I governanti europei fanno a gara nell’invocare una coesione comunitaria che li aiuti a risolvere il problema dell’immigrazione dall’Africa. Ora è stato Martin Schulz, presidente del Parlamento Europeo a chiedere una normativa europea efficace e coerente. Buona idea, forse, e anche necessaria. Ma una cosa è nota, evidente e sperimentalmente testimoniata: né le chiacchiere di leggi e trattati né le loro minacce e nemmeno la loro violenta applicazione hanno mai fermato popolazioni in fuga dalla paura, dalla fame e dalla guerra. Bisognerà quindi capire cosa si vuole scrivere in quelle norme. A suo tempo le legioni romane sono state travolte dai così detti barbari. Più tardi i cinesi, per fronteggiare i mongoli, hanno realizzato la grandiosa Muraglia, l’unico manufatto umano che si distingue ad occhio nudo dalla Luna. L’efficacia è stata la stessa di una tela di ragno e del resto è noto: le ragnatele sono trappole mortali per i moscerini inermi ma i calabroni le forano senza fatica. Oggi gli USA cercano con tutti i mezzi ma invano di fermare al confine i Messicani. Per comprendere i termini del problema si dovrebbe riflettere su questo aneddoto. E’ stato chiesto a un naufrago:” ma lo sapete che con questi viaggi rischiate la vita?” La risposta è stata lapidaria e disarmante:” si, ma per noi il rischio è già un buon affare”. Si può immaginare di fermare chi ha queste motivazioni? No. Allora cosa si può fare? Intanto smettere immediatamente di vendere armi a tutti e di sostenerli a turno nelle loro folli guerre e guerriglie. Poi si dovrebbe cessare di imporre l’economia della globalità di fronte alla quale le fragili economie regionali crollano miseramente. Le popolazioni africane non andavano oltre una modesta sussistenza: la colonizzazione, lo sfruttamento delle loro risorse e ora l’occidentalizzazione dell’economia li hanno resi miserabili e gli hanno tolto anche le radici culturali cui aggrapparsi. E’ noto che il mondo islamico non vuole importare usi, costumi ed economia del’occidente. Lo stesso vale in Africa. Aiutarli a progredire a casa loro e indurli a restarci non è impossibile ma va fatto alle LORO condizioni, non alle nostre. Un esempio: cosa direbbero i nostri diplomatici se, a proposito delle famigerate quote, si sentissero dire: “si, ma solo se i numeri li diamo noi non in base alle esigenze della vostra opulenza ma a quelle della nostra fame che non può attendere”. Si rende quindi necessario in primis fermare la nostra economia asimmetrica e di rapina; poi si potrà immaginare una collaborazione vera. Sempre che si smetta di vendere armi e fomentare guerre.
Alessandra Distefano