Concluso Consiglio Cei: “Le speranze siano più forti delle preoccupazioni”

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“I problemi legati all’intervento militare in Libia, all’emergenza dei profughi e dei rifugiati, al dovere della prima accoglienza”; “la preoccupazione per il dilagare di un paradigma antropologico che rende labile l’identità personale e il senso di una storia condivisa”; “l’orizzonte pastorale di una Chiesa che vive l’evangelizzazione come il terreno della sua presenza nel mondo”. Sono questi i tre punti chiave dei lavori del Consiglio permanente della Cei, che si è tenuto a Roma dal 28 al 30 marzo. Lo riferisce il comunicato finale reso noto questa mattina, richiamando che i vescovi “non hanno rinunciato a pronunciare una parola umile e ferma sul momento presente, ben sapendo quanto le questioni in gioco siano complesse, complicate e confuse, con l’intenzione esplicita di attivare pensieri e accendere speranze più forti delle preoccupazioni che pure assalgono quanti hanno a cuore il bene delle persone e la serenità della convivenza sociale”.

Aspirazione alla libertà. I moti popolari che hanno infiammato il Nord Africa e la Penisola arabica, secondo i vescovi, “rivelano la comune aspirazione umana alle libertà fondamentali e all’affermazione della dignità personale, non scevra però da violenze e da sofferenze”. Il consiglio permanente si è soffermato in particolare sulla Libia, avendo espresso “vicinanza” al vicario apostolico di Tripoli e facendo proprio “l’auspicio del card. Bagnasco affinché ‘si fermino le armi’, nella convinzione di quanto ‘la strada della diplomazia sia giusta e possibile’, oltre che ‘premessa e condizione per individuare una via africana verso il futuro’”.

Cultura dell’accoglienza. I vescovi hanno evidenziato come l’Europa debba “evitare l’illusione di poter vivere sicura chiudendo le porte al grido dei popoli in difficoltà”, ribadendo che “soltanto autentiche politiche di cooperazione potranno assicurare a tutti sviluppo e pace duratura”. Riguardo “al dramma degli sfollati, dei profughi e dei richiedenti asilo, i vescovi – prosegue il comunicato finale – riaffermano l’impegno della Chiesa a educare a una cultura dell’accoglienza, oltre che a praticarla in tutte le forme possibili”; “chiedono con forza che l’Europa sia presente in modo concreto, immediato e congruo” e che l’Italia promuova, “per l’emergenza, modalità di lavoro più flessibili, che consentano un’accoglienza che vada al di là della prima risposta”. Inoltre invitano “a cogliere le opportunità presenti in questo momento storico, che impongono la rivisitazione della disciplina sulla cittadinanza e delle norme sul ricongiungimento familiare”.

Contro la disgregazione “ricostruire l’umano”. Il Consiglio permanente ha quindi parlato delle “radici della disgregazione sociale”. “Notevole preoccupazione – riporta il comunicato finale – suscita il dilagare di un paradigma antropologico che sostituisce la persona con l’individuo, stravolge il rapporto tra verità e libertà, equipara la convivenza al matrimonio e riduce lo Stato da ordinamento per il bene comune a strumento chiamato a registrare il mero esercizio dei diritti individuali”. “L’indebolimento di un paradigma antropologico ‘alto’ – prosegue il comunicato – si rivela anche nelle molteplici forme in cui la vita è calpestata: dalla pratica abortiva alla fatica di darsi regole che siano di ‘garanzia per persone fatalmente indifese e la cui presa in carico potrebbe un domani risultare scomoda sotto il profilo delle risorse richieste’: emblematico, in proposito, è il caso delle cosiddette ‘dichiarazioni anticipate di fine vita’, oggetto di un disegno di legge ritenuto necessario e urgente”. I vescovi hanno “riaffermato la necessità di lavorare per ricostruire l’umano, attraverso una profonda opera di pensiero, capace di dare respiro a una cultura della vita”.

L’assemblea generale di maggio. Il tema di “un’educazione che sa entrare, con la forza della speranza cristiana, in tutti gli ambiti dell’esperienza umana”, informa il comunicato finale del Consiglio permanente Cei, sarà “al centro della prossima Assemblea generale, prevista a Roma dal 23 al 27 maggio 2011, chiamata a orientare l’attuazione del documento programmatico per il decennio ‘Educare alla vita buona del Vangelo’, perché ispiri le linee pastorali di ciascuna diocesi”. Il Consiglio permanente ha approvato l’ordine del giorno della prossima Assemblea, al cui interno “si terrà un momento di preghiera mariano nella basilica di Santa Maria Maggiore, per rinnovare l’affidamento a Maria dell’Italia, a centocinquant’anni dall’unità del Paese”, e “ciascuna diocesi è invitata a preparare tale momento con una celebrazione analoga nello stesso mese di maggio”.

Gli altri argomenti. Tra gli altri argomenti trattati, infine, “la proposta di ripartizione dei fondi dell’otto per mille”, esprimendo “particolare compiacimento” per “l’incremento in valore assoluto del numero dei firmatari”; il “contributo da assegnare ai Tribunali ecclesiastici regionali per l’anno in corso, definendo anche nuove modalità per l’inquadramento professionale di giudici, difensori del vincolo e patroni stabili laici che vi operano a tempo pieno”; i “piani di lavoro delle Commissioni episcopali, così da orientarne la programmazione del prossimo quinquennio”.

SIR