Ad Acireale, nell’aula Magna del liceo scientifico “Archimede”, l’omonima associazione culturale ha promosso un incontro sul tema “Le nuove frontiere dell’investigazione digitale”, relatore il prof. Sebastiano Battiato, docente di informatica nell’Università degli Studi di Catania.
Il presidente, prof. Mario Pavone, presenta l’illustre ospite ad un pubblico interessato ad una tematica così ardua, ma nello stesso tempo affascinante per i suoi segreti, capaci di capovolgere situazioni della nostra civiltà.
Il prof. Battiato, da intellettuale, illustra con scioltezza di linguaggio la sua tesi, vertente sulle complesse problematiche forensi, alla luce dell’investigazione digitale.
Si scopre l’autenticità informatica, utilizzando le migliori tecniche, attraverso cinque fasi: l’identificazione; l’acquisizione; l’analisi; la valutazione; la presentazione. Da tenere in considerazione i fotomontaggi, quando si prende in esame la ricostruzione di un crimine. Si sperano miglioramenti. Il giudice ha il compito di controllare se il procedimento è lecito, preservare l’immagine originale, documentare tutti i passi dell’elaborazione. Il tutto dev’essere seguito da professionisti. Ben appropriati i richiami alla balistica digitale, alle intercettazioni. Nella conclusione, il professore sottolinea che il mondo digitale è in continua evoluzione.
Il video proiettato, chiaro e interessante, rende edotti gli uditori sulle meraviglie dell’investigazione digitale, all’interno di un procedimento giudiziario, in cui ovviamente sono presenti la difesa e l’accusa.
Osserva acutamente il relatore che bisogna acquisire la mentalità d’inserire nuove figure professionali, per evitare errori. Di grosso spessore l’immagine di controllo specifico del territorio nel Regno Unito; il che agisce da deterrente, ma la malavita, a sua volta, agisce in modo accorto.
Al prof. Sebastiano Battiato abbiamo chiesto: L’informatica di recente ha dato ottimi risultati nelle indagini sul dramma di Parigi. Lei ritiene che il mondo digitale può aiutare l’Occidente sempre meglio nella difesa della nostra civiltà?
“La cultura anglosassone, specie nel Regno Unito e negli Stati Uniti, è molto sensibile all’uso dell’informatica, nel controllo del territorio, anche per salvaguardarsi dai terroristi che, comunque, sono capaci di sfuggire. Ancora il cammino è lungo per l’Europa Unita. Bisogna investire soprattutto nella ricerca, attualmente poco presa in considerazione.”
Anna Bella