Concerti / Spettacoloso Ligabue ad Acireale: le canzoni di Riko raccontano l’Italia e le sue fragilità

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Ad accendere i riflettori sul Made in Italy di Ligabue è La vita facile con una cornice colorata di striscioni sorretta da migliaia di fans che coprono svariate generazioni. Ed eccolo apparire con occhiali da sole e chitarra a spalla,  una coreografia mozzafiato, un maxischermo centrale e due laterali più piccoli, sul pannello centrale le immagini danno rilievo  e fanno strada  alle canzoni, proprio come dentro un film. A far da padrone i colori rosso, blu, arancio, nero, con tanti giochi di lucine che sprizzano da tutte le parti con le forme più disparate, alle volte sembrano stelle cadenti, altre dei raggi. Dopo il debutto del 14 febbraio, al Pal’Art acese (a quanto pare non è la prima volta che il rocker di Correggio si trovasse ad Acireale per il giorno di San Valentino), Ligabue si è ripetuto ieri sera, mercoledì, penultima data di concerti acesi, che si concluderanno domani, venerdì 17, per poi toccare Reggio Calabria.

Ha così inizio lo spettacolo: ne La vita facile, Riko, il personaggio creato dal cantautore che ricorda sé stesso, si interroga su quanto potrà vivere “una vita facile” in un paese governato da persone che fanno promesse senza mantenerle.

A seguire Mi chiamano tutti Riko, brano nel quale Luciano presenta il suo alter ego, Riko, il personaggio che sta al centro della storia, un operaio oltre i cinquanta che si trova ad un punto del suo cammino in cui rischia di perdere il lavoro ed un matrimonio in crisi. Riko è l’uomo della porta accanto, l’immagine di chi è stanco di subire le ingiustizie sociali, economiche, fiscali, di questo paese; una introspezione, un vero percorso individuale che, se affrontato, può portare al recupero interiore. Poi il terzo singolo, E’ venerdi, non mi rompete i coglioni, racconta un episodio che  può capitare a chicchessia, durante un fine settimana, nel caso specifico, gli attori sono Riko e il suo amico Carnevale quando una sera decidono di andare in discoteca e si ritrovano a polemizzare con dei ragazzi: “Uno di loro ha la pistola, sento il freddo della canna sulla gola”, il cantautore fa emergere la crisi del dialogo, mette in evidenza con parole forti e concrete lo straripare di violenza tra i giovani e del loro dominio sugli altri, una descrizione della società odierna, deviata dall’assenza di valori.

Vittime e complici rappresenta tutti noi, quel noi che si adatta alle circostanze senza chiedere i propri diritti.

Meno male, richiama il problema dei licenziamenti, descrive l’azienda in cui lavora Riko, dei continui licenziamenti, ma lui riesce a salvarsi e, nonostante la sofferenza e la solidarietà per chi subisce quel destino, si trova inesorabilmente a provare contentezza per essersi sottratto a ciò.

G come giungla sonda il mondo del lavoro mettendo a fuoco le grandi multinazionali che si sbranano a vicenda in una disumana contesa di conservazione per conquistare il potere, perché, come nella giungla, sopravvive il più forte e chi prima si conforma.

Ho fatto in tempo ad avere un futuro spiattella della consapevolezza di Riko che, nonostante il brutto periodo che sta attraversando, gli è stata data la possibilità di vivere la sua vita pienamente, in un epoca sicuramente più facile di quella di adesso.

L’occhio del ciclone descrive di un Riko stanco di questa situazione per cui deve far qualcosa per dare una sterzata, decide di andare così ad una manifestazione in piazza e si ritrova in mezzo ad una rissa e prendere una manganellata da un agente di polizia.

Quasi uscito: Riko, dopo la manganellata in testa, è riverso in terra, eppure sente l’emozione di star bene, si lascia così andare pensando anche al sopraggiungere della morte.

Dottoressa: racconto divertente ed ironico del personaggio, racconta dell’infatuazione di Riko per la dottoressa che si prende cura di lui in ospedale.

I miei quindici minuti fa riferimento alla risonanza mediatica della manifestazione e di come i giornalisti abbiano data celebrità a Riko per un giorno per poi abbandonarlo.

Apperò mette in evidenza la brama dei media e della facilità con cui si passa oltre.

Made in Italy: Riko si avvicina alla moglie, che gli rtesta vicina, durante la degenza in ospedale; così decidono di darsi un’altra opportunità con un matrimonio celebrato dagli amici ed una seconda luna di miele, da Milano a Palermo con gli occhi di chi ammira tutte le bellezze italiane e le sue incoerenze.

E, a concludere la prima parte, Un’altra realtà, che canta della presa di coscienza di Riko il quale pensa proprio che la ricerca della felicità deve ripartire da se stessi.

Uno spettacolo singolare, quelo del Liga, con i vari intermezzi parlati, è come se Luciano, volesse accompagnare per mano i suoi fan, che non conoscono l’album, attraverso il suo personaggio, la sua controfigura, Riko. Ligabue non si ferma un attimo, percorrendo in lungo e in largo il palcoscenico, regala strette di mano ai suoi fans, dà qualche carezza ed il suo pubblico lo acclama sempre di più.

La seconda parte del concerto si apre con vecchi successi, quali: Marlon Brando è sempre lui; Questa è la mia vita; Non è tempo per noi; Lambrusco & pop corn; Piccola stella senza cielo; Balliamo sul mondo; Tra palco e realtà; Certe notti; Urlando contro il cielo.

Seguitissimo ed acclamato dai fans che lo accompagnano in coro soprattutto nei singoli, come: G come giungla, Made in Italy, E’ venerdì, non ci rompete i coglioni. Il cantautore ha deliziato la platea con due ore  di musica, senza fermarsi un attimo. Il concerto è stato un mix tra nuovi brani, 14  del nuovo album Made in Italy e vecchi successi, quali: Marlon Brando è sempre lui; Questa è la mia vita; Non è tempo per noi; Lambrusco & pop corn; Piccola stella senza cielo; Balliamo sul mondo; Tra palco e realtà; Certe notti; Urlando contro il cielo.

Maria Pia Risa

 

 

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