Cinema / Nel film su Rino Nicolosi il simbolismo di due volti: Sicilia e mafia

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docu- film su Nicoosi

Come avevo promesso, ho “letto”( ieri sera) in anteprima il film che riguarda “Rino Nicolosi, il Presidente dei siciliani Ho fatto una lettura secondo i canoni che ci ha suggerito Rino ai tempi dell’istituzione, da lui realizzata, del Cine-Circolo “Aciclub”.

La scena di apertura riecheggia –non a caso- lo stile dell’antico Teatro Greco: un ampio panorama naturale che accoglie, in primo piano, due personaggi. Il primo personaggio, che si staglia ieratico in cima a una collina, è una Donna. Non nasconde il suo volto: lo copre per velare i segni di una secolare sofferenza interiore. Che, a poco a poco, si rivela proclamando la propria dignità ferita. E’ ferma ma decisa la sua espressione. Misteriosamente superba nella sua fierezza.

E’ la Sicilia: Donna, Madre, Principessa, Regina. Da tutti desiderata. Occupata. Ma sempre apprezzata. Abbellita. Amata. I Fenici la trovarono meravigliosa e fondarono Palermo. E vennero Greci, Romani, Bizantini, Arabi, Svevi, Normanni, Ispanici, Borboni, Vescovi, Baroni e, infine, Garibaldi.

Nella scena, di fronte alla Donna, ma in un piano inferiore, il secondo personaggio seduto su una poltrona regale: il suo viso è completamente coperto da una maschera. Per nascondere la sua spietata sete di conquista. Ma mostrerà subito tutta la sua crudeltà che mira al possesso di tutto. Il suo nome è Mafia.
Il simbolismo di questi due volti è abbastanza eloquente per introdurre il discorso sulla persona di Rino Nicolosi.

 Rino Nicolosi presidente della Regione, nel film le vicende politiche

Venne eletto Presidente della Regione Sicilia, per la prima volta,  il 23 gennaio 1985. Aveva 42 anni e guidò il 40° governo regionale.
Nel film prende corpo la sequenza di personaggi pubblici che, con intereventi a più riprese, parlano di Rino. Della sua preparazione, del suo impegno, dei suoi programmi, dei suoi obiettivi e della sua azione.  Si tratta di politici, magistrati, amministratori, operatori sociali, professionisti ed ecclesiastici. Ciascuno espone i tratti di conoscenza che ha avuto della persona di Rino.locandina film Rino Nicolosi

Quello che devo evidenziare è il forte desiderio e lo sforzo di ogni intervistato di andare oltre il fatto di cronaca, oltre il rapporto personale e istituzionale di Rino con persone e avvenimenti. Ogni intervento, a viso largo, degli autorevoli testimoni, manifesta, infatti, la chiara volontà di penetrare nell’intimo di un personaggio di una statura politica, civile, sociale e umana che si eleva decisamente nel panorama pubblico complessivo del tempo.

Cercare di cogliere la profondità dell’animo di Rino costituisce l’intento di alto valore che il film-documento realizzato da Marcello Trovato raggiunge ampiamente e comunica con efficacia.
Perciò il susseguirsi di interventi non stanca affatto ma suscita la voglia di ascoltare ancora. Di sapere di Rino. La paziente ricerca ha prodotto  anche tanti  momenti che riportano le sue dichiarazioni, i suoi punti di vista documentati da immagini che testimoniano il suo linguaggio e le convincenti espressioni del suo viso.

Nel film il volto umano di Rino Nicolosi

Molto delicata la testimonianza di due disabili che hanno vissuto il suo impegno nel valorizzare le loro capacità. Come pure il suo viaggio in Libia per chiedere la liberazione dei pescatori siciliani che erano stati fermati nei pressi di quelle coste.
Forse nell’ampia carrellata poteva trovare posto anche qualche voce del popolo. Ma questa voce è pienamente rappresentata nel titolo del film che lo proclama “Il Presidente dei Siciliani”. Che è la definizione assoluta nel giudizio della gente comune.

Evidentemente nello sfondo di tutta la documentazione permane la iniziale forza rappresentativa dei due personaggi chiave del racconto. E qui si innesta il logorio pauroso di un dramma che ha segnato la vita di Rino.
Accanto al Governo della Regione c’era, in Sicilia, un altro grande organismo di potere con leggi proprie piuttosto strane. Lo chiameremo “potere parallelo”.

Avevo già scritto, tempo fa, che l’obiettivo del “potere parallelo” era, senza dubbio, quello di raggiungere pienezza di potere e, perciò, annullare l’altro potere. Quello pubblico. Il governo regionale e, soprattutto, chi lo organizza, lo dirige o, semplicemente, lo rappresenta. E la voglia di mettere le mani su appalti, finanziamenti, progetti, strutture produttive, mercati, eventi, non ha trovato sosta.

A conclusione di quell’anno 1990, in Sicilia, i delitti di mafia avevano superato il numero di quattrocento. Il giudice Paolo Borsellino dirà: “La mafia detta legge al mondo della politica…perché non può farne a meno…e tende ad esercitare una sovranità assoluta sul territorio ed inevitabilmente è destinata ad entrare in contrasto con chi tende ad esercitare legittimamente la sua sovranità”.

Di di lì a poco, verranno barbaramente uccisi, prima, il 23 maggio 1992, il giudice Giovanni Falcone con la moglie Francesca Morvillo e la scorta e, poi, il 19 luglio 1992, lo stesso giudice Paolo Borsellino con sette agenti di scorta.

Il film evidenzia il presidente Nicolosi schiacchiato dal “potere parallelo”

Col suo carattere deciso e talvolta duro, Rino voleva capire quello che, da tempo, avveniva e che stava ancora accadendo in Sicilia. Come era nel suo stile, voleva forse inoltrarsi, senza guardare a pericoli di sorta, in un pauroso labirinto per trovare uno sbocco, una soluzione, una svolta. E andò a sbattere nel dedalo del perverso inganno. Perché quel “potere” aveva adottato la mossa di finanziare i partiti politici per entrare nella dinamica amministrativa.

A questo punto, nel film emerge l’amara svolta. Rino viene indagato.
E Rino prende anche atto di essere stato colpito dalla malattia del secolo. I due mali si incrociano paurosamente e, dalle immagini, emergono, due momenti significativi di alta umanità: un magistrato che racconta e lascia capire di trattenere le lacrime. E le ultime testimonianze su Rino che mostrano il suo modo di trovare conforto nella sua Fede cristiana.

Una parola devo spenderla per la limpidezza delle immagini con suggestive sequenze panoramiche e per la coinvolgente scelta della colonna sonora. Elementi che aprono, a più riprese, verso un ampio respiro quel susseguirsi dell’impegnativa sequenza di testimonianze.

Il film su Rino Nicolosi una testimonianza significativa

Tornerà la presenza dei due personaggi iniziali: una Sicilia a viso aperto, ancora più provata ma ancora più a testa alta e una mafia quasi ipnotizzata. Scioccata.
La sequenza finale, però, che mostra dall’alto, distanziato e di spalle, il protagonista che, lentamente, lascia il Palazzo di Giustizia e si dirige verso l’uscita è veramente risolutiva. E’ la positività di un filmato che esplode in una immagine luminosa e ci trascina tutti verso una grande luce.

Rino lascia una forte testimonianza a quanti lo conobbero e lo stimarono, ma anche a quanti lo invidiarono e lo disprezzarono.
Il film-documento, facendoci rivivere i tratti della sua intensa responsabilità, intende suggerire a questa nostra strana terra di sollevare la testa per mostrare a tutti la sua stupenda bellezza.
Perché di questo dobbiamo convincerci noi siciliani: dobbiamo sollevarla la testa. Dimostrando di saper riorganizzarci con le nostre stesse capacità.

Nino Leotta

 

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