Su proposta dalla Basilica Collegiata di San Sebastiano in Acireale e del suo decano, canonico don Vittorio Rocca, si è svolta una gita – pellegrinaggio a Malta.
Cinquanta pellegrini di diverse fasce d’età, compresi alcuni giovanissimi, tutti accomunati dalla stessa goliardia e dal senso comunitario di gioiosa condivisione, hanno trascorso un piacevole soggiorno, seppur breve, nell’arcipelago maltese.
Tre giornate intense ed articolate in un itinerario religioso, artistico e culturale, che ha permesso loro di visitare le principali città e vari siti archeologici con l’ausilio di guide locali qualificate.
In questo contesto, ben accetto quanto inaspettato, è stato l’incontro con mons. Giovanni D’Ercole, vescovo di Ascoli Piceno, che durante la visita al Santuario Mariano di Mellieha ha proposto una colta e profonda riflessione sul Vangelo della settimana. Don Vittorio ha poi sottolineato la loro amicizia e ricordato il gesto di solidarietà da parte dei devoti acesi verso le popolazioni delle zone del centro Italia (nel maggio del 2017 la somma raccolta per i fuochi della festa del Santo è stata devoluta in favore delle diocesi colpite dal sisma) e la comunanza con l’evento tragico, sebbene con danni minori, del 26 dicembre 2018 nel territorio delle Aci.
Malta occupa una posizione centrale nel Mediterraneo e dista solo 90 Km dalla Sicilia. Le due isole presentano caratteristiche molto simili, sia per quanto riguarda la bellezza paesaggistica che le radici culturali. Evidente nelle città principali l’impronta araba, così come la matrice sicula in alcuni dialetti.
I primi maltesi furono, appunto, nuclei familiari di agricoltori siciliani (siculi o sicani) che nella tarda età della pietra (verso il 4000 a.C.) si stabilirono in un piccolo gruppo di isole a sud.
Molte sono, comunque, le tracce lasciate dai vari popoli e dalle dominazioni che occuparono l’isola nel corso dei secoli. A testimoniare il passaggio di antiche civiltà estremamente sviluppate che si fusero tra loro in tempi preistorici, ci sono interessanti siti archeologici, oltre ad importanti monumenti, chiese e fortificazioni costruite dai Cavalieri dell’Ordine di Malta, stabili sull’isola per circa tre secoli.
Malta è famosa anche per la permanenza di San Paolo, rimasto lì tre mesi durante i quali sparse i primi semi della religione cristiana professata da molti maltesi. Negli Atti degli apostoli è riportata proprio la testimonianza del naufragio avvenuto durante il suo viaggio verso Roma (nel 60 d.C.).
Oggi, con una popolazione di 400.000 abitanti su un’area di 320 Km² le isole maltesi possono essere definite come lo stato più densamente popolato d’Europa. Una popolazione multietnica che ha promosso l’incremento di molteplici attività, affiancato dal flusso turistico non indifferente, permettendo un notevole sviluppo economico.
Dal 2004 è membro dell’Unione Europea. La popolazione risente ancora della lunga permanenza degli inglesi. Infatti è una nazione bilingue (si parla il maltese che si diversifica in varie forme dialettali e l’inglese), ma in seguito al forte afflusso di stranieri molte sono le lingue che vi si mescolano, in prevalenza l’italiano.
Comunque, il fiore all’occhiello della cattolicissima Malta (almeno lo era fino a qualche tempo addietro) restano le chiese dove bellezza, arte e cultura si fondono in un unicum. In tutto l’arcipelago se ne possono contare 359 delle quali 313 a Malta e 46 a Gozo. La più famosa è la Co-Cattedrale di San Giovanni a Valletta. Abbellita dai dipinti del Caravaggio e dalle opere di Mattia Preti, fu completata nel 1577, mentre a Mosta si trova la Rotunda, con la sua maestosa cupola portante, cioè la Basilica dedicata all’Assunzione di Maria. A Mdina, la vecchia capitale dalle caratteristiche medievali (“la città” del silenzio, come è stata battezzata dagli arabi), si può ammirare la Cattedrale di San Pietro e Paolo, che dopo i danni subiti a seguito del terremoto del 1693 fu ricostruita sui resti della precedente e completata nel 1705 con uno stile barocco molto uniforme. A Rabat, distante appena 10 minuti a piedi da Mdina (in passato le due città erano una sola) ha sede la Collegiata, uno dei più importanti Santuari dedicati a San Paolo e la grotta dove pare sia vissuto il santo
Proseguendo nella parte sud-ovest s’incontra l’antico villaggio di Siggiewi (fondato nel IVX sec.) meglio conosciuto come città Ferdinand dal gran Maestro Ferdinando Von Hompesch che nel 1797 le attribuì il proprio nome.
Molti sono i punti di interesse ed i monumenti simbolici da visitare, ma l’attenzione del visitatore viene catturata dalla maestosità della facciata della suggestiva chiesa barocca di San Nicola di Bari che domina la piazza centrale. Progettata dall’architetto Lorenzo Gafà, venne costruita tra il 1676 e il 1693 e ampliata nel 1862. Al suo interno una bellissima statua lignea del santo e una raffigurazione pittorica del medesimo.
Molto sentita la devozione anche a San Sebastiano, venerato in molte delle chiese maltesi. Siggiewi ospita una statua di San Sebastiano raffigurato, non nell’atto del martirio come ‘u “beddu e rizzareddu” del simulacro di Acireale, ma con l’armatura del baldo soldato di carriera, quale egli fu in vita.
Il motivo della visita a questa cittadina di circa 9.000 abitanti, scaturito dal rapporto amicale tra il canonico della Basilica di Acireale, don Vittorio Rocca ed il parroco della chiesa di San Nicola, don Nicholas Aquilina, ha portato ad un proficuo incontro tra gli acesi e le due componenti, ecclesiastica e amministrativa, del luogo.
Accompagnato da don Nicholas il gruppo dei “turisti” è stato accolto, presso la sala consiliare del Comune, dal sindaco dott.ssa Alessia Psalia Zammit.
Nel corso del cordiale colloquio sono emerse delle affinità, ma anche delle differenze di gestione pratica delle varie agenzie educative operanti nei due territori, italiano e maltese. Il discorso si è poi soffermato su un possibile scambio culturale. Significativa la presenza del preside dell’Istituto “Galileo Galilei” di Acireale, prof. Orazio Barbagallo, che si è detto favorevole ad una a sorta di gemellaggio tra scuole siciliane e maltesi e soprattutto ad un avvicendamento degli alunni della scuola Media di Acireale con quelli di Siggiewi. L’incontro si è svolto in un clima di semplicità e cordialità, coinvolgendo emotivamente le due parti.
Ho posto alcune domande a don Vittorio Rocca, promotore di questa bella iniziativa.
In quale occasione ha conosciuto don Aquilina?
Desideravo che il nostro viaggio non fosse solo “turistico”, ma avesse anche delle caratteristiche culturali e spirituali. Ho conosciuto don Nicola per tramite dell’amico comune dott. Enzo Coniglio, col quale avevo condiviso la possibilità del viaggio maltese. Il dott. Coniglio è stato collega di don Aquilina all’Università Cattolica di Milano. E quindi è stato facile trovare un collegamento. Un rapporto che era stato solo epistolare fino al momento del pellegrinaggio. Dobbiamo a don Aquilina l’impianto del programma, realizzato a partire dai suoi preziosi suggerimenti, e la sua squisita e gentilissima ospitalità.
In particolare quali sono state le proposte scaturite da questo confronto?
Anzitutto da rimarcare la bellezza dell’incontro, del dialogo tra culture diverse, ma dello stesso mar Mediterraneo. Questo è un aspetto da non sottovalutare oggi. È la cultura dell’incontro, del costruire ponti e non barriere, come ricorda spesso papa Francesco. Da qui anche l’importanza di aver incontrato sia il rappresentante del consesso civico, la signora sindaco, e sia il rappresentante ecclesiale, il parroco don Nicola. L’incontro avvenuto prima al municipio e poi nella basilica parrocchiale è stato sereno, interessante, e speriamo fecondo per il futuro.
Cosa possiamo aspettarci in concreto?
In concreto si potrà fare uno scambio culturale a livello di istituzioni scolastiche tra Acireale e Malta. Il preside Barbagallo dell’Istituto Galilei, presente all’incontro, ha mostrato disponibilità ed entusiasmo. Inoltre, penso che possa nascere anche qualcosa per quanto concerne la comune devozione a san Sebastiano. A Malta esiste davvero una devozione sincera e genuina. Un altro elemento che ci accomuna.
Ci auguriamo che si possa proseguire sul terreno tracciato dalle due parti.
Carmela Tuccari