Conferenza episcopale italiana: la famiglia educa alla custodia del creato

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270705-102Il messaggio per l’ottava Giornata per la custodia del creato, che si celebrerà il 1° settembre. Due i riferimenti di fondo scelti dai vescovi: la 47ª Settimana Sociale dei cattolici italiani (Torino, 12-15 settembre) e la “Gaudium et Spes”. Come guida: Papa Francesco. Tre le “prospettive da sviluppare: gratuità, reciprocità, riparazione del male”.
Il creato è qualcosa “che possiamo custodire e purtroppo anche demolire”, perché “dipende da noi, dalla nostra sapienza scegliere la strada giusta”. Parte da un’antica massima della Scrittura – “La donna saggia costruisce la sua casa, quella stolta la demolisce con le proprie mani” (Pr 14,1) – il messaggio della Cei per l’ottava Giornata per la custodia del creato, che si celebrerà il 1° settembre sul tema “La famiglia educa alla custodia del creato”. La famiglia, dunque, come “scuola di custodia del creato”. Due i riferimenti di fondo scelti dai vescovi: la 47ª Settimana Sociale dei cattolici italiani, che si svolgerà a Torino dal 12 al 15 settembre sul tema “La famiglia, speranza e futuro per la società italiana”, e la “Gaudium et Spes”, ancora attualissima a 50 anni dal Concilio, che al n. 52 definisce la famiglia come “una scuola di umanità più completa e più ricca”. Come guida, Papa Francesco, che ha esortato più volte, fin dall’inizio del suo pontificato, a “coltivare e custodire il creato”.
No alla “cultura dello scarto”. Il “coltivare e custodire” non comprende solo il rapporto tra noi e l’ambiente, tra l’uomo e il creato, riguarda anche i rapporti umani, ha detto Papa Francesco nell’udienza generale del 5 giugno, stigmatizzando quella “cultura dello scarto” che “contagia tutti” e per la quale “la vita umana, la persona non sono più sentite come valore primario da rispettare e tutelare, specie se è povera o disabile, se non serve ancora – come il nascituro -, o non serve più – come l’anziano”. “Come la famiglia può diventare una scuola per la custodia del creato e la pratica di questo valore?”, chiede il Documento preparatorio per la 47ª Settimana Sociale. Tre, nel messaggio della Cei, le “prospettive da sviluppare nelle nostre comunità: gratuità, reciprocità, riparazione del male.
Lo sguardo sulle cose. La gratuità è “una prospettiva che fa cambiare lo sguardo sulle cose”, e così “tutto diventa intessuto di stupore”. La famiglia, per la Chiesa italiana, “è maestra della gratuità del dono”. Si vive nella logica del dono solo se si parte dalla gratitudine verso Dio, che poi si esprime nei semplici gesti quotidiani, appresi proprio in famiglia: la preghiera a tavola prima dei pasti, la gioia della condivisione fraterna, la cura per la casa, la parsimonia nell’uso dell’acqua, la lotta contro lo spreco, l’impegno a favore del territorio. “Viviamo in un giardino, affidato alle nostre mani”, si legge nel messaggio, in cui si cita il n. 34 della “Caritas in Veritate”, in cui Benedetto XVI ricorda che la gratuità è presente nella nostra vita “in molteplici forme, spesso non riconosciute a causa di una visione solo produttivistica e utilitaristica dell’esistenza”.
Scuola di reciprocità. Famiglia come scuola di “relazioni buone” con le persone, come luogo dove s’impara il rispetto per la diversità: “È in famiglia che la diversità, invece che fonte d’invidia e di gelosia, può essere vista fin da piccoli come ricchezza”, scrivono i vescovi. “La purificazione delle competizioni fra il maschile e il femminile fonda la vera ecologia umana”, si legge nel messaggio: in famiglia, allora, s’impara “non l’invidia, ma la reciprocità, l’unità nella differenza, il riconoscersi l’uno dono per l’altro. “Non più avversari, ma collaboratori”.
Riparare le ferite. “Riparare le ferite” che “il nostro egoismo dominatore ha inferto alla natura e alla convivenza fraterna”: è l’invito centrale del messaggio, in cui si i vescovi chiedono “un serio e tenace impegno a riparare i danni provocati dalle catastrofi naturali e a compiere scelte di pace e di rifiuto della violenza e delle sue logiche”. Per la Cei, si tratta di “un impegno da condurre avanti insieme, come comunità, famiglia di famiglie. Perché i problemi di una famiglia siano condivisi dalle altre famiglie, attenti a ogni fratello in difficoltà e ogni territorio violato. Con la fantasia della carità”. Anche “il profumo della domenica” s’impara in famiglia: per la Cei, la sacralità della domenica è una “frontiera decisiva”.

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