I volontari della Comunità Papa Giovanni XXIII tornano nelle piazze della Sicilia per mostrare come la solidarietà sia la risposta più efficace contro le nuove povertà generate da conflitti e crisi globali.
Un tasso di povertà assoluta in Italia che si conferma a ridosso dei massimi storici toccati nel 2020. Le speranze della ripresa post-pandemia che continuano a scontrarsi con nuove difficoltà e con quelle di sempre.
E uscendo dai confini nazionali – si legge in una nota della Comunità – un mondo che sembra aver dimenticato le dure lezioni del passato. Come si vede dal conflitto in Ucraina e dalle nuove tensioni che non mancano di scandire le nostre giornate. «Dovunque si volga lo sguardo – ha sottolineato anche Papa Francesco – si constata come la violenza colpisca le persone indifese e più deboli».
Se c’è una lezione che la storia ha insegnato, è quanto possa fare la differenza un approccio fondato sulla solidarietà e sul senso di comunità. Valori che la Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata nel 1968 da don Oreste Benzi, pone da sempre al centro del suo impegno. Ciò attraverso progetti e realtà di accoglienza in Italia e in 40 Paesi del mondo. E con una presenza costante anche in Ucraina fin dai primissimi giorni del conflitto.
Un pasto al giorno in Sicilia il 17 e 18 settembre
Con l’obiettivo di condividere la consapevolezza e i risultati maturati durante queste esperienze, e per portare avanti un lavoro di sensibilizzazione su tematiche importanti per il futuro di ciascuno, i volontari della Comunità torneranno anche quest’anno nelle parrocchie della Sicilia il 17 e 18 settembre, con l’iniziativa solidale “Un Pasto al Giorno”, un evento che al lavoro di sensibilizzazione aggiunge anche un prezioso obiettivo che si fa concreto e cruciale per molte persone in situazioni di grande difficoltà.
Attraverso iniziative come questa, infatti, la Comunità Papa Giovanni XXIII raccoglie quel sostegno che le permette di garantire 7 milioni e mezzo di pasti a tutte le persone in povertà e in difficoltà che accoglie nelle sue Case, mense e realtà di aiuto. Quest’anno, inoltre, sarà aggiunta anche una piccola riflessione sull’importanza della preghiera. Come da tradizione, infatti, chi parteciperà all’iniziativa riceverà un oggetto simbolico, in questo caso un libricino con sette preghiere in sette lingue diverse. Un segno di come ci si possa e ci si debba sentire una comunità. Unita di fronte ai problemi che ci si presentano innanzi e attenta ai bisogni di tutti.
«La Comunità Papa Giovanni XXIII è fatta di persone che condividono ogni giorno la vita, la casa e anche la tavola con chi è nel bisogno. Così ha spiegato il presidente, Giovanni Ramonda. Sediamo uno accanto all’altro, stringendoci per far posto a chi arriva e il nostro primo gesto è ringraziare per il pasto che abbiamo davanti. Pregando che sia sempre sufficiente a sfamare le migliaia di persone che si rivolgono a noi in cerca di aiuto. E ci chiedono di colmare il vuoto del corpo e dell’anima.
Una raccolta di preghiere in dono
La preghiera ci unisce ovunque siamo e rafforza quel legame che ci rende possibile, solo assieme, salvare la vita di chi è disperato. Per questo, quest’anno, abbiamo scelto di fare dono a chi si avvicinerà ai nostri banchetti, di una raccolta di preghiere dalle nostre missioni.
7 preghiere come i giorni della settimana.
In un momento in cui tanti ci chiedono tutto e ogni euro conta, realizzare tovagliette o altri oggetti, come si è soliti fare in queste iniziative, avrebbe comportato una spesa che, responsabilmente, non ci siamo sentiti di affrontare. Siamo certi che la consapevolezza di aver assicurato un posto a tavola per chi soffre sia il ringraziamento più grande».
Un impegno in cui riecheggiano anche le parole di Papa Francesco, pronunciate durante il suo recente viaggio in Canada. «Troppo spesso – ha avvertito il Pontefice – ci si lascia guidare dagli interessi di pochi che stanno bene. Occorre guardare di più alle periferie e porsi in ascolto del grido degli ultimi. Saper ascoltare il dolore di quanti, spesso in silenzio, nelle nostre città affollate e spersonalizzate, gridano».
L’attività della Comunità di don Benzi, del resto, prosegue anche in Sicilia da oltre 50 anni, attraverso l’opera di numerose realtà, tra Case Famiglia, Case di accoglienza e Centri di aggregazione. Sono tantissime le persone che negli ultimi mesi vi hanno trovato non solo un riparo o un pasto caldo. Ma anche un punto di riferimento per far ripartire la propria vita.
E a parlarci di quanto un approccio più solidale sia urgente anche qui, sono i numeri. Basti pensare che in Sicilia la povertà relativa continua a farsi sentire tra le famiglie, con un’incidenza che si attesta attorno al 18,3%.