Cibo d’eccellenza ed arte. Questo il connubio celebrato da “Art Food”, l’evento ospitato al MacS di Catania (Museo di Arte Contemporanea Sicilia) e patrocinato dall’Assessorato regionale ai Beni Culturali.
Un evento culturale aperto alla riflessione corale sulle tradizioni enogastronomiche, la storia e le eccellenze della Sicilia che ha riscosso successo in termini di presenze e di gradimento.
Il legame tra cibo e arte affonda le sue radici nel tempo ed ha un fascino intramontabile. Il cibo ha sempre avuto un ruolo chiave nell’arte, sia classica che contemporanea. Il cibo è presente nelle scene religiose, così come nelle nature morte, interpreta un ruolo di spicco anche se collocato nello sfondo di un’opera.
Moderati dalla giornalista Grazia Calanna, sono intervenuti in qualità di relatori: lo storico dell’arte Daniele Raneri che ha trattato il tema: “Dal Sacrale al Sociale”: un breve viaggio tra i valori semantici ed iconografici che l’Arte ha conferito alla rappresentazione del cibo; Giuseppe Pennino dell’Assessorato regionale all’Agricoltura che si è occupato degli Oli di Sicilia; ed, infine, Giuseppe Li Rosi, presidente di “Simenza Cumpagnia Siciliana Sementi Contadine” che si è concentrato sulle biodiversità. Sono poi seguiti una visita guidata alle sezioni nazionale ed internazionale della collezione del MacS ed un ricco e variegato momento di degustazione delle eccellenze enogastronomiche di Sicilia.
Molto soddisfatta del successo dell’iniziativa la direttrice del MacS, Giuseppina Napoli: “Ringraziamo l’assessore regionale ai Beni Culturali Sebastiano Tusa per aver affidato al MacS l’iniziativa direttamente promossa dall’Assessorato. Ringraziamo i relatori che hanno catturato l’attenzione dei numerosi intervenuti con i loro interessanti ed approfonditi interventi e, non ultime, ringraziamo le aziende che hanno partecipato e contribuito all’evento: l’Azienda Agricola Giorlando di Grammichele, ‘Salumi del Re’ di Acireale, il laboratorio artigianale di pasticceria Bella di Acireale, l’azienda agricola Filangeria di Santa Venerina e lo sponsor ufficiale del Museo MacS “Amaro Nostrum’”.
“Nelle società primordiali – ha affermato Daniele Raneri – il cibo ha una valenza di incontestabile sacralità e viene rappresentato o sotto forma di offerta agli dei o sotto forma di deprivazione offerta. Per gli artisti greci, il simposio legato al culto di Dionisio è la massima espressione di quel vincolo, culturale, militare ed agonale che rinsalda il legame degli uomini liberi. Nelle decorazioni dei vasi in ceramica vi sono i commensali distesi sul klinai che bevono il vino. Nelle più fastose residenze romane vi sono immagini di cibi, bevande, selvaggina, pesci, molluschi, frutta e verdura provenienti da ogni parte dell’Impero. Nel Medioevo, la rappresentazione del cibo è scarna perché così impone la mistica. All’alba del Quattrocento nelle rappresentazioni dei banchetti l’uomo è sempre più il protagonista. Nel Rinascimento, l’artista smarrisce l’iniziale attribuzione sacrale della vista del cibo egli attribuisce valore sociale. Tormentato e misero pasto nella rappresentazione di Van Gogh, diviene massificazione del prodotto e rappresentazione delle inquietudini di una società consumistica nella Pop Art”.
Giuseppe Pennino nel suo intervento sugli “Oli di Sicilia” ha messo in risalto la ricchezza dei profumi e dei sapori degli olii extravergini di oliva di Sicilia, armonici, intensi e persistenti.
Illuminante anche l’intervento di Giuseppe Li Rosi sulla biodiversità e la resilienza. “La biodiversità – ha detto Li Rosi – è come una finestra sull’universo che attraverso un’immagine gradevole ai nostri occhi ci dà indicazioni universali su come creare modelli evolutivi basati sulla diversità degli elementi. Negli ultimi settant’anni, l’uomo ha cercato di costringere la natura a produrre secondo regole e sistemi messi a punto dall’uomo stesso. Ci siamo ridotti, infatti, a produrre cibo utilizzando dei mezzi annoverabili tra i ‘sistemi di distruzione di massa’: nitrato di ammonio, erbicidi, erosione genetica. La tecnologia che ha voluto sostituire la Tecnica ha creato un rallentamento nella trasmissione della conoscenza. I contadini, da sempre depositari delle tradizioni millenarie trasmesse di generazione in generazione, sono stati rilegati ai margini. E così facendo è stata interrotta la trasmissione di conoscenze millenarie appartenenti alla civiltà rurale, la più antica civiltà esistente sul pianeta. Lo scopo di ‘Simenza’ è quello di ricostruire il legame tra noi e la nostra memoria”. “L’esperienza fatta in una terra come la Sicilia – ha aggiunto Li Rosi – ci permette di capire come la diversità può interagire ed attivare moti virtuosi, partecipativi: come in un campo di grano evolutivo nato da un miscuglio di migliaia di varietà di frumenti”.
Rosalba Mazza