Si è tenuto, domenica 19 maggio, presso la Basilica S.Sebastiano di Acireale, il concerto-tributo in onore del cantautore Franco Battiato, venuto a mancare proprio tre anni fa.
La scaletta della serata- evento prevedeva la “Messa Arcaica”, con cui, tra l’ altro, Franco Battiato si è congedato definitivamente dalle scene il 17 settembre 2017 al teatro greco-romano Odeon di Catania. Eseguite anche le canzoni mistiche (“L’ oceano di silenzio”, “Torneremo ancora”, “L’ombra della luce”, “Le sacre sinfonie del tempo”, “Torneremo ancora” “E ti vengo a cercare”).
La “Messa Arcaica” che, senza dubbio, è stato il pezzo più pregnante dell’ intero concerto, ha visto la luce nel 1993 . La prima, infatti, si tenne il 24 ottobre 1993, presso la Basilica superiore di Assisi.
La “Messa Arcaica” segue in tutto e per tutto i canoni formali e stilistici della messa gregoriana, ovviamente declinandola nella modernità. Ma la struttura è quella della messa preconciliare (Kyrie, Gloria, Credo, Sanctus, Agnus Dei). E pure la struttura squisitamente musicale si rifà alla messa gregoriana, poiché troviamo una scrittura musicale spiccatamente orizzontale.
A tal proposito, è doveroso ricordare l’ avversione, se non l’ idiosincrasia che Franco Battiato nutriva per il canto liturgico post concilio Vaticano II. Egli, infatti, mal tollerava l’ uso dell’ italiano in luogo del latino, e l’ adozione di un canto naturale e scoperto, potremmo definirlo “pop”, a discapito del canto impostato e coperto, che per sei secoli è andato per la maggiore.
Una performance del mezzosoprano comunque dignitosa
Il mezzosoprano Haruna Nagai che, a onor del vero sembrerebbe dal colore di voce un soprano falcon più che un mezzosoprano, (ma si sa, l’ innalzamento del diapason ha creato più disordine che tecnica), non possiede di certo una voce che brilla né per velluto timbrico, né per volume. La voce, invero, risulta chioccia e nasale, per non parlare della scarsa, quasi nulla presenza scenica. La sua pronuncia del latino, poi, avrebbe fatto riacquistare l’ udito perfino al povero Quinto Pedio. Ma il gusto e l’ eleganza interpretativa hanno reso la sua “performance” più che dignitosa.
Dopo l’ atmosfera solenne, seria, quasi a farci sentire impotenti ed alieni di fronte a quel flusso sonoro e vocale, si è passati alle canzoni mistiche. Queste, per fortuna del pubblico, in lingua italiana, interpretate da Fabio Cinti. Le canzoni hanno sicuramente un’ anima più “pop” rispetto alla “Messa Arcaica”. In essa a prevalere è la componente mistico- erudita, piuttosto che la ricerca di qualcosa o qualcuno di divino. Quindi le canzoni mistiche sono un connubio di poesia simbolista francese, filosofia guenoniana con influssi di stampo orientale e musica folk.
Al termine del concerto, siamo riusciti a strappare a don Orazio Barbarino, padre spirituale del cantautore etneo, tre parole su Franco Battiato. Don Barbarino non è di certo un prete “ cappa e spada”. Anzi sembra ricordare i padri del deserto degli albori, dove la fede è pochezza di parole e profondità di spirito.
Come si può conciliare la musica sacra con la vocazione cantautorale di Franco Battiato?
In Battiato il sincretismo musicale e, non solo musicale, non è un trofeo da esibire. Ma il solo modo che egli aveva per esprimere se stesso, il suo genio, nell’ accezione latina del termine. D’ altro canto La “Messa Arcaica”, fatta eccezione per l’ orchestrazione, che sicuramente si addice più ad una camera da concerto di metà Settecento che ad un edificio di culto, rispetta in tutto e per tutto i canoni e gli stilemi della messa gregoriana.
La fede del maestro Franco Battiato è sempre stata un enigma. Lei, che è stato il suo padre spirituale, ci ha capito qualcosa?
Sulla confessione religiosa di Franco Battiato si è versato a vanvera fin troppo inchiostro. Chi lo voleva musulmano, chi buddista, chi panteista( della serie chi più ne ha più ne metta). La sua religiosità non era una ricerca di un qualcosa o di un qualcuno. Era impregnata di misticismo, cioè una spiritualità che non andava “semplicemente” alla ricerca di Dio, ma che cercava e voleva capire se stessa.
Franco Battiato, nel 2015, ha rimproverato a Papa Francesco la mancanza di una riflessione teologica profonda, non è forse vero che nella religione il sentimento senza intelletto serve a ben poco?
Il maestro di Jonia è stato senza dubbio figura complessa e sfuggente. (E qua è difficile dargli torto), se nella religione il sentimento non è guidato dalla riflessione, quel sentimento diventa idolatria o, ancor peggio, fanatismo. Egli, essendo abituato all’ intellettualismo di Papa Joseph Ratzinger, avrà faticato a capire la nuova “retorica” di Papa Bergoglio.
Il concerto ha visto la partecipazione del coro del conservatorio “Bellini” di Catania e l’ ensemble vocale “Unda Maris”, con la direzione di Carmelo Cirinò, e l’ orchestra del conservatorio “Bellini” di Catania, con la direzione di Francesco Libetta. Al pianoforte ha suonato Angelo Privitera, tastierista di Franco Battiato per ben oltre trentacinque anni. Fabio Cinti quale voce delle canzoni mistiche, Haruna Nagai in veste di mezzosoprano per la “Messa Arcaica.”
Giosuè Consoli