In occasione dei festeggiamenti in onore di S. Sebastiano, martire del 3° secolo dopo Cristo, la Basilica dedicata al Santo martire accoglierà i paramenti del sacerdote don Pino Puglisi, ucciso dalla mafia il 15 settembre del 1993, giorno del suo 56° compleanno e proclamato beato il 25 maggio 2013.
Sappiamo che San Sebastiano era un soldato romano, vissuto intorno al terzo secolo dopo Cristo, quando l’essere “cristiano” era causa di persecuzione e di morte. Ciò che accadde a Sebastiano possiamo accostarlo a ciò che accadde a Paolo di Tarso, da persecutore a perseguitato a causa di Gesù Cristo. Il martirio di tutti coloro che hanno abbracciato la strada tracciata del Vangelo, che invita tutti gli uomini a considerarsi fratelli e a non affidarsi a idoli d’oro o a personaggi da idolatrare come “esseri superiori”, cosa che si auspicavano ed esigevano imperatori e re che avevano il potere di governare e rendere giustizia al popolo loro affidato, accomuna uomini e donne di ogni tempo e di ogni razza.
La testimonianza di Gesù Cristo, che viene in povertà e in umiltà, che non disdegna l’umanità e i limiti che la natura umana impone, quali la fame, la fatica, la malattia, la morte, ma anche l’essere bisognoso di aiuto per crescere, per ricevere una educazione e un’istruzione, un mestiere e apprendere come relazionarsi con gli altri in modo armonioso e positivo, sconvolge le regole e i costumi del tempo. Gesù riconosce l’autorità e la rispetta, apprezzando la bontà delle regole della civile convivenza e del bene comune, ma non ne fa un idolo. Lui sa riconoscere il bene e il buono, perché sono l’essenza della vita e sa che il male è distruzione e negazione di ciò che in sé esiste ed è buono.
La venuta al mondo del Figlio di Dio incarnato sotto le spoglie di un Bambino, ci racconta la Bibbia, nasce proprio dal tradimento della fiducia che Dio aveva posto nell’uomo quando gli aveva affidato tutta la creazione, tutto il mondo da reggere, custodire e governare, invitandolo a guardarsi dal conoscere il male perché questo lo avrebbe reso schiavo e non libero. La lotta interiore dell’uomo nell’orientare la propria vita verso ciò che è buono, realmente positivo, per la sua vita contro ciò che – dopo un breve contatto di piacevole godimento – si rivela negativo per il suo procedere verso il male, la sofferenza e la morte, con la visita del Figlio di Dio sulla terra, può trovare per ciascun uomo una risposta adeguata verso una via di sicura salvezza.
Cosa propone Gesù ai suoi contemporanei? “Amatevi come io vi amo, abbiate gli stessi sentimenti gli uni verso gli altri, vivete da fratelli, da amici, coltivate sentimenti di stima, di benevolenza, di perdono, mettete da parte rancori, liti, maldicenze, non abbiate paura, io sono con voi sempre, io sono venuto per dirvi il mio amore per voi, l’amore del Padre mio che vi ha creati, l’amore che lega me e il Padre mio abita nei vostri cuori. Abbiate fede in me. Io ho vinto il male e la morte. Chi crede in me non muore ma vivrà con me e godrà della gloria mia e del Padre mio”.
Quale Dio ha mai dato all’uomo questa prospettiva di vita? Quale Dio ha manifestato all’uomo un tale amore? Questo è il fascino di Gesù: noi siamo creature amate e volute da Dio, con Lui e in Lui troviamo la felicità in vita e in morte. Pietro, Paolo, Stefano, Giovanni Battista e tanti uomini come loro, contemporanei a Gesù anche se a noi sconosciuti, hanno creduto in Lui, tanto da donare la vita per questa fede.
A loro noi siamo debitori se è giunta fino a noi la “buona notizia del Vangelo” e la testimonianza della presenza reale di Gesù, in un tempo storico ben preciso e in un luogo della Galilea. La loro testimonianza, mediante il loro martirio, la loro morte provocata da violenza e spargimento di sangue, ci conferma la sua divinità e il suo amore per l’uomo. Il martirio di San Sebastiano lega tutta l’umanità al sacrificio di Gesù sulla Croce e a tutti i credenti in Cristo, e perciò anche a don Pino Puglisi, e a quanti, fino alla fine dei secoli, continueranno a formare un’umanità di redenti, di salvati, di glorificati per l’eternità.
Ho conosciuto don Pino Puglisi negli anni ‘80, quando aveva la responsabilità di guidare, a livello regionale, la pastorale vocazionale. Era una persona docile, dallo sguardo trasparente, dal sorriso spontaneo e parlava il linguaggio evangelico con semplicità umana e convinzione certa. Il messaggio era chiaro: Dio ci vuole felici e ci mostra che la felicità è il frutto dell’amore, che è l’essenza di Dio stesso, fonte e sorgente di ogni amore. Ogni uomo è prezioso per Dio, perché creato a sua immagine e da Lui amato in modo unico e personale. Dio nel donargli l’esistenza ha pensato a lui in modo esclusivo e gli ha affidato un compito particolare in un tempo storico, in un luogo specifico della terra dandogli quelle doti necessarie perché lo svolga bene. Occorre che ciascuno scopra il proprio compito, riconosca quanta fiducia e quanto amore esclusivo gli è stato riservato, s’innamori della propria vita tanto da volerla spendere con gioia, a beneficio degli altri, diffondendo e moltiplicando questa gioia di vivere intorno a sé.
La vita di don Pino è stata spezzata il giorno del suo compleanno per mano di chi, non avendo conosciuto l’amore temeva la forza dell’amore; non sapendo che cos’è la libertà ha esercitato la violenza; non avendo sperimentato la gratuità ha comprato con il denaro il sangue di un innocente.
La mano omicida, però, raccogliendo l’ultimo sorriso del volto di don Pino, se lo vuole, può accogliere anche il suo perdono, che quello sguardo gli ha offerto. Don Pino è morto amando e perdonando. Ancora una volta l’amore ha vinto.
San Sebastiano e il beato Padre Pino Puglisi (3P come affettuosamente i suoi giovani lo chiamavano) sono morti entrambi martiri per aver creduto nell’amore di Dio per l’uomo e per aver amato l’uomo come Dio ha loro indicato. Loro hanno creduto. E noi?
Teresa Scaravilli