Alcuni giorni fa, più di un centinaio di persone, in una fatiscente imbarcazione proveniente dalla Libia hanno trovato la morte in mare nel tentativo di scappare dalla loro terra. E, se le scelte del Governo centrale sono chiare, oggi, abbiamo chiesto a monsignor Antonino Raspanti, vescovo della diocesi di Acireale e vice presidente della CEI, la posizione della Chiesa e le possibili soluzioni a questo tragico problema.
“Il presidente della Conferenza Episcopale Italiana, e così il Papa hanno da sempre delineato alcuni punti fermi: il primo è che accogliere il forestiero che bussa alla porta è un indiscutibile caposaldo della letteratura biblica e cristiana. E, quindi, noi lo riaffermiamo. Il secondo punto, che da alcuni mesi il Santo Padre mette in evidenza, è la necessità di una regolamentazione per le emigrazioni di oggi che arrivano da lontano e hanno delle motivazioni ben precise. Un terzo punto è quello che dal momento che arrivano da lontano, ci sono più realtà coinvolte, come l’Europa, come lo stesso Governo ha più volte indicato, in quanto questa sia sul piano internazionale, sia al proprio interno può assumere delle posizioni importanti: al proprio interno, perché non è un problema che riguarda solo l’Italia, perchè è evidente che attraverso il nostro Paese, gli immigrati giungono nell’Unione Europea. Al proprio esterno, perché i Paesi da cui provengono i migranti sono luoghi o di guerra, o di violenza, o di mancanza di libertà politica oppure sono luoghi dove le condizioni socio- economiche sono particolarmente difficili e, spesso, si patisce la fame. E, su quei paesi da cui provengono, esercita un’influenza i Paesi Europei ma anche i Paesi non europei e, questo fa si che la problematica diventi internazionale. E’ necessario che organismi internazionali, fra cui le Nazioni Unite, trattino il tema. Ed è necessario perché con una trattazione internazionale tutti i Paesi interessati possono sedersi a un tavolo e discutere del problema. Mi dispiace che in Italia o tra la gente o sui mass media trovino spazi luoghi comuni come il fatto che la Chiesa vuole che si accolgano tutti in maniera indiscriminata, che i migranti tolgono lavoro ai giovani o altro ancora. Queste prese di posizione creano contrapposizioni non dico tra Chiesa e Governo o alcune parti del Governo, ma all’interno della Nazione che è ancora più grave. Io penso, invece, che per quanto ci possano essere posizioni diverse, esse non sono estreme e anche i nostri governanti , a poco a poco stanno ampliando il discorso a livello internazionale. D’altra parte è stato messo in evidenza come il processo di integrazione ha avuto delle falle anche in Italia. E, questo non lo si può disconoscere. Il punto fermo che, come Chiesa, abbiamo ribadito è che i diritti umani non possono essere violati.”
Rita Caramma
Addetto stampa della diocesi di Acireale