Protagonista assoluta la musica. Con la sua essenziale pienezza, coinvolge e dà spettacolo. Hanno contenuto tutto questo, le canzoni di Fabio Concato. Hanno incontrato il pubblico ieri, domenica 28 luglio, nell’anfiteatro Falcone e Borsellino di Zafferana Etnea.
Lo hanno condotto in un viaggio canoro lungo il tempo.
Lo stesso cantautore milanese lo dichiara, ad un certo momento della serata. “Riuscite a cantare con me perché c’è un po’ di musica in questi brani. La musica, proprio quella che manca nelle canzoni del momento. Lo dico con tristezza, perché non riesco a cantare i pezzi di oggi. Sarebbe bello, per chi fa musica attualmente, vedere i propri brani cantati tra quarant’anni”.
Una chiara dichiarazione d’amore per l’essenza della musica. E i suoi pezzi sono cantati dopo quarant’anni. Esattamente quarantadue, con Domenica bestiale. Non a caso, accompagnato dalle sue note, Concato si mescola al pubblico, passeggia tra la gente. Il contatto diretto è mantenuto per tutto il concerto. L’umorismo lo caratterizza. Anche quando ricorda le sue origini. “Ho un quartino di sangue siciliano nelle vene. I miei bisnonni erano di Modica e io sono dolcissimo come il cioccolato”, ha dichiarato.
Le canzoni senza tempo di Fabio Concato
La stessa dolcezza che emanavano le canzoni M’innamoro davvero, Guido piano. Dal timbro nostalgico Ti ricordo ancora, Troppo vento, Stazione Nord. Di questa il cantante ne ricorda le origini. Assiste ad un momento di discussione di una coppia. Successivamente nasce il pezzo. Parte dall’idea che il dolore per la fine di una relazione venga metabolizzato. In questo modo ci si può accostare nuovamente all’amore in modo diverso, più maturo ed anche più leggero.
Varie le tematiche delle canzoni. I contenuti si sono formati nei diversi anni di carriera, da Prima di cena, Speriamo che piova a Gigi. Tutte esecuzioni alternate con scambi verbali tra lui e il pubblico presente. Battute ricambiate in una serata trascorsa senza tempi incalzanti ma con il piacere lento di ascoltare le canzoni dal vivo.
“Se vi andasse di cantare, fatelo. Ma, dato che il posto è piccolo, quelli meno intonati cantate più piano”, afferma ridendo.
A tratti anche momenti di ballo tra i presenti e melodie jazz diffuse nell’aria. Lui, in jeans e maglietta nera, guadagna applausi dal pubblico. A più riprese. Segno che la sua musica è andata oltre lo scorrere del tempo. Anzi, ha vissuto in esso.
Il pubblico in piedi ha salutato il cantautore sulle note di Rosalina. Il suo gruppo, formato da Ornella D’ Urbano al piano e alle tastiere, Stefano Casali al basso, Larry Tomassini alla chitarra e Gabriele Palazzi Rossi alla batteria ha continuato a suonare ancora per qualche minuto.
Rita Messina