L’invasione dell’Ucraina che la Russia di Putin ha intrapreso, con una azione che ha ricordato molto quella di Budapest del 1956, deve fare riflettere sulle vere ragioni dell’intervento dei carri armati Russi, ma deve allo stesso tempo incoraggiare e rilanciare l’impegno di tutta la comunità internazionale – senza risparmio di energie e risorse – perché si ponga immediatamente fine al conflitto. La violenza e la guerra – soprattutto quelle del nostro tempo – non hanno mai contribuito a risolvere alcun punto di divisione della comunità mondiale.
Le iniziative armate hanno al contrario contribuito a rendere più duri e radicali ancora i motivi del contendere. Hanno fomentato l’odio ed il nazionalismo, hanno sconvolto le civiltà e le hanno fatte precipitare nella più cruda barbarie, provocando inoltre le catastrofi umanitarie. Hanno reso problematici e poco realistici, ed in ogni caso estremamente difficili e complessi, perfino i soccorsi e le cure da apprestare ai feriti. Per non parlare, poi, degli sfollati e di tutti coloro che si precipitano a fuggire dal conflitto. Le circostanze drammatiche ed i momenti difficili che stanno vivendo, sono sotto gli occhi di tutti.
Il negoziato, l’arma più potente contro la guerra
L’orrenda natura della guerra dovrebbe essere sempre presente ed ammonire i capi di tutte le Nazioni. Mai, in verità, ci si dovrebbe far travolgere dalla tentazione o precipitazione di ritirarsi dai negoziati intrapresi, per apparenti difficoltà, oppure per insormontabili motivi di attrito. Il negoziato, qualora condotto con reciproca lealtà, con apertura mentale e senza alcun pregiudizio dalle due parti, rimane sempre l’unica strada maestra per la soluzione di tutte le controversie internazionali.
Nel negoziato mediatori credibili e imparziali
Certo, a questo scopo, si rende necessaria la presenza di negoziatori che dimostrino di essere assolutamente credibili ed imparziali. Dotati di quella necessaria terzietà, tra tutti gli interessi presenti sul tappeto.
Quale ruolo per la NATO ?
È stato esattamente osservato che il motivo più importante di questa contesa sia fondato sull’interesse di Mosca diretto ad ottenere la neutralizzazione o la smilitarizzazione di Kiev facendo in modo che essa rimanga fuori dalla NATO.
Come dire, l’inizio di una guerra regionale prodotta allo scopo di evitarne una ancora peggiore, molto più grave e su larga scala. Allora, intorno alla neutralità dell’Ucraina, sembra debba gravare l’ombra di quello che dovrà essere il ruolo della NATO, nel secondo millennio e nel prossimo futuro.
Infatti, una volta superata la Guerra Fredda, con la caduta del Muro di Berlino e l’avvenuta riunificazione della Germania, gli Stati Uniti sembrarono voler seguire, nella loro politica estera, almeno per i primi dieci o quindici anni successivi al 1989, la rinuncia all’allargamento dell’ Alleanza militare ad Est, fino a non dover comprendere i Paesi dell’ex Patto di Varsavia. Ottenere in cambio, da Mosca, la promozione di una maggiore democratizzazione del sistema politico, per la maggior parte dell’ex Unione Sovietica costituì una ottima proposta. Successivamente, tale indirizzo però venne gradualmente abbandonato contemporaneamente all’affermarsi all’interno della Russia della presidenza di Putin, come noto più volte di fatto rieletto, al vertice del potere al Cremlino.
Nell’intendimento di gestire il ruolo di sicurezza collettiva euro-atlantico, con funzione dirigente degli Stati Uniti, l’Alleanza militare occidentale ha di fatto allargato il suo orizzonte, fino a comprendere tutti i Paesi dell’Europa orientale, già facenti parte del Patto di Varsavia e con l’aggiunta ad essi pure delle tre Repubbliche del Mar Baltico e l’esclusione però della Georgia, della Bielorussia e dell’Ucraina, quest’ultima oggi sotto la pressione di Mosca. Il negoziato ineludibile, in fase di avvio, dovrà portare alla formale assicurazione – da Kiev a Mosca – che il cuscinetto smilitarizzato della fascia Bielorussia/Ucraina/Crimea, dovrà restare intatto, nella condizione in cui esso si trova attualmente.
La NATO non può intervenire nel conflitto in Ucraina
Nei documenti riguardanti i nuovi concetti strategici, si rinvia sempre agli art. 4 e 5 del Trattato istitutivo dell’ Alleanza Atlantica e si fa riferimento alla difesa da ogni aggressione per tutti gli Stati membri. L’Ucraina, che è attualmente fuori dalla Alleanza, non può invocare a suo sostegno, la solidarietà militare.
Il documento contiene pure però l’auspicio, che allo scopo di “ rafforzare la sicurezza e la stabilità dell’area euro – atlantica “ si debba “ essere pronti caso per caso, a contribuire ad una effettiva prevenzione dei conflitti. E ad impegnarsi attivamente nella gestione delle crisi, comprese le operazioni di risposta alle crisi “.
Il documento sembra in verità far riferimento ad interventi di pacificazione in determinate aree, anche al di fuori dell’Alleanza Atlantica. Tali interventi, qualora sollecitati in sede UE, OSCE ed UEO, richiedono sempre l’approvazione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Tale azione ONU, in questo caso, sembra essere stata, fino ad ora, del tutto carente, particolare di estremo interesse nella vicenda.
La NATO in conflitto d’interessi con la questione Ucraina
Ma, anche se l’intervento della NATO, fosse previsto dallo Strategic Concept, e non è previsto, come vedremo tra poco, esso sarebbe comunque fermato o paralizzato dal conflitto d’interessi della stessa Organizzazione di difesa Atlantica. Che è parte in causa nella questione Ucraina, perché appunto del ruolo della NATO in esso Paese si verte, ed il conflitto è originato proprio dall’opposizione della Russia all’allargamento ulteriore dell’Organizzazione, fino a comprendere proprio l’Ucraina.
A tal riguardo, in dottrina, è emerso un interessante studio. “ La sicurezza degli Alleati dipende da una larga varietà di rischi, militari e non, multidirezionali e di difficile predizione ( Art.20 dello Strategic Concept ) ”. Questi includono “ l’incertezza e l’instabilità nell’area euro-atlantica, ed intorno ad essa, e la possibilità di crisi regionali alla periferia dell’Alleanza, che potrebbero evolvere rapidamente”. Si enumerano così, assieme, difficoltà sociali e politiche, rivalità etniche, dispute territoriali, mancato riconoscimento dei diritti umani. E ancora dissoluzione di Stati, proliferazione di nuove armi di distruzione di massa, uso improprio delle nuove tecnologie, e via dicendo. ( 1 )
Non resta che il negoziato
L’intervento della NATO nel conflitto Ucraino è da ritenersi del tutto privo di ogni possibile, o plausibile giustificazione giuridica. Esso non è fondato neppure sul nuovo ruolo d’intervento amplificato, reso possibile, come abbiamo visto, dall’attuale strategia Occidentale. Non resta allora che intraprendere il negoziato. Solo un sereno e serio colloquio, potrà porre fine a questa avvelenata, inutile e pericolosa disputa, da cui il Pianeta, nulla di positivo potrà ricavare per il suo futuro istituzionale, morale e politico.
( 1 ) – Isidoro Mortellaro, La NATO verso il XXI secolo, Manifestolibri, Roma, ’99, pagg. 134 e 135.
Sebastiano Catalano