Ciccio dalla Tanzanìa: la gente è ospitale, Dar es Salaam una grande città che sembra 10 posti diversi

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Ciccio De Maria, capo scout acese, ex componente dell’Ufficio diocesano per la Pastorale dei migranti ed ex operatore presso il Centro per “rifugiati politici” di Acireale, il 1° marzo scorso è partito per la Tanzanìa per effettuare un periodo di servizio civile internazionale presso la missione di Ismani, nella regione di Iringa. Come i nostri lettori più assidui già sanno, Ciccio (che è mio figlio) ha accettato di tenerci costantemente informati sulla sua attività in terra d’Africa, attraverso le pagine del nostro giornale.
Ciccio (a destra) con il suo gruppo di lavoro
Pubblichiamo integralmente le prime comunicazioni che ci ha inviato a mezzo facebook e email da Dar es Salaam, dove ha trascorso le prime settimane per conoscere meglio la situazione locale e per impratichirsi nella lingua swahili. A dar es Salaam alloggiava in un centro che è la sede locale del Co.p.e. (Cooperazione Paesi Emergenti, l’ente gestore del progetto internazionale di servizio civile), in una stanza piccola e spoglia, di cui ha mandato la foto: solo il letto, il comodino, un piccolo armadio e uno sgabello costituiscono l’arredamento del locale. Sopra lo sgabello si vedono la grammatica ed il vocabolario swahili che Ciccio si è portato da casa. Ma quello che maggiormente mi ha colpito sono le zanzariere alla finestra e un’altra enorme zanzariera che sovrasta il letto, che durante il giorno viene chiusa e annodata, ma durante la notte viene aperta a proteggere e avvolgere il letto come un baldacchino. Siccome la Tanzanìa si trova nell’emisfero australe, lì è ancora estate, con temperature che oscillano tra i 29 e i 35 gradi. Infatti, dice Ciccio, c’è «caldo da morire, acqua a fasi alterne, e acqua da bere solo imbottigliata. E la domenica si va tutti al mare».
Qui si comincia a suonare da bambini

Ecco dunque le comunicazioni di Ciccio, che da Dar es Salaam ci sono arrivate a mezzo internet (face book e email), ma quando egli si sposterà a Ismani, nell’interno del Paese (in questi giorni), le comunicazioni saranno sicuramente diverse, anche quelle telefoniche. Perché lì non c’è la corrente elettrica, che viene fornita nel villaggio dai gruppi elettrogeni in funzione solo durante il giorno (all’incirca dalle 6,30 alle 19,30), non c’è la televisione, non ci sono collegamenti telefonici fissi mentre la telefonia mobile funziona in maniera molto irregolare.

«Prima settimana: un po’ studente e un po’ turista! Sembra di essere tornati a 10 anni fa: la mattina a scuola di Kiswahili, il pomeriggio in giro e la sera tardi i compiti! 🙂 Dar es Salam è enorme. C’è praticamente tutto. E’ un’anarchia di cose e persone che vendono e fanno di tutto, di bus impazziti con 40 persone dentro e moto api (bajaj) per i trasporti precisi, ma con bajajari folli che corrono in tutti i sensi. Acqua a fasi alterne, caldo da morire, birra la sera sulla spiaggia, balli tipici tanzaniani, mare, qualche brutta figura in Kiswahili e tanto da vedere e scoprire. Mango, spiedini di carne e patatine piatto preferito! 5 milioni di abitanti in una sola città che sembra 10 posti diversi contemporaneamente. Saluti a tutti. Kwaheri» (8 marzo 2012)

«In generale, come scritto sopra, ancora abbiamo vissuto la Tanzania sotto un aspetto diverso del villaggio, trovandoci in una grande città. Il primo impatto è stato il caos dell’aereoporto di Dar es Salaam con una miriade di taxi e un caldo soffocante. Lo spostamento in taxi, la guida a destra e il contatto già con una realtà che ti fa capire subito di quanto profondamente sia diverso il posto in cui ti trovi. In 30 minuti di taxi abbiamo oltrepassato di tutto: palazzi, case, baracche. Per strada tutti i lavori, tutti che vendono, chi dorme, chi cucina, chi lava, chi gioca a carte. Noi abitiamo po’ fuori Dar in una zona che si chiama Mikocheni, vicino una spiaggia bellissima con un locale che è una grande capanna sul mare e i tavolini sulla spiaggia. Già dalla prima sera ci siamo immersi nelle danze africane con la popolazione tanzaniana. La gente è ospitale, si divertono a vedere noi che con capiamo nulla: “Kwangalia Wazungu”, guarda i bianchi. Poi ci sono i “dala dala”, dei bus impazziti che camminano velocissimi con 50 persone dentro, oppure i “bajaj”, tipo delle moto ape che fanno trasporti passando tra le macchine in tutti i sensi.

Isola di Mbudya

Il mare è molto bello, siamo stati domenica sull’isola di Mbudya, una riserva marina con i coralli. I locali sulla spiaggia sono davvero belli ed economici. C’è sempre musica e ci sono i balli tipici tanzaniani. Si mangia un po’ sempre la stessa cosa: spiedini di carne o pesce, pesce arrostito, pollo speziato o calamari, tutto rigorosamente con patate e salse piccanti. Ieri ho sperimentato anche la frittata di patate (chips mayai). Più o meno il menù è questo e si mangia con le mani, però sia prima che dopo viene qualcuno che te le fa lavare. Quando mangiamo a casa solitamente facciamo pasta o riso e se cucina Mama Joy (una signora che aiuta per le faccende di casa), si mangia rigorosamente riso con le verdure. C’è tanta frutta, mango ananas ecc.

Uno dei tantissimi Tinga Tinga in giro

L’acqua e la luce vanno e vengono. Acqua da bere solo imbottigliata. Abbiamo un bidone per stanza di riserva con il quale ci laviamo. Per il corso di swahili fortunatamente abbiamo un maestro davvero bravo… già si parla un po’ e si sperimenta con i locali. Apprezzano molto lo sforzo e ti accettano per questo. Oggi abbiamo fatto la forma negativa, un macello, e mi sa che il bello deve ancora arrivare…

Stasera vado al “Makutano house”, una specie di centro culturale dove proiettano film in inglese. Stasera c’è “Big fish”. A fine mese, intorno al 26, andrò in villaggio e lì potrò stabilizzarmi, cominciare a crearmi una quotidianità e iniziare a lavorare. Per adesso, come sopra, siamo studenti e turisti, quindi giriamo molto e vediamo tutto ciò che ci circonda. Non ho ancora fatto molte foto, perchè non sto portando subito la macchina in giro. E’ importante per adesso prendere un po’ di confidenza con la gente e con i luoghi. Siamo sempre visti come i bianchi con i soldi… quindi diciamo che abbiamo tutte le attenzioni su di noi, specie a Dar centro che è una città molto grande, oppure ai mercati dove tutti cercano di venderti qualcosa. Per adesso è tutto.» (13 marzo 2012)

Nino e Francesco De Maria

 

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