Conflitto Israele ed Hamas / Si configura il reato internazionale di genocidio del popolo Palestinese

0
65
conflitto Israele Hamas

La guerra tra Israele ed Hamas, che sta imperversando dal 7 ottobre 2023, cioè dal giorno stesso dell’attacco dei terroristi contro Tel Aviv, avrebbe dovuto costituire da Israele una risposta ragionata e mirata, diretta solo alla cattura dei sequestratori ed alla liberazione di tutti gli ostaggi. Così, a tutt’oggi, almeno in parte, non è avvenuto.
In realtà, sussistono ancora persone detenute da Hamas. Ciò in quanto, le autorità politiche da un lato e gli organi militari dall’altro, non hanno ritenuto di usare quelle specifiche qualità come la ragionevolezza e la misura, le quali avrebbero indirizzato la risposta integrante verso una mirata azione di polizia (e solo quella). E che mai e poi mai avrebbero trasformato il conflitto tra Israele ed Hamas nel micidiale ed insensato massacro del popolo Palestinese. Che è avvenuto e sta avvenendo sotto gli occhi inorriditi ed increduli di tutto il mondo civilizzato.

Atrocità commesse nel conflitto Israele-Hamas

Dal folle atto terroristico, compiuto da Hamas, in questi 14 mesi, abbiamo assistito invece alla messa in atto di una guerra vera e propria che ha coinvolto i palestinesi arrecandogli indicibili sofferenze. È stato innescato un autentico conflitto terroristico che ha colpito tutte le persone dimoranti a Gaza e nei dintorni. Esse hanno, fino ad oggi, portato il terribile peso del conflitto con il sacrificio di quasi 45 mila vittime tra i civili, ivi compresi le donne ed i bambini.

Conflitto Israele-Hamas / Il Governo Netanyahu sordo ad ogni richiamo internazionale

In questo spazio di tempo trascorso dal 7 ottobre 2023, varie e diversamente argomentate sono state le sollecitazioni rivolte ai dirigenti di Tel Aviv affinché i tempi, i modi ed i risultati del conflitto arrivassero alle necessarie e ragionevoli moderazioni. Nonostante tutto questo, il Primo Ministro e l’intero Esecutivo israeliani, hanno continuato con accanimento e disprezzo verso ogni richiamo, da qualsiasi parte provenisse. Perfino da un alleato come gli Stati Uniti.

genocidio
(Tutte foto Agensir)

Conflitto Israele-Hamas / Le preoccupazioni internazionali

Non c’è stata in pratica nessuna risposta, a parte quella secondo la quale i massacri erano diventati inevitabili in quella forma tanto spropositata, in funzione della difesa dello Stato di Israele. Una assurda, inammissibile ed impensabile, per non dire proprio criminale giustificazione, nonostante tutti i richiami internazionali.  Essa era ritenuta necessaria come unica via per difendersi dai terroristi. Un conflitto innescato, indiscriminato e del tutto privo di regole. Esso coinvolge persone civili ospitate in aree e siti che dovrebbero essere risparmiati dalla violenza bellica, quali scuole, ospedali, abitazioni civili e sedi delle stesse Nazioni Unite. Sono emerse prove sulla scarsità di viveri e beni di prima necessità tra i profughi e di attacchi arrecati perfino ad ospedali ed abitazioni civili.

Interruzione delle linee di rifornimento di viveri, medicine e generi di prima necessità

Gli organi dell’ONU che dovevano rifornire Gaza e zone limitrofe hanno constatato con stupefatta ed incredula presa d’atto il deterioramento, o addirittura, in alcuni casi, la scomparsa vera e propria delle linee di rifornimento delle popolazioni civili. I funzionari dell’ONU sono stati e sono tuttora testimoni di questa aperta e plateale violazione delle regole internazionali del soccorso delle popolazioni civili in tempo di guerra. Violazioni gravi ascrivibili tanto al governo quanto alle forze armate di Israele. Il rischio di un allargamento a dismisura della guerra ed il perpetuarsi delle inenarrabili vessazioni ed atrocità subite dai civili hanno commosso e continuano a commuovere diversi animi di uomini di buona volontà. La tutela dei civili è imposta dal diritto umanitario internazionale.

Conflitto Israele – Hamas / Gravi ripercussioni tra i civili

L’interruzione dei rifornimenti alimentari nella striscia di Gaza è stata certificata dagli Organi dell’ONU. Il WFP non è stato rispettato e le missioni ONU sono state impedite ed ostacolate. I civili compresi bambini e le famiglie vulnerabili si trovano ad affrontare sfide crescenti nell’accesso alle forniture alimentari essenziali con le reti di distribuzione interrotte e la produzione gravemente ostacolata dalla guerra. Le gravissime ripercussioni del conflitto sui civili per l’estrema brutalità terroristica e la natura distruttiva del conflitto in corso, hanno sollecitato l’intervento della comunità internazionale. Sono stati altresì riscontrati dagli Organi ONU gravi omissioni nell’assicurare tutte le precauzioni umanitarie per correre in soccorso dei civili.guerra israele-Hamas

Gli interventi delle Nazioni Unite e del Papa  

In questo contesto internazionale, e di fronte all’estrema atrocità del conflitto per il popolo Palestinese, il Santo Padre Papa Francesco ha fin dal 7 ottobre 2023 ripetutamente invitato il governo di Tel Aviv a rispettare le risoluzioni ONU e la legalità internazionale. A limitare l’uso della forza bellica, tutelando la popolazione di Gaza, inerme ed indifesa. Da ultimo, l’alta autorità morale del Papa ha chiesto alle autorità internazionali che si approfondisca con una rigorosa indagine la configurazione a Gaza del crimine internazionale del genocidio.

Alle parole del Papa, contenute nel suo importante libro significativamente titolato “La speranza non delude mai. Pellegrini verso un Mondo migliore”, ha fatto seguito anche l’altro importante intervento internazionale. Su Gaza e sul carattere estremamente distruttivo del conflitto e del tutto privo delle regole del diritto internazionale, è stato prodotto un rapporto emesso dal Comitato Speciale dell’ONU che ha per la prima volta, in un documento inviato all’Assemblea Generale ONU, evocato il genocidio a Gaza. (“Pratiche israeliane nella striscia di Gaza corrispondenti ad un genocidio”, “Israele provoca intenzionalmente morti, fame e lesioni gravi”). Dunque, carattere indiscriminato della guerra con bombardamenti, violenze, distruzioni e fame, arrecati ai civili palestinesi dagli israeliani.

Conflitto Israele-Hamas / Gli elementi del genocidio

D’altra parte, la tutela del crimine internazionale del genocidio rientra nelle espresse funzioni dell’attività istituzionale delle Nazioni Unite. Dunque, non poteva passare sotto silenzio quanto accaduto fino ad oggi a Gaza. E l’attivazione dell’Organizzazione Internazionale non poteva che essere compresa tra gli “atti dovuti” dell’ONU.
Intanto, il termine “genocidio” rivela tutto: dal greco γένος «stirpe», riporta proprio il significato di uccisione di una stirpe o di una razza. È un fatto emblematico che il termine “genocidio” sorto per indicare le persecuzioni ebraiche ad opera del famigerato regime hitleriano, debba ora essere indicato proprio come forma persecutoria assunta ed esercitata dal regime democratico di Tel Aviv contro il popolo Palestinese. popolazione colpita dal genocidio

Un caso emblematico, ma purtuttavia sul tappeto ed esaminabile in tutti i suoi risvolti sociali e giuridici. È stato dibattuto in sociologia se il termine “genocidio” intenda riferirsi in senso stretto alla distruzione fisica di gruppi etnici nazionali, razziali o religiosi, destinatari di piani organizzati di uccisioni di massa, oppure invece la distruzione insieme col gruppo delle istituzioni politiche e sociali della sua cultura, lingua, religione, degli strumenti di alimentazione e dei mezzi economici per vivere.
In questo ambito, la minaccia stessa alla sicurezza, libertà e dignità personale dei membri, anche senza la perpetrazione dell’eliminazione fisica, poteva costituire genocidio. A ben vedere, comunque si voglia intendere il termine, nel caso del popolo Palestinese e del conflitto a Gaza, entrambi i risvolti interpretativi del fenomeno, dal lato sociologico, sembrerebbero perfettamente aderenti al caso concreto in esame.

 La Convenzione dell’ONU sul genocidio del 1948

È il dato indissolubile da cui partire se si vuole tentare un ragionamento argomentato ed importante su quanto avvenuto a Gaza. Secondo le N.V. siamo in presenza di genocidio quando si è voluto intenzionalmente, dunque con dolo, distruggere in tutto o in parte un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, con uccisione dei membri del gruppo, o lesioni gravi all’integrità fisica o mentale del gruppo stesso. Cioè il sottoporre il gruppo a condizioni tali da provocarne la distruzione fisica, totale o parziale. Sottoposizione del gruppo a strumenti atti ad impedire le nascite e trasferimento forzato dei più giovani da un gruppo ad un altro. Se riflettiamo un momento, a Gaza si sono realizzate, in larga parte, quasi tutte le condizioni previste dall’ONU perché si configuri il reato internazionale di genocidio.

I soggetti perpetratori del genocidio a Gaza: la partecipazione attiva o tollerante dello Stato massacratore

A Gaza, l’esercito e le FF.AA. israeliane hanno operato secondo gli ordini ricevuti dal Governo Netanyahu. C’è una sostanziale unanimità di vedute in dottrina. È ritenuto un crimine di Stato, consumato dalle più alte Autorità politiche di uno Stato. Dunque ci troviamo di fronte ad un crimine di Stato, commesso da una Autorità politica centrale. Le modalità della violenza – lo abbiamo già accennato – devono essere dolose e deliberate, le intenzionalità dispiegate o messe in atto in modo continuativo. Anche in questo aspetto i dubbi non sussistono: gli ordini sono stati emanati in modo continuativo da 14 mesi abbondanti.

Di solito, anzi, le stragi di civili, in una guerra dichiarata ed in corso tra Stati o Nazioni, è vista con maggiore cautela sotto il profilo dell’incidenza dolosa od intenzionale del massacro. Ciò non significa che non sia ipotizzabile il genocidio in condizione di guerra. Il fatto che tra Israeliani e Palestinesi non sia in corso una guerra dichiarata, conferma il fatto che questi ultimi siano il soggetto debole ed indifeso, in quanto privi di un esercito.
E depone inevitabilmente proprio come chiaro elemento della fattispecie del genocidio in corso. In quanto la fine del massacro in corso non può appunto coincidere con la fine di una guerra tra Tel Aviv e Gaza. Sia che i Palestinesi siano visti come gruppo, come popolo o come minoranza, rispetto agli Ebrei, la categoria fa parte, purtroppo, a pieno titolo come soggetto passivo del crimine. Si verifica l’intenzionalità a Gaza di una guerra asimmetrica contro la Palestina. Perché asimmetrica? Proprio perché la popolazione Palestinese non ha un esercito per potersi difendere.

Identità etnica o razziale

Gli israeliani non accettano che i Palestinesi formino e mettano insieme una Nazione per conto loro. Rivalità etniche e religiose, allo stesso tempo. In senso ampio, rivalità politiche. In una guerra terroristica, il genocidio è dunque la conseguenza del massacro. Cioè dell’esorbitante, sproporzionato e spropositato accanimento combattivo, del tutto insensato ed arbitrario contro il popolo Palestinese. La circostanza che i massacri avvengano nel corso di un conflitto con fini anti-terroristici non può che costituire un aggravante, ai fini del genocidio.

Altra motivazione del genocidio Palestinese ad opera del governo Netanyahu è riposto nell’impossessamento dei territori occupati per ragioni utilitaristiche, cioè lo sfruttamento delle risorse naturali. Il fine di eliminare i Palestinesi dai loro territori, cacciandoli via col terrore e le uccisioni di massa è lo scopo più evidente di questi 14 mesi di conflitto. Se si esclude un gruppo – e lo si esclude dal punto di vista di ogni profilo di dignità umana – allora si apre la porta ad ogni genere di violenza. Tutti i membri sono automaticamente vittime per il fatto di appartenere a quella comunità specifica.

Conclusioni

Il genocidio utilitaristico, quindi, si compone dei due elementi presenti a Gaza. Il terrore di massa con le uccisioni ed il cacciar via il popolo Palestinese sopravvissuto mettendo in condizione i coloni ebraici di impossessarsi dei territori per sfruttare le caratteristiche dell’area occupata. Sotto accusa per il reato di genocidio è indubbiamente il Governo Netanyahu. Non solo Netanyahu, anche il Ministro della Difesa.

Entrambi lo sono dal punto di vista giuridico. Moralmente è sotto accusa il Parlamento israeliano che ha dato e da il sostegno a quel Governo ancora oggi. L’appello è allora rivolto al popolo israeliano affinché, nella sua maggioranza, reagisca a questa condizione in cui si trova il suo Governo e revochi, di conseguenza, la fiducia al Parlamento che ha in precedenza eletto.

Sebastiano Catalano

Giovanna Fortunato