Cinema in crisi: sale sempre più vuote e nuove piattaforme streaming a cui abbonarsi. Questa è la realtà dell’industria cinematografica di oggi. Tra illustri pareri di registi che hanno fatto la storia del cinema contemporaneo, i dati dimostrano come il semplice atto di andare al cinema sia diventato obsoleto, sostituto dal divano di casa.
Cinema / La crisi e le piattaforme streaming: cosa dice Martin Scorsese sulla visione cinema contemporaneo
All’inizio del mese di Ottobre Martin Scorsese, regista illustre e autore di film del calibro di “Quei Bravi Ragazzi” e “Taxi Driver”, al New York Film Festival si è aspramente pronunciato nei confronti della piega che sta prendendo l’industria cinematografica. “Il cinema è sottovalutato, sminuito, svilito su tuti i fronti, non solo dal punto id vista economico, ma anche come espressione artistica” . Dopo una lunga e brillante carriera, il regista ha voluto esprimere il suo dissenso nei confronti della eccessiva attenzione rispetto ai profitti di un film. “L’enfasi adesso è sui numeri, costi, weekend d’apertura, quanto ha reso negli USA, quanto in Inghilterra […] quanto ha fatto nel mondo intero […] come regista e produttore, come persona che non potrebbe immaginare la sua vita senza cinema, lo trovo davvero offensivo”.
Cinema / Crisi: sale contro piattaforme streaming
È ormai da tempo che l’utilizzo di piattaforme streaming per la visione di film e serie tv è entrato nelle case di tutti, dando la possibilità a più persone di avvicinarsi al mondo del cinema. Parallelamente a questo, negli ultimi 3 anni, la fruizione del cinema è drasticamente cambiata. Prima della pandemia si aspettava l’uscita di un film al cinema e si creava un momento di socializzazione, di scambio, di interazione con gli altri, ma dopo l’onda del Covid-19 tutto ciò è andato semi perduto. Se è vero quello che dice Scorsese, cioè che ci si concentra troppo sui numeri, è anche vero che senza quei numeri l’industria crolla. Al momento, secondo studi e analisi di importanti enti del settore, la situazione non è del tutto promettente, specialmente in Italia.
Cinema / Crisi: sale contro piattaforme streaming, i dati di Cinetel per l’Italia
Il modo di fare film, pubblicizzarli e distribuirli è sicuramente cambiato da qualche anno a questa parte. Basti pensare ai grandi blockbuster o alle “saghe” cinematografiche, congiunte nei film che al momento registrano più incassi al box Office. Si parla del “fenomeno” della “MCU” il Franchise Marvel Comics Universe di Marvel Studios. Grandi incassi e successi non necessariamente basati sulla qualità del prodotto, ma sulla comunicazione, pubblicità e la costruzione di una fan base assidua e appassionata. Questi film, insieme ai grandi blockbuster sono gli unici film visti in massa nelle sale italiane.
Con il Covid-19 sono stati moltissimi i settori condizionati, gran parte del mercato è stato messo in crisi e il cinema è sicuramente fra le “vittime” maggiori. Cinetel, la società che rileva e mette a disposizione una numerosa gamma di report circa gli incassi e le presenze del 95% del box office, ha constatato che nel 2021 l’incasso in Italia è stato di soli 170 Milioni, con un drastico calo del -71% e -73% di presenze rispetto al biennio 2017/2019. Tenuti lontani dalle sale e dalle arene, il pubblico italiano e l’industria del cinema in generale hanno assolutamente risentito dell’onda pandemica. Per l’industria cinematografica l’impatto economico è un aspetto da tenere altamente in considerazione, alla base della produzione dei film stessi.
Cinema / Il grande cinema italiano
Tutt’oggi nel nostro Paese ci sono registi estremamente validi e apprezzati, in Italia e all’estero. Basta citare Paolo Sorrentino, Marco Bellocchio, Luca Guadagnino. Nomi di estrema rilevanza, che hanno contribuito a creare piccole gemme del cinema italiano. D’altra parte ci si aspetterebbe che con nomi di questo calibro, le sale dovrebbero essere ghermite di spettatori. La realtà dei fatti è assai diversa. Basterebbe prendere l’esempio dell’ultimo film di Paolo Sorrentino: “È stata la mano di Dio”, distribuito prima nelle sale e dopo due settimane disponibile su Netflix. Nonostante l’alto numero di incassi al cinema, sono stati moltissimi gli Italiani che hanno preferito aspettare e guardare la pellicola sul piccolo schermo di casa loro.
L’Italia negli anni è stata uno dei più grandi esportatori di capolavori del cinema, basti pensare a pellicole come “Nuovo Cinema Paradiso”, “La Dolce Vita”, “Il Gattopardo”. Film colossali che hanno tessuto le fila del cinema per come lo conosciamo. D’altra parte questi capolavori sono tali perché hanno vinto le sfide del tempo, continuando ad appassionare ed essere ammirati nella loro grandezza. Ma proprio nel film di Giuseppe Tornatore, “Nuovo Cinema Paradiso”, si mostra la possibile decadenza del cinema stesso.
Salvatore: “Da quanto tempo avete chiuso?”
Spaccafico: “A maggio fanno sei anni. Non veniva più nessuno. Lei lo sa meglio di me. La crisi, la televisione, le cassette… Oramai il cinematografo è solo un sogno. Adesso l’ha acquistato il comune per farci il nuovo parcheggio pubblico. Sabato lo demoliscono. Che peccato”.
Cinema / Crisi: sale contro piattaforme streaming Netflix, Prime Video e Disney +
Dai dati resi disponibili da JustWatch e l’Osservatorio dei Servizi Video Ott executive di EY sappiamo che vi sono circa 14 milioni di abbonamenti, 18 milioni di abbonati e solo il 57% di questi ha sottoscritto ad un solo servizio. Il 43% dispone di più di due abbonamenti. Negli ultimi anni i numeri shock riportati dalle varie serie tv e film principalmente distribuite su piattaforme streaming come Netflix, Prime Video e il recente Disney Plus, hanno dimostrato come più persone preferiscano guardare comodamente un film sul proprio divano rispetto che recarsi in una sala cinematografica.
Forbes ha riportato un’analisi del 2018 di eMarketer, secondo cui gli utenti online in tutto il mondo stimavano di abbonarsi a più servizi streaming nei prossimi anni. Le previsioni italiane prevedevano che circa il 40% degli utenti avrebbe sottoscritto un nuovo abbonamento. I dati dimostrano che queste previsioni non sono state disattese, tutt’altro.
Molti attribuiscono il problema della poca affluenza di spettatori all’arretratezza delle sale, spesso considerate obsolete, non abbastanza attraenti. D’altra parte ci sarebbe sicuramente da obiettare che il fascino del cinema sta anche lì. Il cinema diventa uno spazio unico, in cui lo spettatore entra in contatto con il film per tutta la sua durata, totalmente immerso nella storia narrata. Si esce dalla sala con gioia, tristezza o domande e dubbi che possono diventate un momento di scambio e di interazione sociale con altri spettatori. Tutto questo, dal proprio divano di casa, si perde. Se si convive con altre persone, la visone del film può essere condizionata da fattori esterni non proprio piacevoli. Magari si viene distratti dal cellulare, dalle faccende domestiche che si susseguono nella visione del film. È comodo, ma vale davvero la pena?
Cinema / La politica e le parole dell’APE
Il tema della disponibilità dei film nelle sale e poi sulle piattaforme è stato al centro del dibattito fra APE e Anec. Il periodo delle finestre di esclusiva “theatrical” per i film nelle sale ha visto anche l’interesse politico di esponenti di vari partiti (FI, Pd, Leu, Iac, ipf e Gruppo Misto), i quali hanno proposto una finestra di 180 giorni per tutti i film a protezione dell’uscita in sala per i prossimi tre anni. A questo riguardo si è espressa l’APE: associazione dei produttori audiovisivi. Sono preoccupati che una tale finestra “restringerebbe seriamente le potenzialità di mercato delle opere audiovisive e cinematografiche con effetti gravi per il finanziamento e la distribuzione delle stesse”. La proposta è quella di “una finestra di esclusiva per le sale di 15 giorni”.
La posizione dell’ANEC
L’ANEC, l’associazione nazionale esercenti cinema, si è dimostrata contraria a una tale riduzione della finestra: “il tema delle window ci sta portando via troppo tempo. La questione andava chiusa lo scorso anno, quando si era già profilata una convergenza sui 90 giorni di prima finestra tra cinema e piattaforme”. Tra dibattiti politici e interessi economici, la conclusione è tristemente lampante agli occhi di tutti. Il pubblico si sta pian piano allontanando dalla “Settima arte”, titolo coniato da Ricciotto Canudo nel 1921. Egli, nel suo manifesto, aveva previsto che la cinematografia avrebbe unito in sintesi l’estensione dello spazio e del tempo.
Gli esempi di questo genere di capacità artistica non mancano, ma la domanda da porsi è se questi sforzi e queste visioni verrano riconosciute nel tempo. Sono molti i cinema, anche storici, che negli ultimi anni hanno dovuto chiudere, esempio di perdita di “patrimonio” culturale e sociale per molte città. Può il cinema, in quanto istituzione, sopravvivere restando fedele alle sue origini? È un lavoro lungo e pieno di ostacoli, ma la speranza è viva nel cuore dei cinefili appassionati e degli estimatori dell’arte che è il cinema. Non sono solo i film, non sono solo i cinema. È il complesso che crea emozioni irripetibili, che ha accompagnato generazioni e che ci auguriamo possa continuare a farlo nel tempo.
Vittoria Grasso