Chiesa / Primo centenario della morte del vescovo Arista, don Bella ne tratteggia la figura

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Il Ven. Gianbattista Arista, amato secondo vescovo di Acireale, ha concluso la sua vita di bene e di santità nel 1920: quest’anno la chiesa dell’Oratorio, nel cui presbiterio egli è sepolto, a contatto con quanti vogliono supplicarlo per ottenere grazie e miracoli, ne celebra il Centenario. Per conoscere meglio  la sua figura, ne parliamo con  Padre Luciano Bella, postulatore della sua causa di Beatificazione.                                                                                                                                            Nel primo Centenario della scomparsa del Ven. Arista, quali iniziative particolari saranno promosse, rispettando i limiti dettati dal Covid-19?
Una veglia di giovani organizzata dal Servizio di Pastorale di giovani della diocesi di Acireale, unitamente a quelli  dell’ Oratorio. Domenica 27, in Cattedrale, sarà celebrata la Santa Messa delle ore 19.30, presieduta dal vescovo di Acireale mons. Raspanti; inoltre, sarà possibile rendere omaggio alla  tomba di mons. Arista nella chiesa dell’Oratorio e visitare la sua stanza, che contiene suoi ricordi.
Durante la prima guerra mondiale, si dice che il Ven. Arista scrivesse lettere ai sacerdoti al fronte. Potrebbe citarne qualcuna, che rivela anche la sua mentalità politica?
Il Venerabile scriveva lettere ai sacerdoti in campo di battaglia. In politica ha molto sofferto per la vicenda del “non expedit” del 1913, perché ad Acireale c’erano due laici contendenti:  la Santa Sede tolse il “non expedit”, a favore di uno dei due. Anche il clero e la diocesi si divisero nei riguardi del vescovo Arista, chi a favore e chi contro. Arista tenne a precisare con la Santa Sede che, a rigore,  tutti e due i contendenti dovevano  essere esclusi o entrambi essere consenzienti, perché non era una questione d’idee, bensì scegliere il candidato più conveniente.
Quale fu in quel doloroso lungo periodo di guerra l’atteggiamento del Ven. Arista nei confronti della popolazione? Promosse delle iniziative, in osservanza dell’obbligo scolastico, e in aiuto delle famiglie povere, prive dei propri cari al fronte?
Sì, fu molto sensibile. Al di là della guerra, in ogni situazione di calamità, fu visto passare come un angelo consolatore in mezzo alla popolazione disastrata. Lo videro presente il terremoto di Messina del 1908, il terremoto di Linera, l’alluvione di Torre Archirafi, l’eruzione vulcanica etnea di Solicchiata e Castiglione, il colera di Randazzo con i suoi lazzaretti, dove andava di persona a consolare gli ammalati. Andava a visitare la popolazione a piedi per le strade, dando assistenza e conforto. In uno scontro ferroviario a Guardia Mangano si recò personalmente: il macchinista era rimasto incagliato tra le lamiere del locomotore. Arista si arrampicò tra i rottami, per dare l’estrema unzione al povero malcapitato. Episodio molto emozionante.
Secondo lei, per il passaggio da Venerabile a Beato, c’è speranza dopo questa pandemia, che ha prostrato il mondo intero, compresa la nostra città? Ci sono episodi di aiuti straordinari da parte del Ven. Arista?
Sicuramente la sua vita è una testimonianza di carità, tanto che ne sono state riconosciute le virtù eroiche. Per la beatificazione occorre da parte della Santa Sede il riconoscimento di un miracolo.

C’è da augurarsi che i devoti del Ven. Arista possano rivolgersi a lui come intercessore di grazie speciali e, dopo averle ricevute, comunicare la notizia all’Oratorio acese, cosicchè la Santa Sede possa valutarne l’effettivo miracolo, dando così alla diocesi Acireale la gioia di un Beato locale.

Anna Bella

 

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