Il coach Salvo Pappalardo analizza come nel calcio moderno ruoli e funzioni si evolvano, rendendo lo sport più amato dagli italiani… ben più liquido.
L’1 è il portiere, 2 il terzino destro, 3 il sinistro, 4 il centrocampista metodista, 5 difensore centrale, 6 altro difensore centrale, 7 ala destra, 8 mezzala, 9 centravanti, 10 trequartista e 11 ala sinistra. Se avete sorriso nostalgicamente all’incipit dell’articolo, allora siete memori di una buona fetta di storia del calcio. Vari punti di svolta hanno contribuito allo stravolgimento del gioco, ma probabilmente è possibile notare un unico fil roüge: il costante incremento della velocità e della complessità del gioco.
Coach e calcio / Ruoli e funzioni nel calcio… liquido: la lumaca e la lepre
Viaggi che prima richiedevano settimane o mesi, adesso possono essere fatti con un consistente risparmio di tempo. L’arrivo di una missiva poteva tardare tempi lunghi, mentre ora basta un clic. Vi risparmio il lungo elenco di evoluzioni umane che hanno portato a…velocizzare il mondo. Il calcio, come attività sociale, chiaramente non è da meno. Senza andare troppo lontano, il gioco degli anni ’80 ci appare già oggi di una lentezza esasperante. Pochissimi fraseggi in costruzione e tanti lanci lunghi, ricerca delle seconde palle, lotta uomo contro uomo, sono tutte caratteristiche di un calcio andato. Era uno sport ancora ferreo negli schemi e nei punti di riferimento: il 5 marca il 9, il 6 fa il libero, per esempio.
Non perdere il duello individuale era allora l’unico obiettivo del difensore, in altre parole poteva considerarsi una buona prestazione se non aveva fatto toccare palla al proprio avversario diretto. Poi, se in fase di possesso si limitava a spazzare palla così come veniva, non aveva molta importanza. E poi, ci si poteva ancora rifugiare con un sicurissimo passaggio indietro al portiere che avrebbe potuto raccogliere comodamente il pallone. Alla maggiore velocizzazione ha probabilmente influito anche quell’insieme di innovazioni regolamentari, volte più alla spettacolarizzazione che alla semplicizzazione. Il calcio di oggi si presenta veloce, rapido e tendenzialmente frenetico. Man mano che ci si muove verso l’alto nelle categorie, si può riscontrare una diminuzione del tempo di gioco. In altre parole: il calcio è sempre lo stesso, ciò che cambia tra una categoria e l’altra è la velocità di azione/reazione.
“Abbandonate ogni speranza di totalità, futura come passata, voi che entrate nel mondo della modernità liquida”
L’organizzazione di qualunque squadra di calcio passa, banalmente, per un insieme di idee che detta il proprio allenatore. Adesso è usuale sentire parecchi tecnici parlare di “princìpi”, per definire delle linee guida che consentono al giocatore di interpretare la situazione di gioco. Questo tipo di impostazione consente di creare una… cultura comune con la quale poter parlare la stessa lingua e, tendenzialmente, riuscire a collaborare nel campo. Per capire un po’ meglio come questi princìpi possano influire sul codice di condotta, si pensi alla differenza tra il dire: quando ricevi palla dal portiere, se sei attaccato passala al terzino; e il dire: quando ricevi palla dal portiere cerca l’uomo libero alle spalle della loro linea di pressing. Chiaramente ci si muove più verso una visione del giocatore che sia “scegliente”, perché è proprio lui che in campo agisce.
Attraverso un’impostazione per princìpi, pertanto, non ha più senso parlare di ruoli, ma di funzioni. Si pensi al gioco dell’Atalanta (sotto). Molto spesso si vede uno dei difensori attraversare il campo per unirsi ai compagni in attacco.
Allo stesso filone si può ricondurre il famoso “falso nueve” del mitico Barcellona di Guardiola. In quel caso non vi era un centravanti, perché il centravanti era lo spazio (da attaccare). La Juventus di Pirlo non ha una vera struttura posizionale in possesso, perché si adatta in base all’attacco che sta svolgendo. Molto spesso si vede Danilo stringere per agire come terzo in impostazione, per poi magari attaccare una corsia interna. 3-4-1-2? 3-2-3-2? 3-3-4? I numeri a questo punto descrivono staticamente qualcosa che, invece, è fluido.
Coach e calcio / Il calcio liquido del futuro
Chi rimpiange ancora i vecchi difensori di una volta (quelli si che sapevano difendere!), oppure il buon vecchio rinvio lungo, probabilmente, è solo rimasto impelagato nei pensieri nostalgici e dalle conseguenti emozioni passate, non riuscendo ad apprezzare il continuo cambiamento del gioco. La modernità del calcio, allora, viaggia parallelamente a quella della nostra realtà circostante: liquida, complessa e cangiante allo stesso tempo. In questo contesto, la bellezza di questo sport si riafferma nelle giocate dei singoli esaltate da un’organizzazione collettiva, nella ricerca di nuove soluzioni strategiche e tattiche, ma soprattutto nell’imprevedibilità dei risultati che consente ancora l’esistenza di una democrazia delle idee.
*Allenatore Uefa B, laureato in Economia aziendale e specialista in formazione, con esperienza in squadre afferenti alla FIGC.