Decisivo l’intervento del ministro dell’Istruzione per fugare i dubbi sollevati attorno alla propaganda della teoria del gender nelle scuole italiane. I progetti devono essere inseriti nei Pof (Piani dell’offerta formativa), portati alla conoscenza delle famiglie a cui spetta la decisione finale sulla frequenza dei figli minorenni a tali attività
Prevista la richiesta del “consenso”. La circolare spiega poi che “la partecipazione a tutte le attività extracurricolari … è per sua natura facoltativa e prevede la richiesta del consenso dei genitori per gli studenti minorenni o degli stessi se maggiorenni”. Fin qui i pronunciamenti ufficiali, che tutti i dirigenti scolastici saranno tenuti a mettere in pratica. Ma cosa ne dicono le famiglie? Maria Rita Munizzi e Antonio Affinita, rispettivamente presidente e direttore del Moige (Movimento italiano genitori), hanno affidato a un breve testo inserito nel proprio sito internet una prima valutazione condivisa con le presidenze anche di A.Ge. (Associazione italiana genitori), Agesc (Associazione genitori scuole cattoliche) e Faes (Famiglia e scuola). Vi si esprime l’ “apprezzamento per la circolare sul consenso informato emanata dal ministro Stefania Giannini, che ribadisce come nessuna attività extracurriculare potrà essere avviata senza il consenso informato da parte dei genitori”. Nella dichiarazione si sottolinea che “con questa circolare il Governo evidenzia come la ‘Buona Scuola’ non possa prescindere dalle famiglie, che oltre a essere sempre informate sui temi ‘sensibili’, devono effettivamente godere della libertà di scelta educativa sancita costituzionalmente”. Anche il Forum delle associazioni familiari ha voluto sottolineare che “dispiace che sia stata necessaria una circolare ministeriale per ribadire l’ovvietà che sia necessario il consenso informato dei genitori per ogni iniziativa che esce dalle linee codificate dei curricula. Avrebbe dovuto essere un’ovvietà, proprio per rinnovare l’indispensabile alleanza tra scuola e famiglia, e per questo come Forum avevamo chiesto che fosse ricordata nel testo della riforma, ma plaudiamo comunque ad un chiarimento che alla luce dei fatti di questi ultimi mesi era certamente necessario”.
Far partire un processo di vera “innovazione”. Per Roberto Gontero, presidente dell’Agesc, “la responsabilità educativa dei figli all’art. 30 della Costituzione è attribuita ai genitori e nessun altro dovrebbe permettersi di fare interventi, addirittura a livello della scuola dell’infanzia, senza che i genitori lo sappiano e condividano cosa verrà detto”. Aggiunge poi che “con queste vicende del gender, le famiglie hanno capito che non possono più delegare la scuola in toto sul alcune cose. Anzi, debbono continuare con maggiore attenzione e impegno, ad essere le prime responsabili dei propri figli”. Anche il Faes, per il quale firmatario del pronunciamento comune è stato Giovanni Sanfilippo, sottolinea che “divenuta legge, poi, occorre procedere spediti a tradurre la ‘Buona Scuola’ in un reale processo di profonda innovazione degli ordinamenti scolastici, ascoltando e dialogando con tutti i protagonisti”.