Umorismo nero e cattivissimo: va in scena Occidente solitario di Martin McDonagh La delirante deriva del litigioso rapporto di due fratelli, immersi nella solitudine e nell’indifferenza di un villaggio irlandese. Inizia da qui l’Occidente solitario dell’inglese Martin McDonagh, uno degli autori contemporanei di maggior successo, pluripremiato e programmato in tutta Europa. Alla sua penna penetrante e ironica si deve anche questa commedia nera, irriverente e politicamente scorretta, portata in scena in Italia con la regia di Juan Diego Puerta Lopez. Interpreti d’eccezione Claudio Santamaria e Filippo Nigro, affiancati da Nicole Murgia e Massimo De Santis: un quartetto di attori, già noti al grande pubblico per i numerosi e importanti riscontri riportati nell’agone teatrale, cinematografico e televisivo. La bella traduzione è firmata da Luca Scarlini. Coprodotto da Nuovo Teatro–Gli Ipocriti e Associazione Teatrale Pistoiese, lo spettacolo vanta le scene di Bruno Buonincontri, i costumi di Caterina Nardi, le musiche di Riccardo Bertini (Mammooth). L’allestimento, che ha già raccolto gli elogi di critica e pubblico in giro per i teatri della penisola, approderà al Teatro Comunale di Trecastagni (sabato 14 aprile, ore 21, domenica 15 aprile, ore 18) e al Garibaldi di Enna (martedì 17 e mercoledì 18 aprile, ore 21) nell’ambito del progetto “Teatri di cintura”, la virtuosa rete interprovinciale promossa dal Teatro Stabile di Catania in collaborazione con le amministrazioni comunali.
La storia è quella di Coleman (Santamaria) e Valene (Nigro), schiavi di un’incapacità affettiva acuitasi dopo la morte del padre. Toccherà al parroco della comunità Padre Welsh, insieme alla giovane corriere del whisky “Ragazzina” (interpretati rispettivamente da De Santis e dalla Murgia), tentare senza successo di ricucire il violento e burrascoso rapporto tra i due fratelli, in un crescendo di vendette deliranti e comicità surreale. Occidente solitario è un dramma che diventa una commedia nera dove il delirio e la stravaganza sono tessuti delicatamente attraverso un umorismo eccentrico, cinico e ironico. Il regista Juan Diego Puerta Lopez cita Beckett per indicarci la giusta chiave di lettura del testo: “Non c’è niente di più comico dell’infelicità” . Gli fa eco il direttore del Teatro Stabile di Catania Giuseppe Dipasquale sottolineando che «proporre il testo di un autore come Mc Donagh nel cartellone dei “Teatri di cintura” significa fare una scelta che supera due volte i confini in cui un ente teatrale territoriale si trova normalmente a dover operare. Il primo riguarda il linguaggio teatrale classico, che questa volta lascia il passo ai moderni linguaggi contemporanei, seguendo una logica di apertura in controtendenza rispetto alle programmazioni decentrate. Il secondo, invece, riguarda l’area geografica della città, che con la stagione dei Teatri di cintura si ricongiunge all’hinterland ma anche alle province limitrofe, in un progetto culturale di ampio respiro».