peggior pericolo per sé stesso». Dalle parole stesse del Papa si comprende che questa esortazione, anzitutto, vuole ridimensionare l’egoistica percezione che l’uomo ha di sé e che, come un vortice, sta rischiando di annientarlo. Inoltre, risalta immediatamente come la LD sia in continuità con l’Enciclica Laudato si’ (LS). La LS, infatti, in maniera più ampia affronta il tema della cura della casa comune. Invitando a riflettere ed a comprendere lo stretto legame tra la cura della persona umana e quella del Creato e viceversa. Sicché tutto è in relazione, tutto è connesso (ritornello che attraversa l’intera LS). Quindi, la Laudate Deum è un’eco della Laudato si’. Infatti, è sufficiente leggere l’indice delle citazioni che vi sono nella LD, per accorgersi che su 44 ben 19 sono della Laudato si’.

Al n. 4 della LD troviamo la motivazione che ha mosso il Papa a scrivere queste pagine: «La riflessione e le informazioni che possiamo raccogliere da questi ultimi otto anni ci permettono di specificare e completare ciò che abbiamo affermato qualche tempo fa. Per tale motivo, e perché la situazione sta diventando ancora più urgente, ho voluto condividere con voi queste pagine». Dunque, dopo otto anni dalla LS, il Pontefice ritorna su di un tema specifico dell’ecologia integrale, ovvero la crisi climatica.

Papa: ‘Laudate Deum’ / I contenuti dell’esortazione

L’esortazione LD è suddivisa in 6 capitoli e 73 paragrafi, attraverso i quali il Papa intende specificare e completare quanto già affermato nel precedente testo sull’ecologia integrale e, al tempo stesso, lanciare un allarme e una chiamata alla corresponsabilità di fronte all’emergenza del cambiamento climatico, prima che sia troppo tardi (cfr. LD, 18). L’esortazione guarda non solo al presente, ma è proiettata al futuro ed in particolare alla COP28 che si terrà a Dubai tra la fine novembre e gli inizi di dicembre (vd. Cap. 5 LD). Pertanto, papa Francesco ha voluto consegnare questa esortazione non solo perché desiderava specificare e completare quanto trattato nella LS, ma soprattutto perché ha sentito l’urgenza di appellarsi a quanti possono porre un limite alla critica situazione climatica, che è diventata particolarmente urgente.Enciclica laudato sì

Il Pontefice scrive: «Con il passare del tempo, mi rendo conto che non reagiamo abbastanza, poiché il mondo che ci accoglie si sta sgretolando e forse si sta avvicinando a un punto di rottura» (LD, 2) e «non c’è dubbio che l’impatto del cambiamento climatico danneggerà sempre più la vita di molte persone e famiglie» (LD, 2). Quindi, il Papa considera la crisi climatica come una «delle principali sfide che la società e la comunità globale devono affrontare» (LD, 3), anzitutto perché «gli effetti del cambiamento climatico sono subiti dalle persone più vulnerabili, sia in patria che nel mondo» (LD, 3).

Papa: ‘Laudate Deum’ / Capitolo primo: crisi climatica

Il primo capitolo è dedicato ad una disamina della crisi climatica globale. Difatti, spiega il Papa: «per quanto si cerchi di negarli, nasconderli, dissimularli o relativizzarli, i segni del cambiamento climatico sono lì, sempre più evidenti» (LD, 5); ed i frequenti fenomeni estremi, i quali si sono moltiplicati nell’arco del medesimo anno, sono da ritenersi «lamenti della terra […] espressioni tangibili di una malattia silenziosa che colpisce tutti noi» (LD, 5). Inoltre, papa Francesco afferma che è innegabile l’origine antropica di tale cambiamento (cfr. LD, 11).

L’aspetto che genera tristezza riguarda il fatto che, come al solito, si cerca di attribuire la colpa anche di tale crisi climatica ai poveri. Invece, nella realtà dei fatti una bassa percentuale più ricca della popolazione mondiale inquina di più rispetto al 50% di quella più povera (è sufficiente fare un giro nelle metropoli e vedere la mole di rifiuti che si producono, per prenderne consapevolezza). Inoltre, le emissioni di CO2 pro capite dei Paesi più ricchi sono di molto superiori rispetto a quelle dei più poveri. Come dimenticare che l’Africa, che ospita più della metà delle persone più povere del mondo, è responsabile solo di una minima parte delle emissioni storiche? (cfr. LD, 9).

Papa: ‘Laudate Deum’ / Problematiche del cambiamento climatico

Il Papa mette a tema anche la posizione di chi afferma che gli sforzi per mitigare il cambiamento climatico, riducendo l’uso di combustibili fossili, porteranno a una riduzione dei posti di lavoro. Ciò che sta accadendo, in realtà, «è che milioni di persone perdono il lavoro a causa delle varie conseguenze del cambiamento climatico: l’innalzamento del livello del mare, la siccità e molti altri fenomeni che colpiscono il pianeta hanno lasciato parecchia gente alla deriva […]. D’altra parte, la transizione verso forme di energia rinnovabile, ben gestita, così come tutti gli sforzi per adattarsi ai danni del cambiamento climatico, sono in grado di generare innumerevoli posti di lavoro in diversi settori. Per questo è necessario che i politici e gli imprenditori se ne occupino subito» (LD, 10). Siamo giunti ad un bivio.

Purtroppo, alcune manifestazioni di questa crisi climatica sono già irreversibili per almeno centinaia di anni, mentre lo scioglimento dei poli non può incedere per centinaia o migliaia di anni. Siamo, dunque, appena in tempo per evitare danni ancora più drammatici (cfr. LD, 16). Il Papa si appella a tutte le persone, perché è convinto che sia pressoché «urgente una visione più ampia […]. Non ci viene chiesto nulla di più che una certa responsabilità per l’eredità che lasceremo dietro di noi dopo il nostro passaggio in questo mondo» (LD, 18). Proprio così, ciò che si richiede è una responsabilità da parte di tutti nei confronti del Futuro. La responsabilità si gioca su questa consapevolezza: “devo rendere conto delle mie azioni, ma ancor di più delle mie omissioni”. Siamo così assuefatti da uno stile tecnocratico che non siamo più capaci di fare a meno dei conforti arrecati dalle tecnologie.

Papa: ‘Laudate Deum’ / Capitolo secondo

Ma possono queste creare disparità? È giusto che queste abbiano il potere di impoverire alcune zone del pianeta? Le risposte giungono nel secondo capitolo della LD. Poiché papa Francesco parla del paradigma tecnocratico che «consiste nel pensare come se la realtà, il bene e la verità sbocciassero spontaneamente dal potere stesso della tecnologia e dell’economia» (LD, 20) e «si nutre mostruosamente di sé stesso» (LD, 21), basandosi sull’idea di un essere umano senza limiti. Sembra di trovarci dinanzi ad una Babele 3.0., tuttavia, a differenza del racconto di Genesi, nel quale fu il disordine dovuto alla mescolanza del linguaggio a non consentire alle persone di comprendersi vicendevolmente, oggi, questa confusione, questa mancanza di comprensione, che non aiuta al dialogo civile e pacifico, scaturisce dall’uso irresponsabile e sconsiderato della tecnologia.

Adesso, infatti, il rischio che si paventa dal dominio tecnocratico è più grande: è l’annientamento del Creato tutto.  Sottolinea il Papa che «mai l’umanità ha avuto tanto potere su sé stessa e niente garantisce che lo utilizzerà bene, soprattutto se si considera il modo in cui se ne sta servendo […]. È terribilmente rischioso che esso risieda in una piccola parte dell’umanità» (LD, 23; LS, 104). Purtroppo, come insegnano i fatti della seconda guerra mondiale, «l’immensa crescita tecnologica non è stata accompagnata da uno sviluppo dell’essere umano per quanto riguarda la responsabilità, i valori e la coscienza» (LD, 24). La nostra generazione come percepisce il suo impatto con ciò che ne consegue? E come si sente nei confronti delle generazioni future?

crisi climaticaPapa: ‘Laudate Deum’ / Il “problema” della tecnologia

Il Papa ribadisce che «il mondo che ci circonda non è un oggetto di sfruttamento, di uso sfrenato, di ambizione illimitata» (LD, 25). Comprendiamo bene come al cuore del problema si colloca la decadenza etica del potere. Si sono compiuti «progressi tecnologici impressionanti e sorprendenti, e non ci rendiamo conto che allo stesso tempo siamo diventati altamente pericolosi, capaci di mettere a repentaglio la vita di molti esseri e la nostra stessa sopravvivenza» (LD, 28).

Afferma il Papa: «La decadenza etica del potere reale è mascherata dal marketing e dalla falsa informazione, meccanismi utili nelle mani di chi ha maggiori risorse per influenzare l’opinione pubblica attraverso di essi». Il meccanismo adottato, che oserei definire ingannevole, fa in modo di convincere intere popolazioni delle zone dove si vogliono realizzare progetti, i quali risulteranno inquinanti, illudendole che si potranno generare delle opportunità economiche e occupazionali, ma «non viene detto loro chiaramente che in seguito a tale progetto» (LD, 29) vi saranno una terra sfigurata e condizioni di vita molto più sfavorevoli.

Qui si colloca una forte accusa al sistema economico attuale: «la logica del massimo profitto al minimo costo, mascherata da razionalità, progresso e promesse illusorie, rende impossibile qualsiasi sincera preoccupazione per la casa comune e qualsiasi attenzione per la promozione degli scartati della società […]. Estasiati davanti alle promesse di tanti falsi profeti, i poveri stessi a volte cadono nell’inganno di un mondo che non viene costruito per loro» (LD, 31). Il Papa invita quanti sono nati con migliori condizioni di sviluppo a porsi delle domande di senso «nella propria coscienza, e di fronte ai figli che pagheranno per i danni delle loro azioni» (LD, 33), quale sia il senso della loro vita, del loro passaggio su questa terra, in definitiva, quale sia il senso del loro lavoro e del loro impegno? (cfr. LD, 33).

Papa: ‘Laudate Deum’ / Capitolo terzo: accordi tra stati per la crisi climatica

Altro tema importante, affrontato nel terzo capitolo dell’esortazione, è quello inerente alla debolezza della politica internazionale. Più volte, viene ribadita la necessità di favorire «gli accordi multilaterali tra gli Stati» (LD, 34). Il Papa spiega, infatti, che quando si parla della possibilità di qualche forma di autorità mondiale regolata dal diritto, non necessariamente si deve pensare a un’autorità personale, bensì a organizzazioni mondiali più efficaci, dotate di autorità per assicurare il bene comune mondiale, lo sradicamento della fame e della miseria e la difesa certa dei diritti umani fondamentali.

L’aspetto del multilateralismo, secondo il Pontefice, non deve confondersi con una autorità mondiale concentrata in una sola persona o in un’élite  con un eccessivo potere. Quindi, «più che salvare il vecchio multilateralismo, sembra che oggi la sfida sia quella di riconfigurarlo e ricrearlo alla luce della nuova situazione globale» (LD, 37). In questo numero 37, non a caso viene citata l’Enciclica Fratelli tutti (FT), riconoscendo che tante aggregazioni e organizzazioni della società civile aiutano a compensare le debolezze della Comunità internazionale (cfr. LD 37, FT, 175). In questo contesto, il Papa cita il processo di Ottawa contro l’uso delle mine antiuomo, il quale mostra come la società civile crea dinamiche efficienti che l’ONU non raggiunge, sicché il principio di sussidiarietà si possa applicare anche ai rapporti globali.

Papa: ‘Laudate Deum’ / La “democratizzazione”

Dopo aver riaffermato il primato della persona umana e della difesa della sua dignità al di là di ogni circostanza, papa Francesco spiega che è necessario, dunque, disegnare un quadro diverso per una cooperazione efficace. Non è sufficiente pensare agli equilibri di potere, ma è necessario anche riflettere sulla necessità di rispondere alle nuove sfide e di reagire con meccanismi globali. Servono «regole universali ed efficienti» (LD, 42). «Tutto ciò presuppone che si attui una nuova procedura per il processo decisionale» (LD, 43); servono «spazi di conversazione, consultazione, arbitrato, risoluzione dei conflitti, supervisione e, in sintesi, una sorta di maggiore “democratizzazione” nella sfera globale, per esprimere e includere le diverse situazioni. Non sarà più utile sostenere istituzioni che preservino i diritti dei più forti senza occuparsi dei diritti di tutti» (LD, 43).

A tal proposito, mi vengono in mente le parole del teologo cattolico di origini croate Miroslav Volf: «Fiorire, come la vita vissuta bene, la vita che va bene, la vita che sta bene. Uso il termine in modo intercambiabile con “la vita buona” e “la vita che vale la pena vivere”. La vita buona non consiste solo nell’avere successo nell’una o nell’altra impresa che intraprendiamo, piccola o grande che sia, ma nel vivere raggiungendo la nostra pienezza umana e personale, questo, in una parola, è fiorire» (M. Volf, Fiorire. Il contributo della religione in un mondo globalizzato, Queriniana).

L’autore è convinto che per giungere alla vita buona sia indispensabile il ruolo delle religioni, che sole possono dare un’anima al processo di globalizzazione. Come scrive anche papa Francesco, quando parla della «musica del Vangelo» (FT, 277) che è in grado di spingere i cristiani verso la fraternità con tutti. Questa è la sfida del mondo globalizzato: costruire ponti e relazioni, pensando che qualsiasi cosa si faccia, nel bene o nel male, essa avrà sempre una ripercussione nel tutto.

Papa: ‘Laudate Deum’ / Capitolo quarto: le conferenze sul clima

Al capitolo quarto, il Papa descrive le diverse conferenze sul clima tenutesi fino ad oggi. Ricorda la COP21 di Parigi (2015), il cui accordo è entrato in vigore nel novembre 2016, ma «pur essendo vincolante, non tutti i requisiti sono obblighi in senso stretto» (LD, 47). Per questi obblighi non rispettati non sono previste sanzioni vere e proprie ed inoltre, ancora oggi, mancano strumenti efficaci per garantirne l’osservanza. «Si sta ancora lavorando per stabilire procedure concrete di monitoraggio e fornire criteri generali per confrontare gli obiettivi dei diversi Paesi» (LD, 48).

Dubai Emirati Arabi Uniti
Dubai, Emirati Arabi Uniti

Il Papa, realizzando un excursus delle altre COP tenutesi gli anni passati, sottolinea come i negoziati internazionali incontrano un grave ostacolo. «Non possono avanzare in maniera significativa a causa delle posizioni dei Paesi che privilegiano i propri interessi nazionali rispetto al bene comune globale. Quanti subiranno le conseguenze che noi tentiamo di dissimulare, ricorderanno questa mancanza di coscienza e di responsabilità» (LD, 52).

Papa: ‘Laudate Deum’ / Capitolo quinto: COP28 Dubai

Dopo una disamina delle conferenze internazionali sul clima, valutandone i progressi ed i fallimenti, nel quinto capitolo papa Francesco, guardando alla COP28 di Dubai, scrive che «dire che non bisogna aspettarsi nulla sarebbe autolesionistico, perché significherebbe esporre tutta l’umanità, specialmente i più poveri, ai peggiori impatti del cambiamento climatico» (LD, 53).  E rivolge un appello di speranza: «Non possiamo rinunciare a sognare che la COP28 porti a una decisa accelerazione della transizione energetica. Con impegni efficaci che possano essere monitorati in modo permanente. Questa Conferenza può essere un punto di svolta» (LD, 54).

Anche se, pur non volendo sembrare temerario nella mia supposizione, mi preme notare che gli Emirati Arabi Uniti, ovvero la nazione ospitante la COP28, è il 5° Paese esportatore di petrolio. Quindi, come può un paese che vive del suo greggio auspicare ad una accelerazione in avanti verso la transizione verde? Questo, a mio avviso, lascia un po’ da pensare.

Intanto, il Papa osserva che «la necessaria transizione verso energie pulite […] abbandonando i combustibili fossili, non sta procedendo abbastanza velocemente. Di conseguenza, ciò che si sta facendo rischia di essere interpretato solo come un gioco per distrarre» (LD, 55). Pertanto, non si può cercare soltanto un rimedio tecnico ai problemi, «corriamo il rischio di rimanere bloccati nella logica di rattoppare. Mentre sotto sotto va avanti un processo di deterioramento che continuiamo ad alimentare» (LD, 57).

Il Papa, in diverse maniere torna al cuore del discorso, ovvero c’è bisogno di un cambiamento di paradigma. Questo non può essere il mero profitto, né tanto meno rattoppare i problemi precedenti, bensì avviare processi nuovi. Perciò, si è giunti al momento cruciale in cui la questione ambientale non venga più ridicolizzata. Le organizzazioni parlano di green economy, ma poi producono e vendono le armi che causano guerre, morti e povertà. Parlano di transizione verde e costruiscono armi di distruzione di massa. Quanta ipocrisia!

‘Laudate Deum’ / Le riflessioni di Papa Francesco

Papa Francesco chiede di porre fine all’irresponsabile presa in giro che presenta la questione come esclusivamente di carattere ambientale. “Verde”, romantica, spesso ridicolizzata per interessi economici. Ammettiamo, finalmente, che si tratta di un problema umano e sociale in senso ampio e a vari livelli. Per tale ragione, si richiede un coinvolgimento di tutti. «Attirano spesso l’attenzione, […], le azioni di gruppi detti “radicalizzati”. In realtà, essi occupano un vuoto della società nel suo complesso, che dovrebbe esercitare una sana pressione. Perché spetta a ogni famiglia pensare che è in gioco il futuro dei propri figli» (LD, 58).

Il Pontefice auspica che dalla COP28 «quanti interverranno siano strateghi capaci di pensare al bene comune e al futuro dei loro figli, piuttosto che agli interessi di circostanza di qualche Paese o azienda. Possano così mostrare la nobiltà della politica e non la sua vergogna […]. Ai potenti oso ripetere questa domanda: “Perché si vuole mantenere oggi un potere che sarà ricordato per la sua incapacità di intervenire quando era urgente e necessario farlo?”» (LD, 60).

Papa: ‘Laudate Deum’ / Il ruolo della fede

Infine, il Papa ricorda che le motivazioni di questo impegno scaturiscono dalla fede cristiana. Incoraggiando «i fratelli e le sorelle di altre religioni a fare lo stesso» (LD, 61).

«La visione giudaico-cristiana del mondo sostiene il valore peculiare e centrale dell’essere umano in mezzo al meraviglioso concerto di tutti gli esseri. […]. Noi tutti esseri dell’universo siamo uniti da legami invisibili e formiamo una sorta di famiglia universale. Una comunione sublime che ci spinge ad un rispetto sacro, amorevole e umile» (LD, 67). «Questo non è un prodotto della nostra volontà, ha un’altra origine che si trova alla radice del nostro essere. Perché Dio ci ha unito tanto strettamente al mondo che ci circonda» (LD, 68). Ciò che conta, scrive papa Francesco, è ricordare che «non ci sono cambiamenti duraturi senza cambiamenti culturali, senza una maturazione del modo di vivere e delle convinzioni sociali, e non ci sono cambiamenti culturali senza cambiamenti nelle persone» (LD, 70).

Se davvero vogliamo vivere la civiltà dell’amore, così come auspicava papa Paolo VI, dobbiamo osare la cultura dell’amore, la quale è rispetto reciproco. Il semplice fatto di cambiare le abitudini personali, familiari e comunitarie contribuisce «a realizzare grandi processi di trasformazione che operano dal profondo della società» (LD, 71). Il Pontefice conclude la sua esortazione ricordando che «un cambiamento diffuso dello stile di vita irresponsabile legato al modello occidentale avrebbe un impatto significativo a lungo termine. Così, con le indispensabili decisioni politiche, saremmo sulla strada della cura reciproca» (LD, 72).

don Orazio TornabeneDon Orazio Tornabene

Direttore della Caritas diocesana di Acireale

 

 

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