Chiesa / Nomadelfia, una comunità cattolica che vive la fraternità evangelica

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cor Papa francesco a Nomadelfia (450 x 253)

Nomadelfia è una frazione del comune di Grosseto e anche una comunità di volontari cattolici che ha messo a fondamento della sua vita la fraternità evangelica. Attualmente conta circa 300 persone. La popolazione di Nomadelfia è composta da famiglie, persone non sposate e sacerdoti, la sua Costituzione ha compiuto 70 anni.

Nomadelfia: la fondazione

Don Zeno Saltini

Fondatore di Nomadelfia è il grande apostolo Don Zeno Saltini, il sacerdote promotore di iniziative innovative per il popolo di Carpi, in Emilia Romagna: nel  1933 riceve dal vescovo della diocesi l’incoraggiamento a continuare nel suo percorso spirituale molto originale.
In una sua conferenza, a Torino, tenuta il 23 maggio 1951, “La pace è un fiore”, che ha il suo seme sulla pianta della giustizia, don Zeno sostiene che compito del cristiano è non sopportare l’ingiustizia: il disoccupato, chiunque sia, ha il volto del Cristo, deturpato.

Il cristianesimo non può essere fatto di chiacchiere: “noi abbiamo bisogno di sentirci giusti, di ‘farci’ giusti, di essere fratelli … Per chi ha fede, niente è difficile.”
Nel 1931, don Zeno, ordinato sacerdote, nella celebrazione della prima messa, adotta un ex carcerato come figlio: sorge la comunità di Nomadelfia , con tredici famiglie, sostenute da madri di vocazione che sono donne non sposate che si donano ai ragazzi abbandonati: i figli ignorano di essere dei “trovatelli”.

Nomadelfia: dove nasce


La prima Nomadelfia nasce nell’ex campo di concentramento di Fossoli, nella provincia di Modena, nel 1948, dove fu firmata la Costituzione della città. Don Zeno in Maremma costruisce la nuova frazione, necessaria per le numerose richieste di accoglienza.La contessa Maria Giovanna Albertoni Pirelli con animo grande dona il terreno, oltre 1.000 ettari, vicino Grosseto, dove fabbricare Nomadelfia. Nel 1949 un nutrito gruppo di uomini e di giovani, oltre ad alcune famiglie, si trasferisce da Fossoli in Toscana.

La famiglia di Armando e Iria giunge nell’antivigilia del Natale del ’49, dopo aver ricevuto in affidamento nel Duomo di Milano dal card. Schuster due bambine.
Tra i giovani dedicati alla bonifica delle terre, c’è lo scrittore Danilo Dolci. Egli scriverà una bella poesia, intitolata “A Nomadelfia non ho visto né servi né padroni”. Sul “Corriere della sera” del 17 marzo 1950, Dino Buzzati pubblica un articolo su Nomadelfia: “Forse non c’è niente di nuovo a Nomadelfia (la Chiesa è la custode della novità dello spirito): c’è soltanto che là qualcuno prende sul serio il Vangelo.”

Nomadelfia: la visita di Papa Francesco

San Paolo V I ha una predilezione per Nomadelfia, aiutando don Zeno nelle sue difficoltà e sostenendolo nei suoi progetti, in vari momenti della vita.  
Papa Francesco, nella sua recente visita a Nomadelfia, con coraggio, esalta le beatitudini evangeliche. In contrapposizione denuda “i vizi della politica”: negando i diritti, “tolgono credibilità e autorevolezza”, mentre la vera politica trasforma l’uomo in fratello, ama la fiducia. Il Papa conclude: “Oggi più che mai, le nostre società necessitano di ‘artigiani della pace’ che possano essere messaggeri e testimoni autentici di Dio Padre che vuole il bene e la felicità della famiglia umana.”

 Anna Bella

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