“La preparazione dell’omelia richiede studio e preghiera, esperienza di Dio e conoscenza della comunità”. Con questa premessa il cardinale Robert Sarah, prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, ha presentato lo scorso 10 febbraio il nuovo Direttorio Omiletico presso la Sala stampa della Santa Sede a Roma.
L’esigenza di riscoprire la valenza dell’omelia è stata più volte espressa da Papa Bergoglio; nella “Evangelii gaudium” afferma che “nell’omelia, la verità si accompagna alla bellezza e al bene” e che “la sfida di una predica inculturata consiste nel trasmettere la sintesi del messaggio evangelico, e non idee o valori slegati” (n.143). Per Francesco il predicatore “ha la bellissima e difficile missione di unire i cuori che si amano: quello del Signore e quelli del suo popolo”. Anche Benedetto XVI aveva ribadito l’esigenza di riscoprire una buona omiletica nelle esortazioni “Sacramentum caritatis” e “Verbum domini”. Quel’è allora la formula per essere un buon predicatore? L’essenziale, rivela il Direttorio, è che la Parola di Dio sia posta al centro della vita spirituale, che il sacerdote conosca bene il suo popolo e rifletta gli avvenimenti di ogni giorno. Questo richiede preparazione oltre che preghiera. Papa Francesco dedica un paragrafo dell’ ”Evangelii gaudium” proprio sulla formazione: “Un predicatore che non si prepara non è spirituale, è disonesto ed irresponsabile verso i doni che ha ricevuto” (n°145).
Il grado di preparazione di un sacerdote non si constata certo dalla lunghezza della predica, che secondo il cardinale Sarah scaturisce dal contesto culturale cui ci si trova: “E’ chiaro – ha affermato – che in occidente superare 20 minuti sembra troppo, ma in Africa 20 minuti non bastano, perché la gente viene da lontano per ascoltare la Parola di Dio”. Piuttosto, continua il porporato, “sarà un buon omileta chi, attraverso la predicazione, sarà capace di guidare a intendere e gustare ciò che esce dalla bocca di Dio”. Il Direttorio conta 156 pagine ed è suddiviso in due parti: “L’omelia e l’ambito liturgico” e l’ “Ars predicanti”, dove vi si trovano alcune indicazioni metodologiche e contenutistiche. Non mancano poi riflessioni, riferimenti ai testi sacri e altre fonti.
Domenico Strano