Si è tenuto nel pomeriggio del 28 febbraio presso il Seminario Arcivescovile di Catania l’incontro “Cittadini e istituzioni: sussidiarietà e operosità sociale. Per un’amministrazione condivisa”, promosso dal comitato “Non possiamo tacere” e dall’Arcidiocesi di Catania. Ospite dell’evento è stata Lorenza Violini, docente di Diritto costituzionale presso l’Università Statale di Milano, la quale si è soffermata sull’importanza della collaborazione e della co-progettazione tra istituzioni ed enti territoriali: «La partecipazione senza questo impegno resta un liberalismo astratto lontano da carne viva delle persone».
Cittadini e istituzioni / Amministrazione condivisa e principi di sussidiarietà
«Alle scorse elezioni regionali e nazionali il partito degli astensionisti è stato il partito di maggioranza assoluta: in Sicilia gli astenuti sono stati il 51,38%, ha votato infatti soltanto il 48,62% degli elettori. Peggio di noi il Lazio dove a votare è stato il 37,7%, un terzo del corpo elettorale; ciò significa che se un partito ha vinto con il 30% in realtà è stato scelto solo dal 9% degli elettori». Così Claudio Sammartino, già prefetto della Repubblica, ha introdotto l’incontro dal titolo Cittadini e istituzioni: sussidiarietà e operosità sociale.
Per un’amministrazione condivisa svoltosi nel pomeriggio del 28 febbraio presso il Seminario arcivescovile di Catania nell’ambito del Seminario di formazione all’impegno sociale e politico promosso dal comitato Non possiamo tacere (di cui Sammartino è coordinatore) e dall’Arcidiocesi di Catania. Al dibattito ha partecipato anche Lorenza Violini, docente di Diritto costituzionale presso l’Università Statale di Milano. Da dove partire, dunque, per invertire questa preoccupante tendenza?
Cittadini e istituzioni / Amministrazione condivisa e principi di sussidiarietà
Come si legge nella nota la parola chiave, in questo senso, è sussidiarietà. «Il potere – ha spiegato Violini – non deve essere intrusivo o monopolizzante ed essere l’unico a decidere ciò che è bene e ciò che è male per una società». L’ultimo rapporto della Fondazione sulla sussidiarietà su sussidiarietà e sviluppo sociale – ha aggiunto – ha mostrato che il benessere sociale cresce quando si partecipa a associazioni, enti di volontariato, cooperative, gruppi. Così si diventa più attivi e più capaci di inserirsi nel mondo del lavoro e delle relazioni».
La riflessione sulla politica diventa una riflessione esistenziale. «Non siamo e non possiamo essere individui, siamo persone, cioè insiemi di relazioni. Se non viviamo dentro la vita del quartiere, della parrocchia, delle associazioni, dei gruppi, restiamo chiusi in noi stessi, nell’individualismo e nei lamenti. Dobbiamo per questo chiederci: quali sono le realtà di cui faccio parte? Io per la città, la società, la famiglia, la scuola dei miei figli, cosa sto facendo, come mi sto impegnando?». La sussidiarietà ridà responsabile ai singoli. Che è l’altra faccia della partecipazione. «Ciascuno è responsabile non solo di sé ma anche del contesto in cui è inserito».
Cittadini e istituzioni / Amministrazione condivisa e principi di sussidiarietà
«L’astensione è la conferma che la politica non può risolvere tutto. È una forma di protesta contro la delusione rispetto ai risultati della politica perché si pretende che risolva tutto ma in realtà i veri protagonisti sono i cittadini, è la partecipazione». E partecipare significa avere un ruolo attivo alla progettualità degli interventi delle politiche sociali. D’accordo Violini: «La pubblica amministrazione deve coinvolgerli ab origine.
Come si legge nella nota il problema dei senzatetto, ad esempio, non si può affrontare soltanto portando loro del tè la sera. Richiede un intervento strutturato che non può essere demandato alla pubblica amministrazione perché questa sta nel suo ufficio come è giusto che sia. Le amministrazioni devono affidarsi agli enti che vivono quei territori. Il principio di sussidiarietà permette di stare nel contesto sociale non come una accozzaglia di individui. La partecipazione senza questo impegno resta un liberalismo astratto lontano da carne viva delle persone».
Cittadini e istituzioni / Amministrazione condivisa e principi di sussidiarietà
Catania è pronta a questo cambio di paradigma? «Il commissario straordinario del Comune, per valutare le prospettive per Catania, ha chiamato i sindacati. Questo vecchio sistema di concertazione non si regge più – ha ammonito Sammartino –. La città etnea è piena di enti con esperienza consolidata nelle questioni più calde come povertà e migrazione. È con loro, che lavorano in trincea, che bisogna dialogare e co-progettare. Co-progettare significa compiere un’analisi sui bisogni del territorio con coloro che vi operano costantemente.
Come si legge nella nota per restare in tema catanese: chi è il più affidabile interprete dei problemi sociali se non le suore della carità di Madre Teresa di Calcutta o le suore salesiane di Librino o il Banco Alimentare? Per fare esempi catanesi. L’amministrazione condivisa è la nuova frontiera della amministrazione pubblica mondiale». Ma anche un segno tangibile di come una società sia diventata matura: «Più società – ha concluso Sammartino – meno Stato, si potrebbe dire con vecchio slogan. Le istituzioni devono fare un passo indietro e noi dobbiamo prenderci la responsabilità di crescere».
Prossimi appuntamenti
Il 9 marzo, alle ore 17, presso il seminario Arcivescovile di Catania e in diretta streaming si terrà il prossimo incontro del Seminario di formazione all’impegno sociale e politico: protagonisti saranno giovani imprenditori siciliani. Interverrà Andrea Piccaluga della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, mentre a coordinare i lavori sarà Rosario Faraci, professore ordinario di economia e gestione delle imprese presso l’Università degli studi di Catania. Giorno 11 marzo, invece, alle ore 10.30, presso l’arcivescovado di Catania sarà presentato il documento Un cantiere per Catania. Organizzare insieme la speranza.